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LA GAVETTA DI FANGO

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LA GAVETTA DI FANGO di Manni Beppe 5 XI 23 Gazzetta di Modena

Un mese fa uno storico locale, recuperò sull’Altopiano di Asiago, un oggetto di metallo incrostato di fango.  Era la gavetta del soldato Mario Messori di 18 anni, nato a Maranello (Bella Italia) nel 1900 e morto in ospedale a 18 anni. Aveva inciso il suo nome sulla gavetta. I combattimenti tra la fine del 1917 all’ottobre del 1918 sull’Altopiano di Asiago costarono la vita a tre mila ragazzi classe 1900. La Gavetta è stata consegnata alle due nipoti del soldato, dal sindaco Tosi di Fiorano, dove oggi vivono i Messori.

Il 4 novembre festeggiamo la vittoria italiana contro gli austriaci nella guerra 15-18. Fu chiamata ‘Grande guerra’, ma di grande ci fu solo l’enorme perdita di vite umane. Sui monumenti che ancora inneggiano all’eroismo del soldato italiano, viene raffigurato l’eroe che imbraccia il fucile o la baionetta, in atteggiamento aggressivo contro il nemico. Meglio entrare nei musei che raccolgono la memoria del fante italiano, non solo a Rovereto ma anche nei piccoli musei paesani come Temù in Val Camonica. Suggerisco di visitare anche i musei nella Rocca di Montefiorino, nella ex canonica di Iola o nella torre di Montese sul nostro appennino. Qui viene raccontata anche l’ultima guerra e la lotta partigiana. Non ci sono solo le armi, ma i il povero equipaggiamento del fante, con i suoi vestiti leggeri contro il gelo e le piogge, le scarpe rotte, i manifesti delle condanne a morte e il ricordo delle stragi.

E le gavette. ‘Centomila gavette di ghiaccio’ di Giulio Bedeschi racconta la tragica ritirata degli italiani nell’inverno del 1943; ma la ‘reliquia’ di Mario Messori ci ricorda le seicentocinquanta mila gavette di fango dei ragazzi morti nella prima guerra mondiale.

La gavetta di Mario meriterebbe un monumento. Non è la baionetta per infilzare un giovane con la divisa di un altro colore o l’elmetto che ti dovrebbe difendere dal cecchino tedesco; la maschera a gas per tentare di non morire avvelenato o la divisa magari con la medaglia al valore per essere stato ammazzato per primo.

La gavetta è il recipiente dove veniva distribuito al fante nel fango, il rancio scarso e freddo; era la tazza con la quale raccoglieva l’acqua dal ruscello o dove scioglieva la neve; era la scodella dove inzuppava il pane nero nel latte, era il piatto che con il cucchiaio di alluminio,  con il quale mangiava la minestra con i compagni.

La notte di Natale del 1914 ragazzi francesi e inglesi saltarono fuori dalle trincee non per ammazzarsi ma per fare festa insieme; e condivisero il misero cibo delle gavette con il nemico. Accesero candele e cantarono inni.

Avvenne.

Ma i soldati furono accusati di tradimento.

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