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La carne sintetica un’opportunità da sfruttare

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di Luigi Campanella, professore emerito nell’Università La Sapienza di Roma

Il ministro Lollobrigida ha anticipato la notizia di una legge italiana che vieta il cibo sintetico la sua importazione e commercializzazione. Il cibo sintetico non utilizza prodotti della terra, è di fatto indipendente dell’agricoltura, ma si basa su principi alimentari costruiti in laboratorio. In effetti il problema è stato affrontato anche in Europa. Dall’Europa arriva infatti uno stop al cibo sintetico. La commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha infatti cassato il paragrafo 19 della risoluzione sulle colture proteiche, nella parte in cui faceva riferimento a prodotti innovativi a base cellulare e comunque è stato sancito che non si possa chiamare carne quella prodotta sinteticamente. In  effetti il testo originale includeva un paragrafo che definiva la carne sintetica un’opportunità da sfruttare, ma gli emendamenti presentati dai socialisti democratici hanno ribaltato questo impianto eliminando ogni riferimento al cibo di laboratorio e sottolineando invece l’importanza delle nuove biotecnologie sostenibili nella sfida globale per un’agricoltura in grado di produrre di più, utilizzando meno input. In ogni caso l’Italia come si diceva all’inizio si sta muovendo con un decreto legge in itinere che vieta la produzione e l’importazione di carne sintetica. Ma cosa ai intende con carne sintetica? Il processo inizia con il prelevo di alcune cellule dai muscoli di animali adulti, cellule che vengono poi poste in un bioreattore dove un liquido di alimentazione le fa crescere fino a dare vita ad una sostanza proteica. La sperimentazione è stata eseguita con cellule di bovini, maiali, tacchini, polli, anatre e pesci. Fino ad oggi gli unici Paesi che hanno approvato il consumo di carne sintetica sono gli USA e Singapore, ma in molti altri sono attivi programmi sperimentali per la produzione di carne sintetica. Sulla questione è aperto un dibattito/confronto anche fra i cittadini: agricoltori e allevatori ovviamente contrari ma molti che conoscono i problemi ambientali che derivano dalla produzione di bistecche, a partire dal consumo d acqua (15000 litri per 1 kg di carne)e dalle emissioni di gas serra o che sono sensibili all’etica del sacrifico di animali decisamente più favorevoli

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