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Sull’Etica della brevettazione di farmaci

  • di

di Luigi Campanella, professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma

Il dibattito sull’Etica della brevettazione di farmaci è uno dei più caldi e mai estintisi:si confrontano una tesi filotecnologica che vede nel brevetto uno strumento di finanziamento della ricerca e di conseguente crescita dell’innovazione e quindi del mercato ed.una tesi sociale che vede nel brevetto un limite alla possibilità che un.farmaco possa contrastare certe patologie senza alcuna differenza per le reali disponibilità economiche che possono o non possono renderne possibile l’acquisto.L’Europa in relazione a questo problema ha fatto un passo in avanti lanciando il mercato unico dei farmaci con.il quale si è sostanzialmente dato un colpo al cerchio ed uno alla botte.La tutela della proprietà intellettuale,il brevetto in sostanza,viene ridotta da 10 ad 8 anni,ma con alcune specifiche clausole che potrebbero rendere non valida la variazione.I farmaci generici ricevono una forte spinta per venire incontro alle esigenze della componente più povera della popolazione.il posto in cui si vive non può condizionare le capacità ed i livelli di cura:da qui incentivi alle aziende che rispondono rapidamente alle emergenze indipendentemente dal Paesi in cui avvengono.Nei piani dell’UE c’è anche la semplificazione ed accelerazione delle procedure di autorizzazione oltre che lo sviluppo dei bugiardini elettronici.Gli industriali europei,ed italiani in particolare, non hanno accettato la riforma sostenendola troppo restrittiva sì da favorire cinesi ed americani, dalle cui imprese provengono 8 dei 10 farmaci approvati dall’EMA di recente.Per Farmindustria,ma anche per le sue sorelle europee,il brevetto è troppo importante ai fini della capacità di innovazione e quindi di crescita economica per rinunciarvi o limitarne i tempi.Si potrebbe rispondere con molte argomentazioni circa la politica speculativa di questi ultimi anni da parte del settore.Farmaci per le malattie rare trascurati,confezioni commerciali sovradimensionate rispetto al potenziale uso,finalità quasi esclusivamente economiche nella scelta dei mercati di sviluppo,politiche sociali poco attenzione.Oggi però-non sarebbe giusto trascurare di notarlo- si rilevano una maggiore sensibilità verso la medicina sociale,verso una riduzione di scarti e rifiuti in favore di una circolarità economica,verso una rivalutazione delle risorse naturali.La strada da percorrere è ancora lunga e la ricerca,quella chimica in.particolare,può dare un significativo contributo

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