di Luigi Campanella, professore emerito nell’Università La Sapienza di Roma
Si avvicinano le elezioni europee e a scanso ad equivoci l’Europa conferma come traguardo lo zero emissioni di CO2 al 2050,ma lo fa con una chiara variazione politica. Sul Green la presa è allentata sia sul piano civile che industriale. Dalle auto alle imprese agricole si procede tra richieste di realismo da parte dei settori coinvolti.Il.nuovo piano mantiene la sua intenzione e finalità competitiva con le altre economie,ma si corregge il vecchio per gli aspetti di troppo rigida regolamentazione.Le innovazioni riguardano sia la loro applicazione in campo sia la gestione.Su questo aspetto emblematiche sono la proposta,per affrontare la sfida dei prezzi di aste ad hoc per favorire l’utilizzo dei prodotti del Vecchio Continente,la sospensione temporanea dell’obbligo di tenere a riposo il 4% della superficie coltivata ed il ritiro della proposta di regolamento dei pesticidi che ne prevedeva la riduzione di uso al 50% entro 10 anni.Altre iniziative del nuovo Piano riguardano lo spostamento al 2035 dello zero emissioni di CO2 da parte degli autoveicoli,la riduzione delle emissioni fino a zero in 6 anni da parte degli edifici,la %delle rinnovabili al 42,5% entro il 2030,l’impianto di 3 milioni di alberi.Per quanto riguarda gli edifici il Parlamento Europeo sta per approvare riduzione delle emissioni fino a zero in 6 anni con.norme più leggere per le classi energetiche,con assenza di adeguamenti rigidi nei prossimi anni e caldaie a gas salve fino al 2040.I pannelli solari andranno installati solo su nuovi edifici pubblici,uffici o.negozi di almeno 250 mq.A queste variazioni che preoccupano ambientalisti e scienziati si è però cercato da parte di qualcuno di dare un contenuto,quasi una giustificazione, economico.Quando si correlano ambiente ed economia il problema principale da affrontare è la mancanza di scale valori omogenee.Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sulmercato finanziario è una domanda ch’e gli economisti si chiedono con crescente frequenza.La risposta non è facile per vari motivi.I dati di previsione basati su indicatori di diversa provenienza devono essere depurati da componenti di trend e cicliche non correlabili ai cambiamenti climatici,i costi degli investimenti green si materializzano in tempi brevi,i ritorni in tempi lunghi,alcune aziende non divulgano i propri dati economici obbligando a valutazioni indirette.Sono in ogni caso stati proposti Fattori Green filtrati attraverso elaborazioni che dimostrano di guadagnare in attendibilità circa il 20% nelle previsioni sul mercato finanziario in relazione alla transazione green.Ecco un altro campo a cui l’Intelligenza Artificiale può dare un contributo.Transizione green e transizione digitale sono 2 processi simultanei che interagiscono fra loro non.sempre positivamente.La transizione digitale è infatti llo strumento che consente all’industria ed all’economia di.migliorare l’efficienza dei processi produttivi attraverso le tecnologie digitali.Queste però si.basano sui big data che consumano energia con ricadute negative per l’ambiente.È però anche vero.che nel caso di paesi sottosviluppati e di industrie che operano con tecnologie superate il.bilancio complessivo è a favore di una decarbonizzazione della società.Circa il rapporto fra digitalizzazione dell’economia ed inquinamento questo.può essere ridotto dalla crescente digitalizzazione,ma con.lo sviluppo dell’economia digitale questo effetto si riduce progressivamente fino a cambiare segno e divenire negativo.I dati disponibili dimostrano che.non c’è una relazione lineare fra economia digitale e fattore totale green di produttività (GTFP).Circa gli investimenti sulle 2 transizioni i dati a disposizione sono a favore di un reciproco sostegno per gli effetti creati dalle tecnologie digitali che penetrano all’interno delle tecnologie di protezione ambientale