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L’affitto in città è un lusso: un solo stipendio non basta più (neanche se si vive in un bilocale)

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L’affitto in città è un lusso: un solo stipendio non basta più (neanche se si vive in un bilocale)

Nessun capoluogo di provincia risulta accessibile a chi deve contare solo su un reddito. Cifre record a Como, Monza, Bergamo e Brescia. Nella Bassa e a Sondrio richieste inferiori

LUCA BALZAROTTI, Il Giorno

Milano – Uno stipendio non basta. Non per vivere in affitto in un capoluogo lombardo. L’analisi di Immobiliare.it Insights, azienda del gruppo di Immobiliare.it specializzata in analisi di mercato e data intelligence, fotografa uno scenario al limite per chi cerca un appartamento di due locali in città, vicino ai servizi. L’unità di misura con cui è stata verificata l’accessibilità è la quota del reddito netto medio da destinare al canone mensileil 30% delle entrate.

Con questo parametro, secondo le richieste a fine 2023, uno stipendio medio non è più sufficiente per sostenere l’affitto di un bilocale e gestire le spese necessarie. Milano rappresenta solo il vertice più alto di un fenomeno che sta interessando tutti i grandi centri lombardi dopo il caro-affitti esploso durante l’inflazione. Nel capoluogo della regione per un alloggio con due locali occorre mediamente un esborso mensile di 1.322 euro. Con queste richieste solo lo 0,8% delle case risulta accessibile a un single o a un nucleo monoreddito: la soglia di accessibilità, calcolata tra la differenza percentuale tra la quota di reddito da destinare all’affitto e il canone mensile medio da versare, è del -102,7%.

Como è la seconda più cara: la richiesta media di 944 euro rende solo il 2,8% delle offerte accessibili a causa della differenza negativa dell’89,1% tra ricchezza media mensile e quota per l’affitto. Terza è Monza: qui occorrono in media 825 euro al mese, una cifra che rende sostenibile solo il 12,5% dei bilocali mentre la soglia di accessibilità è negativa per il 36%. La quarta città più cara risulta Bergamo, con una media mensile di 709 euro: tuttavia sale al 26,4% la quota dei bilocali che risultano alla portata di chi può contare su una sola entrata (-26,1% la soglia di accessibilità). Brescia si colloca in quinta posizione, con un canone mensile di 688 euro: solo il 9,7% è accessibile a un single (-43,4% la soglia di accessibilità). Pavia con 679 euro al mese e un’accessibilità del 20% degli immobili (-24,8% la soglia di accessibilità) precede di poco Varese, settima città più cara con una richiesta media di 634 euro e un’accessibilità del 24,8% di case (-24,6% la soglia di accessibilità).

Lecco (618 euro), Mantova (568 euro), Lodi (547 euro) e Cremona (525 euro) chiedono cifre inferiori per un bilocale e risultano tra le città più accessibili (Lecco 27,7% degli alloggi, Mantova 25%, Lodi 34,1%, Cremona 34,8%). Sondrio è il capoluogo più alla portata di un single: per un appartamento di due locali il canone medio mensile è di 471 euro, alla portata del 45,5% di chi deve cavarsela con un solo stipendio. Ma anche in Valtellina la differenza tra la quota di reddito da destinare all’affitto e la ricchezza media totale resta negativa: -1,3%.

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