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E’ necessario abbandonare i combustibili fossili (una COP28 in chiaroscuro)

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di Vincenzo Balzani, professore emerito nell’Università di Bologna

E’ necessario abbandonare i combustibili fossili (Una COP28 in chiaroscuro)

Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Il cambiamento climatico è provocato dai combustibili fossili che generano grandi quantità di diossido di carbonio (CO2), la cui presenza in atmosfera causa l’effetto serra che riscalda il pianeta. Gli scienziati sostengono da tempo che bisogna abbandonare rapidamente l’uso dei combustibili fossili.

Nel dicembre scorso si è tenuta a Dubai (Emirati Arabi) la COP28, cioè la ventottesima conferenza dei rappresentanti dei 198 Paesi che hanno ratificato la convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici. In queste conferenze si cerca di individuare e mettere in atto provvedimenti per l’adattamento al cambiamento climatico e, soprattutto, per fermarlo. Per ragioni di salute era assente, purtroppo, papa Francesco, che però ha inviato alla presidenza copia del suo intervento, nel quale sottolinea che il cambiamento climatico è un problema sociale globale, intimamente legato alla dignità della vita umana.

La scelta di Dubai come sede della COP28 e del sultano Al Jaber come presidente è stata molto criticata negli ambienti scientifici poiché gli Emirati Arabi sono il settimo produttore al mondo di petrolio e Al Jaber è l’amministratore delegato della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi. Ulteriori perplessità sono sorte quando si è saputo che in rappresentanza delle maggiori compagnie petrolifere avrebbero partecipato alla conferenza più di 2400 persone, in parte addirittura inserite nelle delegazioni ufficiali di vari Paesi, fra cui l’Italia.

L’avvio della conferenza è stato positivo, con l’approvazione del fondo Loss & Damage, a favore dei paesi che hanno subito danni causati dal riscaldamento climatico. Ben presto, però, la discussione si è arenata sulla bozza di un accordo generale: molti Paesi europei chiedevano di approvare l’eliminazione (phase out) o almeno la diminuzione (phase down) dell’uso dei combustibili fossili, mentre quelli appartenenti all’Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio (OPEC) si opponevano decisamente a queste proposte. Poiché le decisioni nelle COP vengono prese solo se c’é consenso generale, si profilava un fallimento.

Nel penultimo giorno, il presidente Al Jaber ha proposto una seconda bozza, molto vaga e quindi meno divisiva, dove si chiedeva ad ogni paese una riduzione profonda, rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, così da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050. Il fatto che fosse menzionata per la prima volta nelle COP la necessità di tagliare i combustibili fossili, senza però precisare bene come e quando (il termine usato è transitioning away), ha accontentato un po’ tutti.

Purtroppo, come poi ha sottolineando il segretario dell’ONU Antonio Guterres, opporsi ad una rapida uscita dai combustibili fossili è stato un grave errore. Gli ha fatto eco Il ministro danese dell’ambiente Dan Jorgensen: “Possiamo negoziare fra noi su tutto, ma non posiamo negoziare con la Natura. Papa Francesco si era già espresso più volte sul problema del cambiamento climatico: I combustibili fossili devono essere sostituiti progressivamente e senza indugio (Laudato si’) e “Non possiamo più fermare gli enormi danni climatici che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici” (Laudate Deum).
 
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