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“Il porno su web danneggia i minori Contenuti a pagamento per legge”

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da La Repubblica

INTERVISTA ALLA SINDACA DI SAN LAZZARO ISABELLA CONTI

“Il porno su web danneggia i minori Contenuti a pagamento per legge”

diSilvia Bignami«Tutte le droghe stimolano la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo chiave nella percezione di benessere e nel circuito di ricompensa, e che è alla base della capacità delle droghe di indurre un irrefrenabile desiderio di essere consumate. È così per la cocaina, ma è così anche per la dipendenza da smartphone, da social network e soprattutto da pornografia online.
Proprio l’accesso alla pornografia, che sul web è illimitata, gratuita e anonima, minaccia la salute mentale dei ragazzini. Siamo all’inzio di una epidemia di disagio sociale ed è ora di intervenire». La sindaca di San Lazzaro Isabella Conti chiede al Pd di impegnarsi: «Serve una legge Ue: tutti i contenuti pornografici online siano a pagamento».
Perché si è interessata al tema?
«Abbiamo affrontato il tema del disagio tra i più giovani agli Stati generali di infanzia e adolescenza. Ascoltando lo psicoterapeuta Alberto Pellai in merito ai rischi della visione di materiale pornografico sull’evoluzione del cervello nelle fasi della crescita mi è parso chiaro come l’accesso a certe immagini distorca nella mente di ragazzi la relazione uomo-donna. A dicembre poi abbiamo approfondito il tema con la sociologa Rossella Ghigi, parlando del contrasto alla violenza di genere».
E cosa è emerso?
«Che tanti contenuti per giovanissimi, anche libri e film, tendono a romanticizzare relazioni tossiche, descrivendo rapporti difficili o violenti come desiderabili. A quell’incontro parteciparono i ragazzi delle superiori di San Lazzaro, che poi ne discussero coi loro insegnanti. Il report di quelle riflessioni mi ha molto colpito».
Perché?
«Perché i ragazzi si sono dimostrati consapevoli dei danni che l’uso di smartphone, social e pornografia può fare loro, hanno espresso disagio, ansia, incapacità di relazionarsi in modo naturale con le coetanee. Tuttavia questi strumenti sono programmati per fagocitarli e loro fanno molta fatica a staccarsene. È così che si instaura un rapporto di dipendenza. Questo perché ogni like,ogni interazione, produce rilascio di dopamina. La dopamina però creaassuefazione e dà dipendenza. E questo è vero soprattutto per la pornografia online: i ragazzi hanno raccontato ai loro insegnanti di farne uso, ammettendo che l’esposizione a questi contenuti crea ansia e deficit emotivi. La saturazione del cervello con immagini di quel tipo crea disinteresse per l’intimità delle relazioni e apatia, normalizza la violenza e la sottomissione della donna. Questo è molto pericoloso».
Come pensa si debba agire?
«Primo: tassando tutte le società, da Meta a Tik Tok, di social network, in ogni Paese in cui le app vengono scaricate. Questo anche a fronte dei costi sanitari che il fenomeno crea, con l’aumentare di depressioni e ansie sociali. Secondo, mettendo a pagamento tutta la pornografia online. Su questo credo il Pd dovrebbe impegnarsi per una legge europea. La pornografia online funziona per tre motivi: accessibilità, anonimato e gratuità. Noi possiamo intervenire sul secondo e terzo punto: facendo pagare per l’accesso. È fondamentale perché possiamo fare tutte le battaglie per il contrasto alla violenza di genere ma finché un ragazzino di 12 anni può vedere immagini con donne degradate, sarà tutto inutile».
In che senso?
«Nel senso che di fronte a fatti gravissimi come stupri di gruppo o femminicidi, ci impegnamo a chiedere educazione sentimentale a scuola e incontri a tema. Ma come può funzionare questo se i ragazzi hanno libero e infinito accesso a contenuti che oggettificano la donna e normalizzano la violenza? Senza considerare c’è un tema più ampio che riguarda l’uso massiccio degli smartphone, che rischia di rovinare un’intera generazione».
Perché lo pensa?
«Perché già ora i ragazzi sono dipendenti dall’uso degli smartphone. Senza, vanno in ansia.
Come fossero in astinenza. Iliketi fanno star bene se arrivano: ma se smettono di arrivare? Cresce l’ansia, diventa depressione. Il virtuale diventa più desiderabile della realtà. Ma anche più insidioso: se si litiga in chat le parole scritte contro di te, lette da tutti, diventano pietre che ti possono anche portare a fondo».

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