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Arabia Saudita: condanna a 11 anni per aver twittato a sostegno dei diritti delle donne e postato foto di sé con abiti “immodesti”. E’ il “Nuovo Rinascimento”?

  • di

Waleed Mohammed Al Smani
Minister of Justice
Riyadh, Saudi Arabia
Postal Code 11472, P.O.Box 7775
Email: minister-office@moj.gov.sa

Eccellenza,

ho appreso che il Tribunale penale speciale dell’Arabia Saudita ha condannato Manahel al-Otaibi, 29 anni, istruttrice di fitness e attivista per i diritti delle donne, a 11 anni di carcere per “reati di terrorismo” dopo un processo segreto. La decisione è stata rivelata solo settimane dopo nella risposta formale del governo saudita a una richiesta di informazioni in una comunicazione congiunta dei relatori speciali delle Nazioni Unite sul suo caso.

Il 9 gennaio 2024, il Tribunale penale speciale ha dichiarato Manahel al-Otaibi colpevole ai sensi degli articoli 43 e 44 della Legge del regno per la lotta al terrorismo e al suo finanziamento. La famiglia di Manahel al-Otaibi non ha avuto accesso ai documenti del tribunale né alle prove presentate contro di lei.

Manahel al-Otaibi è stata arrestata il 16 novembre 2022, accusata di aver violato la legge contro i crimini informatici per aver twittato hashtag a sostegno dei diritti delle donne e aver postato su Snapchat foto di sé al centro commerciale con abiti “immodesti”. Il suo caso è stato esaminato per la prima volta dal Tribunale penale di Riyadh il 23 gennaio 2023, che l’ha rinviata al Tribunale penale speciale.

Secondo i documenti del tribunale esaminati da Amnesty International, Manahel al-Otaibi è stata accusata di “pubblicare e diffondere contenuti che riguardano la commissione di peccati pubblici, l’incitamento di individui e ragazze della società a rinunciare ai principi religiosi e ai valori sociali e a violare l’ordine pubblico e la morale pubblica sul suo account Twitter”, in violazione della Legge sui reati informatici. Le accuse contro di lei si basano sui suoi post sui social media che si opponevano “a regolamenti e leggi che riguardano le donne”, tra cui l’appello a #EndMaleGuardianship.

Le autorità saudite hanno fatto sparire con la forza Manahel al-Otaibi tra il 5 novembre 2023 e il 14 aprile 2024. Il 14 aprile 2024, dopo oltre cinque mesi di sparizione forzata, la donna ha chiamato la sua famiglia per informarla che era tenuta in isolamento nella prigione di al-Malaz con una gamba rotta, dopo essere stata brutalmente picchiata e senza avere accesso a cure mediche.

La sorella Fawzia al-Otaibi ha dichiarato ad Amnesty International di ritenere che l’unico motivo per cui a Manahel al-Otaibi è stata finalmente concessa una telefonata è stato per trasmettere alla sua famiglia il messaggio di smettere di parlare pubblicamente della sua detenzione. La sua famiglia ha affermato che Manahel al-Otaibi ha trascorso “mesi” in isolamento, sulla base delle informazioni fornite da ex detenuti che erano stati rinchiusi nella stessa prigione. L’isolamento prolungato per più di 15 giorni è una violazione del divieto assoluto di tortura e di altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

La invito a ordinare la scarcerazione immediata e incondizionata di Manahel al-Otaibi, condannata solo per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà di espressione. In attesa della liberazione le deve essere garantito l’accesso immediato alle cure mediche e le sue accuse di tortura e altri maltrattamenti devono essere indagate in modo imparziale.

La ringrazio per l’attenzione.

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