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FOSSOLI PER RICORDARE

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di Beppe Manni, Gazzetta maggio 24 FOSSOLI PER RICORDARE In questi giorni si è molto parlato del Campo di Fossoli. È una memoria vivente. Narra diverse storie che oggi, attraverso racconti, conferenze, Tv, mostre e visite guidate, al Campo e al castello di Carpi, emergono dalle nebbie della pianura padana. Come fare un carotaggio archeologico. Fu costruito come campo di concentramento italiano per prigionieri inglesi nel 1942, poi dal 1943 con l’invasione tedesca dell’Italia, fu un campo di smistamento dove venivano raccolti principalmente ebrei, ma anche prigionieri politici, per essere inviati ai lager tedeschi in particolare verso Auschwitz, su un treno che si congiungeva con le ferrovie nazionali. Passò da Fossoli nel 1944 Primo Levi, come racconta in “Se questo è un uomo’. E Odoardo Focherini di Carpi, ricordato con un albero dei giusti a Gerusalemme per aver aiutato a fuggire dall’Italia più di cento ebrei e beatificato nel 2013 da Papa Francesco. Anche un ebreo di Formigine, Eugenio Guastalla, un nobiluomo benefattore, fondatore della Cantina Sociale di Formigine e presidente della ferrovia Modena Sassuolo Abbandonato (o tradito) dai concittadini. Fu qui imprigionato, e ucciso nel 1944 a 79 anni ad Auschwitz pochi giorni dopo la cattura.. Nel 1946 don Zeno Saltini accolse nelle baracche abbandonate, i figli orfani della guerra, fondando Nomadelfia ‘La città governata dalla legge dell’amore’. Nel 1954 il prete ‘rivoluzionario’ fu cacciato e ridotto allo stato laicale da democristiani anticomunisti e da una chiesa sospettosa. Dal 1954, nelle baracche, trovarono accoglienza 250 famiglie di esuli istriani, che costruirono il Villaggio di San Marco chiuso solo nel 1970. Questo ‘campo’ recentemente restaurato, racconta la storia italiana dagli anni 40 agli anni 70: il fascismo alleato di Hitler, gli anni della guerra, la deportazione ebraica, la fucilazione di antifascisti, la lotta dei partigiani (alcuni prigionieri furono da loro liberati). L’impegno eroico di un gruppo di preti carpigiani e modenesi che con don Zeno salvarono ebrei prima e aiutarono gli orfani poi. E infine la costruzione di un Villaggio da parte dei profughi dall’Istria, osteggiati all’inizio dai cittadini di Fossoli e poi integrati sia sul territorio che in provincia. Dopo anni di un colpevole abbandono, finalmente il Campo di Fossoli parzialmente restaurato è diventato un punto di riferimento internazionale: “Io so cosa vuol dire non tornare – A traverso il filo spinato Ho visto il sole scendere e morire – Ho sentito lacerarmi la carne Le parole del vecchio poeta: – «Possono i soli cadere e tornare: A noi, quando la breve luce è spenta – Una notte infinita è da dormire». (Il tramonto di Fossoli di Primo Levi. 7 febbraio 1946)

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