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Sbarco in Normandia: vi parteciparono nativi americani. Due tartarughe ricordano la guerra

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Sbarco in Normandia: vi parteciparono nativi americani. Due tartarughe ricordano la guerra

Grazie a Charles Norman Shay, Penobsco

Il veterano Charles Shay (quasi 94 anni) presenzia la cerimonia che scopre la scultura di granito della tartaruga posta sulla riva di Indian Island.

Il Memorial Park in Normandia caratterizzato da un monumento a forma di tartaruga che guarda verso l’Indian Island in Maine.

Con indosso un gilet di pelle di daino con una grossa tartaruga ricamata con perline sul dorso, Charles Norman Shay ha acceso dei fuochi sacri sulla spiaggia di Omaha e si è rivolto al mondo degli spiriti, fiducioso che le sue silenziose preghiere di gratitudine e rispetto sarebbero state purificate e portate in alto con le volute grigio di fumo disperse da una penna d’aquila.

Una grossa tartaruga in pietra sulla costa della Normandia guarda il mare, la testa verso ovest, oltre l’Atlantico, verso Indian Island, nel Maine. Il 5 Giugno del 2017, il giorno dell’inaugurazione del Memorial Park, quasi trecento persone si sono riunite per la cerimonia: veterani della Seconda Guerra Mondiale, funzionari francesi e americani, ufficiali e soldati e Charles Shay, un anziano reduce Penobscot, insieme a una delegazione di indiani che comprendeva Ho-Chunk, Maliseet, Passamaquoddy, Penobscot, Ojibwe e molti altri.

È il 21 Giugno 2018, il Giorno dei Veterani Nativo Americani a Panawamskek, Maine, tra i presenti alla cerimonia Charles Shay: viene scoperta la scultura di una tartaruga di granito posta sulla riva di Indian Island. Il carapace della tartaruga, modellato ad arte con una serie di scanalature, assomiglia alla mappa di una terra indigena con molteplici territori tribali confinanti segnati da torrenti. Tra le più antiche specie animali sulla terra, le tartarughe generalmente godono di una vita molto lunga e avendo molto tempo per imparare, sono associate alla saggezza. Rettili anfibi, le tartarughe si adattano a sopravvivere sia sulla terra sia nell’acqua.

Uno dei molti nativi partecipi alla IIWW

Ragazzo penobscot cresciuto a Indian Island negli anni ‘30 del Novecento, Charles Norman Shay aveva ricevuto il nome di Piccolo Topo Muschiato. All’alba del 6 giugno 1944 era un assistente sanitario militare di soli 19 anni in servizio presso un plotone di assalto che partecipò allo sbarco sulla spiaggia di Omaha (questo il nome in codice) avvenuto con la prima ondata dell’invasione della Normandia. Charles ricorda bene la terribile esperienza vissuta: in un solo giorno, circa 3000 giovani americani, britannici, canadesi e polacchi persero la vita, mentre altri 6000 circa furono feriti.

Non sappiamo come ci si poteva sentire a tuffarsi nell’acqua fredda, arrossata dal sangue dei compagni, a correre, strisciare o accovacciarsi, su una spiaggia ricoperta di uomini moribondi e di parti di corpi che scomparivano nella marea in salita, a urlare in mezzo a una bufera di pallottole e shrapnel1, a sentire il fetore di corpi e veicoli bruciati, a guardare tutta quella carneficina con gli occhi che bruciavano per il fumo fitto.

A mezzogiorno quasi la metà dei soldati e la maggior parte degli ufficiali della compagnia di Shay erano feriti o morti. In quel giorno, il primo per lui in combattimento, si era esposto ripetutamente alle mitragliatrici nemiche per portare soccorso ai compagni caduti. Per la sua generosità gli fu conferita la Stella d’argento. Non fu mai ferito, ma fu fatto prigioniero dopo molti mesi di servizio in prima linea. Liberato da un campo di prigionia tedesco, nell’aprile del 1945 ritornò a casa. Anche i suoi tre fratelli sopravvissero al loro servizio in guerra, come gli altri Penobscot che avevano combattuto oltremare, tranne due.

Desideroso di riprendere la vita normale, Shay cercò di non pensare più alla Guerra. Ma le cose cambiarono nel 2007, quando fece il suo primo pellegrinaggio di ritorno alla spiaggia di Omaha.

“Avvertendo la presenza degli spiriti guida, egli silenziosamente fece una cerimonia, bruciando salvia, tabacco ed erba dolce per rendere omaggio ai compagni sepolti nel grande cimitero di guerra americano sul crinale sopra il mare”. Da allora, Shay tornò in Normandia quasi ogni anno per celebrare il D-Day (6-6-1944), ricordare i compagni e far sì che le famiglie dei soldati indiani in tutta Turtle Island sapessero del loro grande sacrificio al servizio del paese.

Nel 2009, Charles si impegnò perché fosse dedicato un giorno ai Veterani Nativo Americani nel Maine, il primo e unico stato a farlo. La data scelta è il 21 giugno, poiché fu in quel giorno del 1775 che il suo antenato, Capo Joseph Orono, promise il sostegno dei Penobscot e degli alleati wabanaki alla Rivoluzione americana. Quando gli Stati Uniti conquistarono la loro indipendenza, il sacrificio dei nativi fu quasi immediatamente sminuito, ignorato o dimenticato; la stessa dimenticanza si verificò sulla scia della Guerra Civile in cui i Penobscot e i Passamaquoddy furono volontari e soffrirono morti e feriti.

Nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono in quella che fu chiamata la Grande Guerra (1914-1918), molte migliaia di soldati indiani attraversarono l’oceano per fare la loro parte. Tra di essi c’erano circa due dozzine di Passamaquoddy che combatterono tra le truppe in prima linea nelle divisioni Americane e Canadesi. Cinque stelle d’oro furono assegnate ai cinque uomini coraggiosi morti in Francia. Anche tra i Penobscot alcuni arruolati prestarono servizio oltremare. Si pensa che nessuno abbia perso la vita, ma molti sopravvissuti al campo di battaglia erano stati colpiti dal gas e la maggior parte soffrì di problemi di salute per tutta la vita.

Nel 1939, appena vent’anni dopo che la Grande Guerra era giunta ufficialmente alla fine, scoppiò in Europa la Seconda Guerra Mondiale che si diffuse come una tempesta di fuoco in tutto il pianeta. Gli eserciti degli Stati Uniti e del Canada velocemente chiamarono alle armi un gran numero di giovani, in primis per la fanteria. Nel Maine, quasi 160 Wabanaki furono arruolati o si offrirono come volontari, a cui si aggiunsero alcune donne Penobscot pronte anch’esse a servire il paese. Il maggior numero era Passamaquoddy, 56 provenienti da Sipayik (Pleasant Point) e 12 da Motahkokmikuk (Indian Township). Altri 58 erano Penobscot, quasi tutti provenienti da Panawamskek (Indian Island). In questo stato, furono arruolati almeno 18 Maliseet e 14 Mi’kmaq, indiani fuori dalle riserve che risiedevano nella contea di Aroostook.

Molti Penobscot, compresi Melvin Neptune e il suo amico Pius Tomer, si arruolarono volontari nel 1940, molto prima che gli Stati uniti entrassero in guerra. Entrambi si unirono al secondo battaglione di un reggimento di fanteria della Prima Divisione. Il soldato semplice Melvin Neptune fu ferito in Tunisia all’inizio del 1943, forse fu il primo Penobscot a ricevere un Purple Heart.

Nel 1942, molti altri Penobscot si arruolarono. La maggior parte si unì alla fanteria, altri all’artiglieria o divennero carristi nelle divisioni corazzate. Un numero ancora maggiore fu assegnato a combattere contro i Giapponesi nel Pacifico. Il fratello maggiore di Charles, Billy, entrò in Marina e combatté per tutta la Guerra nel Pacifico, mentre Tom, il secondogenito, divenne marconista e mitragliere a bordo di una Fortezza Volante, per bombardare le posizioni del nemico.  Numerosi altri Penobscot e anche Passamaquoddy, prestarono servizio nell’Air Force Americana. Tra di essi c’era Walter Meader, un mitragliere passamaquoddy il cui aereo fu colpito da un flak2, tedesco e precipitò in mare. Quello stesso anno, Donald Francis si arruolò in una divisione che combatteva nelle Filippine, dove fu dichiarato MIA (Missing In Action) proprio alcuni mesi prima che la guerra finisse.

George Loring, un pronipote di Frank “Chief Big Thunder”, fu arruolato a metà gennaio del 1943 e si unì alla Decima Divisione da Montagna. Dopo un allenamento intensivo sulle Rocky Mountains, la sua divisione fu trasportata in Italia. Qui, lui e altri indiani, compreso un White Mountain Apache, attaccarono i Tedeschi trincerati su picchi e creste nevose degli Appennini a nord di Roma. Varie settimane dopo, fu arruolato Charles Shay. Formato come medico, si imbarcò su una grande nave per il trasporto delle truppe diretta in Inghilterra. Là si uni al Big Red One come sostituto, poiché quella divisione aveva già sofferto molte perdite, prima in Nord Africa e poi in Sicilia. Anche Melvin Neptune (con altri soldati nativi, come i Lakota che servirono nell’artiglieria da campagna della I Divisione) arrivò in Inghilterra non lontano da Charlie. Fu là che le truppe furono addestrate per l’Operazione Neptune, il massiccio sbarco aereo-trasportato e anfibio su un tratto di spiaggia della Normandia.

Nella notte tra il 5-6 Giugno, circa 500 soldati nativi (paracadutisti, ingegneri militari, operatori di forze speciali, artiglieri e fanteria) furono tra le decine di migliaia pronte a fare l’estremo sacrificio. Tra gli appartenenti alle varie tribù uccisi a Omaha nel D-Day ci furono Cherokee, Odawa e Onondaga. Lì vicino, Maliseet, Mi’kmaq e Cree furono tra le truppe canadesi che assaltarono la spiaggia di Juno. Tra i paracadutisti uccisi nel giro di qualche ora, dopo aver toccato il suolo francese, vi erano Comanche, Coeur d’Alene, Muckleshoot e Washoe. Nei giorni e nelle settimane successive molti altri soldati provenienti da Turtle Island morirono sul suolo francese, tra cui il medico passamaquoddy Philip Neptin della 29° divisione di fanteria. Come Charles, Philip era approdato sulla spiaggia di Omaha nel D-Day e aveva salvato numerosi soldati feriti. Cinque giorni dopo questo eroe dimenticato calpestò una mina antiuomo e morì dopo una dolorosa agonia.

Anche Leslie Banks, di Indian Island, era sbarcato in Normandia, giusto pochi giorni dopo Charles, Philip e Melvin. Artigliere della 90° Divisione di fanteria, Leslie si distinse e ricevette una Silver Star nel Nord-est della Francia, dove combatté anche David Lewis sempre di Indian Island: fuciliere nella 35° Divisione di fanteria, ucciso in azione mentre attraversava il fiume Moselle; gli fu assegnata la Stella d’oro.

Ma chi ricorda il sacrificio di Lewis oggi? I nomi, le date, i luoghi si accumulano, ma quasi nessuno viene ricordato. Coloro che li hanno conosciuti come figli, fratelli o amici sono entrati quasi tutti nel mondo degli spiriti.

Nel 2004, dopo la 60° commemorazione del D -Day, Charles disse a me e a mia moglie che voleva rivisitare la spiaggia di Omaha; tre anni dopo, lo abbiamo accompagnato nel suo pellegrinaggio. Il suo vissuto è straordinario, ma si sovrappone alla storia di molti altri – e getta uno sguardo su un capitolo poco noto della storia umana. Un capitolo che è finito bene grazie a uomini e donne di grande coraggio e saggezza – qualità preziose che devono essere celebrate in cerimonie, monumenti e in una meditazione silenziosa quando si visitano i cimiteri.

Ispirato da suo zio Charles, l’artista penobscot Tim Shay si recò in Normandia per scolpire una tartaruga di granito. Posta su una duna della spiaggia di Omaha, questo animale sacro è stato scoperto in una cerimonia dedicata alla commemorazione del D-Day. Lo spirito della tartaruga, che rappresenta i soldati provenienti da Turtle Island, ora ha una compagna scolpita nella roccia di Indian Island nel Maine.  Trovandosi di fronte l’un l’altra queste tartarughe sono legate da una linea spirituale invisibile che attraversa l’Atlantico.

Rappresentando la saggezza e la longevità, questi animali rimarranno per generazioni a venire, come promemoria del sacrificio fatto dalle comunità indiane nella dura battaglia per quella che è in primo luogo la loro terra. E nel Giorno dei Veterani Nativo Americani del Maine, Charles Norman Shay, un veterano che si è distinto nella Seconda Guerra Mondiale, nella Guerra di Corea e nella Guerra Fredda, ha contribuito a rendere omaggio ai compagni dimenticati, perché, davvero, “Gli spiriti ci guidano”.

Harald E.L. Prins, Traduzione di Claudia Gasparini

Tratto da Tepee 61, 2022, nello stesso numero trovi altri articoli sui nativi americani nella II Guerra Mondiale in Italia e sugli Inuit, su Tepee 38, 2010, si parla invece dei nativi che comunicavano in codice, usando le loro lingue. redazione@soconasincomindios.it

1 Tipo di proiettile d’artiglieria caricato con esplosivo e pallette di piombo, che esplode lungo la traiettoria per mezzo di una spoletta a tempo.

2 Proiettile sparato da un cannone da terra con funzione contraerea.

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