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Quali sistemi pubblici?

Autrice: Silvia Lolli insegnante di educazione fisica scuole di secondo grado. 5 marzo 2021

Mi ero ripromessa di non scrivere più articoli di carattere politico, cioè di non esternare più opinioni, perché nella melassa informativo-partitica italiana le opinioni si perdono, non servono, quando va bene possono contribuire a dare solo un sollievo momentaneo ai cittadini ancora pensanti. Non servono a immaginare qualcosa di diverso, idee per il futuro.

Tuttavia siamo all’ennesimo allarme generato da una pandemia incontrollata nella quale gli abitudinari comportamenti stanno facendo emergere soprattutto paure e chiusure, blocchi, ma al contempo disimpegno per mantenere quel minimo “interesse della collettività” che nell’articolo 32 della Costituzione italiana viene citato assieme al diritto alla salute dell’individuo. E’ ciò che la Repubblica Italiana tutela e lo fa anche garantendo cure gratuite agli indigenti! Ne abbiamo coscienza? No, visti i continui assembramenti in giro per le città, folle spesso senza mete e le demenziali esternazioni di nostri parlamentari! Del resto sono stati eletti da queste folle…

Articolo 32, è un principio sacrosanto da tener presente oggi, ma è stato violentemente calpestato dai rappresentanti parlamentari in nome di interessi personali di partitucoli indecenti che hanno fatto di tutto anche negli anni passati per calpestare, cioè non applicare o rendere vane le leggi promulgate negli anni più fecondi della democrazia italiana, gli anni Settanta.

Infatti la L. 833/78, la data ci dice che forse è stata l’ultima legge fatta nel nome della reale sovranità popolare, è la legge sul sistema sanitario nazionale (SSN) che oggi si è dissolta per aver dato alle regioni, complici i cambiamenti costituzionali improvvidi per non dire altro – vedi Titolo V, una potestà legislativa ed organizzativa che nei fatti sta vanificando principi costituzionali e la stessa legge del 1978. Invece che SSN oggi siamo in presenza di un SSR solo capace di chiedere soldi: la pandemia ha messo in mostra bene questo cambiamento non completamente legittimo a mio parere. Non voglio esaminare tutte le situazioni perché si potrebbe scrivere tantissimo e in parte è già stato fatto. Voglio solo esaminare un aspetto che almeno da 10 mesi sto cercando di spiegare a chi potrebbe avere strumenti politici per provare a livello locale a cambiare lo stato delle cose.

Esamino il sistema sanitario contemporaneamente al sistema scolastico ovviamente pubblico, perché quello privato sembra che, nonostante i vari contributi statali e la sempre maggiore suddivisione per ceti economici e sociali, abbia qualche problema per mantenersi competitivo. 

Anche in questi giorni c’è l’eterna polemica: scuole aperte/scuole chiuse per limitare i contagi. Già questo tema è stato affrontato a livello locale ma anche nazionale nei mesi passati dando alle scuole più un compito assistenziale, di parcheggio per i bambini piuttosto che il loro ruolo di luoghi per lo sviluppo delle competenze e conoscenze dei giovani, futuri cittadini. Ruolo assistenziale manifestato ogni giorno con la difficoltà dei docenti di affrontare le loro funzioni principali, perché devono affrontare disagi socio-educativi di famiglie e adulti incapaci di far fronte alle emergenze e spesso non in grado di dare un’adeguata educazione ai propri figli. Poi i servizi socio-sanitari non sempre sono in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze. La scuola è così diventata un servizio che non si ritiene più in grado di far fronte da solo all’educazione con genitori sempre più esigenti per i propri figli, ma che non comprendono le regole per l’educazione ed un extra scuola sempre pronto a trovare un luogo di lavoro in questa istituzione. Un esempio per far capire la situazione: l’uso del cellulare è sempre più spesso richiesto dai genitori che si mettono in contatto con i figli anche durante le ore di lezione. Perché in altri paesi questo uso è limitato e i bambini più piccoli non lo possiedono neppure? In Italia perché è impossibile bandire il cellulare degli studenti a scuola? La norma ci sarebbe, ma le deroghe anche…come su tutto. E’ un piccolo esempio per far capire come stanno le cose: in tempo di pandemia l’ansietà degli adulti si ripercuote ancora di più: manifestazioni di insofferenza per non poter fare le solite cose; spesso non c’è la ricerca di qualcosa di diverso. Incapacità di uscire dal vuoto di vite che stanno in movimento ma che non fanno realmente nulla, sempre più incapaci di adattarsi…quindi la crisi odierna, complice anche l’informazione e la situazione politica italiana è percepita e vissuta in modo solo negativo, spesso senza speranza. 

La politica ha abbandonato da tempo la realizzazione di leggi fondamentali per la vita democratica ed il benessere della collettività, alla base della visione solidaristica, costituzionale, dei nostri comportamenti e dei sistemi sanitario e scolastico. Ha poi vanificato le applicazioni più efficaci di leggi già esistenti. Penso da tempo ad un’organizzazione utile ed efficace per la situazione attuale in attesa dei vaccini; mi chiedo da mesi perché la L. 833/78 non è applicata in ogni sua parte e le regioni presentano invece organizzazioni sanitarie così diverse? Non mi sembra si sia ancora attuato il federalismo regionale, come non solo la Lega ma anche parte del Pd, Stefano Bonaccini in primis presidente dell’Emilia-Romagna con dietro certamente Renzi stanno proponendo. Già si fanno da tempo chiamare Governatori termine che in Costituzione ancora non esiste. A livello di bassa politica, ci sono mire (dal patto del Nazareno?) per far deflagrare un partito mai nato e che comunque doveva dopo il 2016 fare un congresso con un segretario che aveva detto di sparire dalla vita politica ed invece ha fatto fallire il governo Conte 2 riportando al governo le destre in un momento di crisi pandemica e non solo?

Comunque la legge sul SSN all’art. 2, dopo aver spiegato gli indirizzi e gli obiettivi educativi, preventivi, di ricerca e di formazione descrive le competenze specifiche del SSN fra le quali al punto d) viene scritto: ”d) la promozione della salute nell’età evolutiva, garantendo l’attuazione dei servizi medico-scolastici negli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado, a partire dalla scuola materna, e favorendo con ogni mezzo l’integrazione dei soggetti handicappati”.

Ma dove sono andati a finire questi presìdi che le regioni dovevano soltanto organizzare e amministrare nell’ambito della sanità pubblica? A scuola sono spariti e l’organizzazione della medicina scolastica, presidio territoriale importante per l’educazione, la prevenzione oltre che per il controllo igienico-sanitario forse non è mai decollata come diceva la legge, anzi si è prima ristretta lasciandole solo le competenze di certificazione per il rientro a scuola, poi è letteralmente sparita, se non morta fra le specializzazioni mediche. Nelle scuole si chiama il medico una volta all’anno in base alla legge sulla sicurezza che prevede un controllo medico sul lavoro per il personale ATA, ma non per i docenti per esempio. I controlli igienico-sanitari con la prevenzione per tubercolosi o altre malattie, tipo questa pandemia, spariti da tantissimi anni e, ho potuto constatare, con tempistiche diverse fra le varie realtà delle aziende sanitarie locali. Poi nella scuola in cui l’integrazione dovrebbe essere uno degli obiettivi fondamentali le autonomie locali hanno distrutto quel poco di buono che i servizi socio-sanitari hanno dato finché erano più pubblici e meno dati a cooperative al massimo ribasso. Tralascio il tema, ricordo solo che in tempo di pandemia la scuola c’è stata, pur con differenze dovute alla professionalità dei singoli, i servizi sul territorio un po’ meno.

In tempo di pandemia non sarebbe stato opportuno dedicare risorse al ripristino del medico scolastico, quale presidio territoriale in rapporto stretto con i medici pediatri (per i bambini più piccoli) e con i medici di base del territorio? Rafforzare questo servizio per esempio nelle scuole medie superiori che spesso numericamente sono veri e propri paesi non avrebbe permesso di arrivare prima al monitoraggio dei casi di Covid sul territorio?

Si sarebbero poi potute recuperare almeno altre due funzioni ben precisate nella L. 833/78: quella  di ricerca e quella educativa. Trovare in tempi brevi i casi a-sintomatici o sintomatici avrebbe forse fatto funzionare meglio la App Immuni! Sono state in fondo anche le aziende regionali a non riuscire a trasmettere velocemente e chiaramente i dati pandemici. Spesso nelle scuole non si conosce subito se uno studente si è rivolto all’AUSL per il tampone; i tempi in alcuni casi possono essere alquanto dilatati anche a causa di poca conoscenza delle procedure da parte delle famiglie stesse. L’altra funzione che i medici scolastici potevano recuperare (e spererei possano ancora farlo) è di tipo preventivo ed educativo: avere nelle scuole un medico o in questi tempi anche uno staff medico in grado di comunicare direttamente con studenti e famiglie potrebbe aiutare per una maggiore consapevolezza e conoscenza di tutti. Si diminuirebbe l’ansia che oggi viene espressa soprattutto da adulti non più in grado di far fronte alle emergenze, perché in difficoltà nell’attivarsi positivamente e nel guardare un futuro con occhi diversi. L’educazione aiuta a farlo, ma non può essere solo quella dei docenti con il contributo per l’organizzazione del personale amministrativo delle scuole, come alla fine la riapertura delle scuole ha richiesto, ma deve essere fatto anche da parte di personale con competenze giuste e non entrato nella scuola con progetti diversi; stanno fiorendo proposte di psicologi che aiutano ad instaurare un clima di classe più favorevole l’insegnamento. Ma gli insegnanti non hanno più capacità?

Osservo la situazione emergenziale italiana; mi conferma ciò che penso da anni. Continuiamo soltanto a cercare soluzioni tampone (non per il Covid) con l’aggravante di costruire o ristrutturare i sistemi senza conoscere i reali ruoli, funzioni, obiettivi. Non sono mai chiari gli obiettivi degli interventi; così si utilizzano le diverse professionalità per compiti diversi dalle loro competenze, spesso si aggiungono a loro compiti, magari imponendo procedure scritte da chi ignora ciò che realmente serve. Il sistema sanitario soprattutto regionale che si è creato, ma anche quello scolastico dell’autonomia e degli incentivi stanno facendo vedere molto bene tutto ciò. La gravità poi porta a sperperi di risorse economiche ed umane: dis-economicità dovute soprattutto alle ovvie inefficienze di sistema. E non mi si parli di riforma della PA, è solo uno specchietto per le allodole con sapore populistico; si è già fatto mettendo negli uffici scolastici consulenti per anni senza i necessari percorsi concorsuali e neppure competenze scolastiche specifiche. La confusione sotto il sole italiano non finisce mai; penso sempre che siamo arrivati in fondo, ma il fondo continua a farci inabissare perché non lo troviamo mai.

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