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I piccoli Hamas del 25 aprile e il caso Zanchini. Anche in Italia sta diventando sufficiente essere ebrei per trasformarsi in obiettivi da colpire

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ven 26 apr 2024 alle 17:29 Stefano Cappellini – La Repubblica

Anche in Italia sta diventando sufficiente essere ebrei per trasformarsi in obiettivi da colpire

 26 aprile 2024       I piccoli Hamas del 25 aprile e il caso Zanchini. Il primo bersaglio degli ultras sono sempre i dialoganti     Un momento della manifestazione in piazza del Duomo a Milano   Della brutta scena del 25 aprile di Milano, quel pugno di giovani esagitati che ha assaltato uno spezzone ebraico del corteo per la Liberazione, mi ha colpito molto il fatto che le persone aggredite reggessero uno striscione con la scritta “Due popoli, due Stati”. Non erano fan di Netanyahu – non che questo avrebbe giustificato l’assalto – non erano teorici della pulizia etnica, della rappresaglia militare. Erano persone verosimilmente di sinistra e pacifiste, scese in piazza per rilanciare nel giorno della Liberazione quella che è sempre stata la parola d’ordine dei progressisti di tutto il mondo sulla questione israelo-palestinese. La strada che, sul finire del secolo scorso, fu la base concreta di una trattativa arrivata sul punto di chiudersi e poi rovinosamente fallita. Mi ha colpito molto anche l’indifferenza delle persone intorno. Non dico di tutto il corteo, non ho elementi per dirlo e di certo in una manifestazione di decine di migliaia di persone non tutti si possono essere resi conto di cosa stava accadendo, ma certo l’ignavia di chi stava intorno e aveva tutti gli elementi per capire e intervenire. Ho sufficiente esperienza di manifestazioni per permettermi di dire che la situazione sarebbe rientrata nel giro di pochi secondi se in quello spezzone si fossero mosse anche solo un pugno di persone per arginare quello sguaiato ma limitato assalto. Invece nulla. C’era solo un cordone di City Angels ad arginare quella furia cieca di odio riversata su persone che, con tutta evidenza, avevano agli occhi degli assalitori il solo torto di essere ebree. Qualche mese fa sono venuti in Italia alcuni familiari di vittime e ostaggi del 7 ottobre. Avevo capito già dai primi reportage quale fosse l’humus politico e culturale di molti dei kibbutz devastati dagli assassini di Hamas ma, ascoltando da quelle donne e quegli uomini la storia delle loro famiglie e delle comunità in cui vivevano, ho appreso che la maggior parte erano militanti pacifisti, progressisti, solidali con le ragioni del popolo palestinese, ferocemente critici verso il governo di Netanyahu. Però agli occhi dei loro aguzzini erano ebrei, e tanto bastava per meritare di essere uccisi, seviziati, stuprati, rapiti. C’è un elemento che torna dal passato più buio nella ferocia degli estremisti che prendono a bersaglio i moderati, i dialoganti, perché in fondo vedono bene che si tratta dell’ultimo ostacolo prima dell’obiettivo perseguito, che è la guerra totale, lo scontro cieco e belluino teso all’annullamento dell’una o dell’altra parte. Dal mare al fiume, ne deve restare solo uno. Nella foga, talvolta reciproca, finiscono spesso triturati i più pacati e responsabili, compreso il giornalista Rai Giorgio Zanchini, vittima in settimana di una campagna indegna e strumentale che lo ho accusato di antisemitismo sulla base di un episodio che sarebbe già generoso definire un equivoco. Ovviamente non c’è possibile paragone tra i fatti di ieri a Milano e la barbarie del 7 ottobre, tranne che per questo dettaglio non irrilevante. Anche in Italia è diventato sufficiente essere ebrei per trasformarsi in bersaglio. Che sia così per Hamas non può sorprendere, è la sua missione dalle origini. Che sia tollerato dentro un corteo per la Liberazione, è un fatto grave. Questo odio va fermato prima che diventi, lo dico con la parola più inquietante, normale.    
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