Ho ricevuto da poco questa email dal mio collega Ebrima, che lavora nei nostri centri nutrizionali in Somalia. È un pugno nello stomaco, ma ho deciso di inoltrartela perché le sue parole raccontano quello che sta davvero accadendo a causa della fame a tantissimi bambini. La trovi qui di seguito. Nessun bambino dovrebbe morire a causa della malnutrizione perché la cura esiste ed è semplice e poco costosa. Con 77€ puoi garantire a 11 bambini gravemente malnutriti una settimana di trattamento a base di cibo terapeutico. Ora più che mai serve il tuo sostegno, aiutaci a salvare quanti più bambini possibile. Grazie per quello che potrai fare. Daniela Fatarella Direttrice Generale per l’Italia Save the Children————————– Da: Saydi, Ebrima A: Fatarella, Daniela Oggetto: La situazione qui è gravissima Cara Daniela, scrivo questa e-mail dal campo sfollati di Baidoa, in Somalia, dove ho trascorso gli ultimi giorni lavorando a fianco dei nostri operatori e ascoltando le storie drammatiche di tanti bambini e delle loro famiglie. La situazione è preoccupante e mi fa molto arrabbiare. Sono arrabbiato perché mi trovo di nuovo di fronte a questa crudele e inammissibile condizione. Sono arrabbiato perché le donne devono camminare per giorni per portare i loro bambini gravemente malnutriti al nostro centro di salute e nutrizione. Tutto questo è inaccettabile. In città le nostre strutture sanitarie stanno registrando un aumento esponenziale di richieste di ricoveri per malnutrizione, in alcuni centri è addirittura raddoppiato. La gravità della situazione sta spaventando anche il nostro staff che vede i nostri centri continuamente sovraffollati. Tutti i bambini arrivano con diarrea, vomito e perdita di appetito. Sono i primi terribili sintomi di un piccolo corpo che sta cedendo. Senza le cure adeguate tanti di questi bambini in poche settimane o addirittura in pochi giorni possono andare incontro a complicazioni molto gravi e alla morte. Oltretutto i bambini che riescono a raggiungere i nostri centri sono i più fortunati. Una mamma mi ha raccontato come suo marito sia morto nel tragitto per essersi rifiutato di mangiare e bere per lasciare cibo e acqua a lei e ai loro figli, sperando che avessero maggiori possibilità di sopravvivere. Un’altra donna mi ha detto di avere 3 bambini malati ma, potendone portare solo uno per i 90 km di cammino fino a Baidoa, ha dovuto scegliere quello in condizioni peggiori. Ha lasciato gli altri due bambini nel villaggio sperando di trovarli salvi al suo ritorno. Sono scelte che nessun genitore dovrebbe essere costretto a fare. Ho lavorato in Somalia in passato ma le proporzioni dell’emergenza a cui stiamo assistendo oggi mi fanno pensare che siamo sull’orlo di un precipizio. Non c’è altro modo per dirlo: la situazione è grave e peggiora di ora in ora. Ebrima Saidy ————————– |
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