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Antigone: depenalizzare e decarcerizzare

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NUOVE CARCERI, ERGASTOLO OSTATIVO E NUOVI REATI.
PARTE DA QUI IL NUOVO GOVERNO

Tra dichiarazioni pubbliche, proposte di legge e primi atti ufficiali, sul terreno della giustizia penale, della sicurezza e delle carceri, il governo mostra un volto duro, ispirato a una idea di diritto penale aggressivo, simbolico. Da una parte, per contrastare sovraffollamento e suicidi, la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento alla volontà di costruire nuove carceri. Una ricetta antica, facile (a dirsi), sbagliata. Nel passato ogni piano carceri è fallito per ruberie e lentezze. Il sovraffollamento si affronta depenalizzando e decarcerizzando. Nel primo Consiglio dei Ministri sono stati poi varati due atti che intervengono su ergastolo ostativo e sull’introduzione di una nuova allarmante fattispecie criminosa. In materia di ergastolo ostativo si ignorano le sentenze della Consulta e della Corte Europea dei diritti Umani, di fatto lasciando intatta la legislazione previgente, salvo minuscole modifiche (alcune delle quali finanche peggiorative). Eppoi c’è la norma anti-rave, o meglio anti-riunioni, che va a restringere in modo preoccupante lo spazio democratico. Insomma, atti e dichiarazioni in linea con alcune proposte di legge presentate dai parlamentari del centro-destra. Due in particolare. La prima di riforma costituzionale vorrebbe intervenire sull’articolo 27 della Costituzione e vincolerebbe il fine rieducativo della pena a non meglio specificati criteri di sicurezza che, di fatto, potrebbero riguardare un ampio ventaglio di reati, variabili a seconda del clima politico. La seconda, invece, è una norma che vuole dotare della pistola taser gli agenti penitenziari in servizio nelle carceri, cambiando un approccio che, in nome della sicurezza di tutti (detenuti e agenti), aveva portato a bandire le armi negli istituti di pena. Più armi girano in carcere più aumenterà il rischio di violenze. Il nostro lavoro, nei prossimi mesi, sarà quello di contrapporci politicamente, culturalmente, nelle scuole e nelle università, nei media, nelle aule di giustizia, a questa visione illiberale del diritto penale. Lo faremo in nome dell’art. 27 della Costituzione. Se vuoi aiutarci a farlo, iscriviti o sostienici con una donazione o il tuo 5×1000. Patrizio Gonnella,
presidente di Antigone
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