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“Da tempo molti cittadini e cittadine sono curati pagando di tasca propria”

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da Presidenti e Vicepresidenti del Comitato Consultivo Misto Socio Sanitario dell’AUSL di Bologna

I Presidenti e i Vicepresidenti che fanno parte del Comitato Consultivo Misto Socio Sanitario dell’AUSL di Bologna sono assolutamente consapevole di come la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale sia fortemente sottoposta a stress finanziari e organizzativi e che, parallelamente, stanno avanzando da tempo proposte di autonomia differenziata che accentueranno le differenze di offerta di cura nelle diverse Regioni. Il de-finanziamento continuo, già attuato da tempo e che proseguirà anche nei prossimi anni, costringe da tempo molti cittadini e cittadine a non curarsi o a pagare di tasca propria, attraverso l’intramoenia, o il privato privato o ad aderire a formule assicurative, discriminando e non garantendo al contempo, il diritto universale alla salute, come voluto dalla Costituzione.

Pensare di sostituire gradualmente la sanità privata a quella Pubblica come si sta facendo ormai platealmente ritenendo in tal modo di risanare le finanze italiane, non è soltanto profondamente iniquo per tanta parte della popolazione, ma è proprio un errore notevolissimo in termini economici più complessivi per l’intero Paese.

Occorre far capire alla popolazione che per invertire la tendenza alla decrescita del Sistema Sanitario pubblico occorre investire su di esso, non limitandosi ai magri investimenti che sono stati fatti fino ad ora. Gli investimenti sul S.S.N. non sono improduttivi, come tanti potrebbero ritenere, ma in realtà sono un volano economico finanziario assolutamente reale e superare fin da subito almeno il 7% nel rapporto tra questi ed il P.I.L. È ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE, come proposto dalle dirigenze sindacali della Sanità. 

Appare superfluo ricordare come la tempesta della pandemia Covid-19 abbia accentuato le fragilità del SSN, funzionando da acceleratore di fenomeni esistenti e cambiando definitivamente lo scenario in cui ci muoviamo. L’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda la spesa sanitaria in Europa, sia per valori pro-capite a parità di potere d’acquisto, sia come percentuale di Pil, con un gap vertiginoso rispetto a Paesi di riferimento come Francia e Germania, dove si investe dal 10 all’11%.

Per questi motivi, oltre a finanziamenti adeguati, non possiamo immaginare una sanità senza una seria riforma che affronti sia l’emergenza ospedaliera che territoriale. La crisi degli ospedali non si esaurisce nei Pronto soccorso, unica alternativa alle infinite liste di attesa, sovraffollati di pazienti ma sostenuti da pochi medici e professionisti sanitari allo stremo delle forze. E quella del territorio si manifesta con aree geografiche estese prive di medici di riferimento e di sostegno sociale e sanitario per pazienti con malattie croniche, spesso non autosufficienti, invalidanti.

Situazioni simili si manifestano anche nei confronti della non autosufficienza degli anziani policronici, sia nei servizi domiciliari che nelle R.S.A., e delle persone disabili, dove i servizi territoriali non sono assolutamente più adeguati alle reali necessità.

Inoltre mentre i disturbi psicologici e le malattie psichiatriche sono in notevole aumento, mancano molte migliaia di professionisti nel settore e pochissime sono le risorse destinate ai D.S.M., il tutto mentre, con le risorse del PNRR, ci si attendeva un rilancio dei Servizi socio-sanitari.

Anche il “Rapporto civico sulla salute 2023”, presentato da Cittadinanzattiva mostra dettagliata una situazione drammatica: liste d’attesa infinite, sistema dei pronti soccorso allo stremo, assenza di risorse umane in molte aree del territorio italiano, definite “deserti sanitari”, il ricorso alla spesa privata, incompatibile con un sistema Universalistico. 

Cinque sono le richieste contenute nel rapporto:

  1. Monitoraggio dei Livelli Essenziali d’Assistenza esigibili su tutto il territorio Nazionale;
  2. Eliminazione delle liste d’attesa attraverso investimenti sulle risorse umane e tecniche, programmazione, trasparenza e impegno concreto delle Regioni;
  3. Attuazione del diritto alla Sanità digitale;
  4. Percorsi di cura e assistenza dei malati cronici, rari e non autosufficienti riprendendo l’iter normativo per il riconoscimento dei caregiver;
  5. Attuazione dell’assistenza territoriale.

Appelli stanno arrivando anche da altre associazioni come Gimbe e dalle organizzazioni sindacali della sanità. Queste ultime rappresentano oltre 120.000 dirigenti medici, veterinari e sanitari dipendenti del SSN. Chiedono, di promuovere un fronte ampio, di Cittadine e Cittadini, Associazioni, Organizzazioni Sindacali di tutti i lavoratori, in grado di dar vita a un movimento che promuova una campagna di sensibilizzazione della popolazione, al fine di salvaguardare il Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale e combatta il percorso di progressiva privatizzazione che ha di fatto gonfiato la spesa privata a carico della spesa pubblica.

Alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte accogliamo l’appello sia delle Organizzazioni Sindacali della Sanità Pubblica e sia l’appello lanciato da Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, a seguito della presentazione del “Rapporto civico sulla salute 2023”, che hanno proclamato lo stato d’emergenza e una mobilitazione permanente a difesa del Servizio Sanitario Nazionale.

Per questi motivi invitiamo ad aderire alla manifestazione sindacale del 15 giugno con pazienti in piazza e a tutte le altre che verranno promosse.

I Presidenti ed i Vicepresidenti del CMSS AUSL di Bologna, approvando all’unanimità questo documento, lanciano questo grido di allarme, perché desiderano cittadini consapevoli del fatto che ormai si è sulla soglia di una situazione “”di non ritorno”” e che devono pretendere chiarezza dalle proprie Istituzioni Politico, Amministrative e Sanitarie, con l’obiettivo di averle al proprio fianco in una battaglia comune a difesa del servizio socio-sanitario pubblico e universalistico.

Bologna 24 maggio 2023

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