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DOVE è FINITA LA POLITICA, IN UN POZZO DI DISCREDITO…?

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DOVE è FINITA LA POLITICA, IN UN POZZO DI DISCREDITO…

di Ildo Tumscitz, psicoterapeuta, Bologna

Comincio l’intervento citando la fine dell’intervista allo storico del fascismo Emilio Gentile sull’8 settembre apparsa su Repubblica: “ Temo una democrazia senza valori, puro recipiente o espediente recitativo, dove chi vince governa, ma quasi metà della popolazione non vota come se non fosse più possibile credere in qualcosa e costruire insieme una democrazia migliore.”

Parlare del discredito della politica significa fare riferimento, come suggerisce Foucault, al concetto di “dimensione politica” nella nostra vita di cittadini. Ciò vuol dire esprimere e analizzare cosa siamo disposti ad accettare nel nostro mondo, cosa siamo disposti a rifiutare oppure  operare un cambiamento sia nella nostra situazione sia in noi stessi.

Siamo stati sollecitati negli ultimi anni ad affrontare e vivere il discredito della politica attraverso la lettura di almeno due libri stimolanti,” La libertà dei servi “ del politologo Maurizio Viroli e  “Democrazia senza popolo” di Carlo Galli. Per non parlare delle interviste e degli scritti di Zagrebelschy e altri emeriti costituzionalisti che hanno affermato e chiarito il valore  della democrazia di partecipazione rispetto alla democrazia di investitura, parente stretta delle democrazie autoritarie o illiberali che si stanno diffondendo in tutto il mondo. Si tratta del tentativo ossessivo di “ rafforzare il potere pastorale sui cittadini”, rovesciando così il “flusso politico” che la democrazia, descritta nella nostra costituzione, vuole che sia “dal basso verso l’alto,dalla società alle istituzioni politiche, non viceversa”.

Viviamo in un tempo dove la politica e il parlamento  non sono percepiti e vissuti come “una religione civile”. Assistiamo ad un modo “antico” di governare la società, usando informazioni distorte e menzognere per creare narrazioni semplici, efficaci ma false, volte a colpire in maniera rapida e permanente il nostro cervello, che complice la sua storia evolutiva, tende ad attivarsi istantaneamente in reazione ad un potenziale pericolo. Sono  queste le parole di una scienziata, Elena Cattaneo, a proposito delle strategie comunicative in corso, con le quali si risveglia e alimenta l’istinto della paura, per poi porsi come gli unici baluardi  in grado di contrastare quei pericoli inventati.

Possiamo osservare, infatti, che oggi non è il reale a produrre l’immagine ma l’immagine a produrre la realtà. L’incertezza politica viene alimentata e prodotta da una informazione che confonde sistematicamente gli eventi attraverso i media, in una situazione del paese dove non ci sono mai state tante fratture. Basti pensare alla distanza nord-sud come una delle più grandi e storicamente più critiche.

L’acting –out mediatico ( è il recitativo di cui parla Emilio Gentile ) promuove una virtualità generalizzata che  mette fine alla realtà. Abbiamo sotto gli occhi un processo tecnologico che agisce da elemento perturbatore della democrazia liberale e della politica. La società italiana vive il passaggio verso un mondo dove la sostanza referenziale diventa sempre più rara. Il linguaggio finisce per corrispondere alla più bassa definizione del senso, falsificando la storia in tempo reale.

Nel contesto sociale e politico italiano così frammentato e atomizzato, dove ogni coraggioso tentativo di ricomposizione fatica a realizzarsi, i cittadini frustrati e angosciati di fronte ad un panorama politico così indigesto cercano nella vita privata e nella virtualità delle reti, nella tele-realtà, un mondo che permetta loro di sfuggire al difficile e faticoso compito di distinguere il vero dal falso, il bene collettivo dal male. Paradossalmente diventa preferibile pensare ciò’ che la rete e la macchina tecnologica permette di trattare e captare,sull’onda  di una disillusione totale nei confronti degli inganni della società e della politica.

RIMANE LA DOMANDA: COME RICONQUISTARE IL PRIVILEGIO DELLA COSCIENZA CRITICA INDIVIDUALE E COLLETTIVA, UNA INTELLIGENZA NATURALE, IN UNA SOCIETA’ MODERNA MAI ESENTE  DAI CONFLITTI ?

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