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Povertà sanitaria: 427mila italiani hanno chiesto aiuto per curarsi

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Povertà sanitaria: 427mila italiani hanno dovuto chiedere aiuto per curarsi

di Paolo Ferraresi*

Un numero in crescita del 10,6% rispetto alle 386.253 persone che nel 2022 hanno dovuto chiedere aiuto alle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure, non riuscendo fare fronte alle spese con i propri risparmi. È quanto emerge dall’11° Rapporto sulla povertà sanitaria. Senza il terzo settore, almeno 1/5 dell’offerta sanitaria non sarebbe garantito.

Nell’anno in corso, 427.177 persone (pari a 7 residenti su 1000) si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria. Hanno dovuto, cioè, chiedere aiuto ad una delle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Un numero in aumento del 10,6% rispetto alle 386.253 persone in povertà sanitaria nel 2022. Intanto, la spesa farmaceutica delle famiglie aumenta, ma la quota a carico del Ssn diminuisce: nel 2022 (ultimi dati disponibili), la spesa farmaceutica totale è pari a 22,46 miliardi di euro (2,3 mld in più, pari al +6,5% rispetto al 2021), ma solo 12,5 mld di euro (il 55,9%) a carico del Ssn (erano 11,87 nel 2021, pari al 56,3%). Restano 9,9 mld (44,1%) pagati dalle famiglie (erano 9,21 nel 2021, pari al 43,7%). Significa che, rispetto all’anno precedente, le famiglie hanno pagato di tasca propria 704 milioni di euro in più (+7,6%). In sei anni (2017-2022), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%).

È quanto emerge dall’11° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici e ABOCA da OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati sono stati presentati il 5 dicembre 2023 in un convegno promosso da Banco Farmaceutico e Aifa.
A sostenere di tasca propria l’aumento della spesa per i farmaci sono state tutte le famiglie, comprese quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.

Il punto è che senza il Terzo settore, la tenuta del Ssn sarebbe a rischio. Nel rapporto si evidenzia, infatti, come le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari sono 12.578 (e occupano 103 mila persone). Di queste, 5.587 finanziano le proprie attività per lo più da fonti pubbliche. Tenendo conto di questo solo sottoinsieme, il non profit rappresenta almeno 1/5 del totale delle strutture sanitarie italiane (oltre 27.000), generando un valore pari a 4,7 miliardi di euro.

Si conferma, infine, la relazione circolare tra povertà di reddito e povertà di salute: la percentuale di chi è in cattive o pessime condizioni di salute è più alta tra chi si trova in condizioni economiche precarie rispetto al resto della popolazione (6,2% vs. 4,3% nel 2021). La qualità della vita legata a gravi problemi di salute, inoltre, è peggiore per chi ha meno risorse rispetto a chi ha un reddito medio-alto (25,2% vs. 21,7%).

E se è vero che le risorse economiche non preservano, di per sé, da gravi patologie (specie all’aumentare dell’età), è altrettanto vero che consentono di fronteggiarne meglio le conseguenze. Mentre a compromettere lo stato di salute di chi è economicamente vulnerabile è anche la rinuncia a effettuare visite specialistiche, che è cinque volte superiore al resto della popolazione.

“Attraverso il rigore del metodo scientifico dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, vogliamo fornire un contributo di conoscenza su alcuni aspetti essenziali per qualificare la nostra società”, dichiara Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets “In particolare – prosegue -, quest’anno ci preme sottolineare che tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari”.

“Senza il Terzo settore (e, in particolare, senza le migliaia di istituzioni non profit, di volontari e di lavoratori che si prendono cura dei malati), non solo l’SSn sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero”, conclude Daniotti.

  • CCMSS AUSL BOLOGNA
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