Franco Nanni
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il peso globale dei disturbi mentali continua a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo.
Cosa si sa della prevenzione in questo specifico ambito? Ci sono alcune ragionevoli certezze:
- nel bambino la qualità e la stabilità delle relazioni primarie e dell’accudimento, soprattutto nei primissimi anni, determinano rilevanti aspetti della futura salute mentale e relazionale dell’individuo adulto, inclusa la vulnerabilità agli stressor.
- Lo stress (anche nei suoi fenomeni organici riguardanti l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene) rappresenta il principale fattore precipitante che fa emergere o aggravare fragilità e predisposizioni psicopatologiche pre-esistenti.
- La qualità e la densità della rete sociale e dei legami affettivi che accompagnano l’individuo nel corso di vita è un’altra importante determinante non solo della salute mentale in primis, ma della Salute tout court.
- L’abuso di smartphone e tablet, in particolare per alcuni utilizzi (social network e videogame in primis) rappresenta un importante fattore di rischio psichico soprattutto in età evolutiva.
- Non va dimenticato il crescente interesse per il ruolo che numerosi inquinanti ambientali hanno nello sviluppo di anomalie e carenze dello sviluppo neurologico.
Una buona prevenzione primaria dovrebbe agire in modo incisivo su tutti questi fattori, che purtroppo, però, presentano fortissime inerzialità e freni dovuti al modello socioeconomico di sviluppo. Per quanto riguarda la prevenzione secondaria occorrerebbe attivare una rete capace di intercettare precocemente tutti i potenziali segnali di disagio psichico e indirizzarli verso un trattamento idoneo alla fase in cui si trovano, evitando due errori forieri di ulteriori difficoltà: una medicalizzazione precoce e impropria da un lato (+250% di prescrizioni di antidepressivi in 10 anni), dall’altro il ricorso a pseudoscienze, operatori olistici e altre figure che impropriamente vogliono accreditarsi come esperti in salute mentale. In prima linea oggi ci sono certamente i medici di medicina generale, che hanno contribuito significativamente a quel +250% 1, ma tanto di più si potrebbe fare per informare la popolazione preventivamente. Concordo con chi sostiene 2 che “Il MMG deve poter disporre di maggiori informazioni rispetto alle forme di psicoterapia oggi disponibili e deve poter essere in grado di valutare l’opportunità dell’invio del paziente allo psicoterapeuta”. In alternativa andrebbe presa in esame la proposta, citata spesso e mai davvero attuata 3, del cosiddetto “psicologo di base”.
Per quanto riguarda la cura, ma anche la cosiddetta prevenzione quaternaria 4, il nostro sistema sanitario sembra ignorare alcune evidenze:
- la psicoterapia CBT di ultima generazione è in linea generale pari o superiore per efficacia a molte categorie di psicofarmaci, in particolare gli antidepressivi e gli ansiolitici. Gli esiti positivi della psicoterapia sono (nei casi più ottimistici) equivalenti a breve termine ma più durevoli rispetto ad analoghi esiti di psicofarmacoterapia 5.
- Una importante esperienza inglese 6 mostra che una psicoterapia di qualità, erogata gratuitamente dal SSN, ha un impatto maggiore sulla salute pubblica e a costi inferiori rispetto al tradizionale approccio psicofarmacologico.
1 – Si veda l’articolo di F. Mazzoleni: https://www.simg.it/Riviste/rivista_simg/2008/05_2008/8.pdf
2 – https://www.simg.it/Riviste/rivista_simg/2008/02_2008/4.pdf
3 – http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=88492&fr=n
4 – https://it.wikipedia.org/wiki/Prevenzione_quaternaria
5 – “Evidence suggests that psychotherapy and pharmacotherapy are equally efficacious in the short-term, but psychotherapy is superior in the long-term”. Leichsenring F, Steinert C, Hoyer J. Psychotherapy Versus Pharmacotherapy of Depression: What’s the Evidence? Z Psychosom Med Psychother. 2016;62(2):190-5
6 – England’s Mental Health Experiment: No-Cost Talk Therapy, B. Carey, New York Times, July 24, 2017