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Angelo Roncalli oggi compirebbe 140 anni!

Papa Giovanni XXIII, il Papa Buono.

“Sono venuto, mi avete veduto. Ho messo i miei occhi nei vostri occhi, il mio cuore nei vostri cuori” disse ai detenuti del carcere Regina Coeli il 26 dicembre 1958, il primo natale dopo l’elezione, avvenuta il 28 ottobre.

Un Papa in mezzo a ladri e assassini! Sì, proprio così! Il mattino prima aveva sorriso a piccole e piccoli ricoverate/i all’ospedale Bambin Gesù.

Avevo sei anni, ma quelle parole mi si appiccicarono addosso. Quasi inconsapevolmente mi resi conto fin da subito che il mio  approccio con le persone, con le cose, era diretto, profondo; davo il cuore e lo pretendevo, tanto che a volte finivo per litigare… ma col cuore. Strano a capirsi, ma facevo, faccio tutto con il cuore, anche gli errori più stupidi.

Papa Giò!  Così lo chiamo ancora adesso nei miei colloqui quasi giornalieri. Me lo sento accanto, anche quando sono cattivo, perché lo sono, lo siamo tutte, tutti un po’. È qui! C’era anche nel momento in cui m’innamorai della Costituzione, nel preciso istante in cui il suo cuore entrò nel mio ed il mio nel suo. Ecco perché evito dibattiti di ingegneria costituzionale: non è materia mia! Io sono affascinato dal cuore della Costituzione; rivelo a chi è interessato quanto il suo cuore sia entrato nel mio e quanto il mio sia entrato nel suo. Soprattutto a studentesse e studenti! Addirittura cerco di parlarne senza parlarne, sperando che i valori spuntino da soli, perché tutto è Costituzione, dallo svegliarsi all’andare a dormire; e la Costituzione è l’amica con cui confrontarsi nel quotidiano per optare per questa o quella soluzione, dalla più modesta alla più rilevante. Ecco due miei compagni di viaggio: Papa Giò e la Costituzione!

Angelo Giuseppe Roncalli nacque il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo. Fu ordinato sacerdote nel 1904. In Bulgaria dal 1925. Delegato apostolico in Turchia e Grecia dal 1933. Nunzio apostolico in Francia dal 1944. Patriarca di Venezia dal 1953. Papa dal 1958. Con la sua umiltà e semplicità rivoluzionò il protocollo vaticano e sbalordì terra e mare con le sue scelte inaspettate ma dense di un contenuto sincero, appassionato, moderno, innovativo, colorato di futuro… infinito…

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) lo inventò dal nulla. Fu lo strumento democratico con cui tentò di cambiare la Chiesa senza riuscirci pienamente. Vi parteciparono più di 2.500 vescovi di tutto il pianeta – c’era anche il mio “maestro” don Giuseppe Dossetti: come consigliere del cardinal Lercaro -. Aprì alle altre religioni, ai non credenti, incoraggiò la fratellanza tra i popoli. Nodali le sue encicliche, tra cui Mater et Magistra (1961) e Pacem in Terris (1963), che proprio oggi i cristiani dovrebbero rileggere, soprattutto i governanti prima di prendere decisioni di guerra.

La sua genuinità permeava anche l’azione diplomatica, resa persuasiva dalla straordinaria popolarità, tanto da consentirgli di svolgere un ruolo di primo piano nelle questioni internazionali, come nella crisi cubana in cui si sfiorò il conflitto nucleare. Scrisse cinque volumi su San Carlo Borromeo. Illuminanti sono anche i diari e le lettere alla famiglia.

Il 3 giugno 1963 milioni di persone piansero…

– È Santo dal 27 aprile 2014! Non perché ha fatto miracoli, ma perché è un modello da imitare! Per le sue virtù, il suo magistero, il suo riformismo ancorato alla Verità. Perché un santo deve fare i miracoli? Forse i santi sono proprio quelli che riescono ad essere umani fino in fondo! -.

Avevo appena dieci anni, giocavo a pallone con gli amici in un campetto, quando una signora si affacciò alla finestra e ci urlò che il Papa buono era morto. Smettemmo di giocare, così, automaticamente, senza una parola, andammo via uno accanto all’altro ma in silenzio… pensai a lui tutto il pomeriggio sul muretto della Litoranea. Arrivai a casa con mezzora di ritardo, ma non spiegai a mia madre il perché, e il suo rimprovero mi scivolò addosso senza ferirmi.

Mi vennero in mente le parole di Papa Giò la prima sera del Concilio, l’11 ottobre 1962. Non aveva programmato di affacciarsi per salutare le fedeli, i fedeli, ma i collaboratori lo pressarono: “Santità, sono centinaia di migliaia, non se ne vede la fine”.

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… a guardare a questo spettacolo… Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza”.

michi del gaudio

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