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Guerra e energia: la Cina è il convitato di pietra

Fonte : Energia per l’Italia

di Leonardo Setti

Quando si analizza la crisi in Ucraina si arriva sempre inevitabilmente a parlare del problema energetico. Percepiamo istintivamente che questa guerra sia legata strettamente alle forniture di gas in quanto mentre combattiamo e mettiamo sanzioni economiche all’aggressore dall’altra parte lo preghiamo di consegnarci il gas di cui abbiamo bisogno come l’aria. Insomma, un paradosso che ci fa sospettare. Esiste quindi un problema energetico dietro questo conflitto?

La Russia è la prima riserva mondiale di gas naturale con 37400 miliardi di metri cubi nel 2020 che si sono ridotti di 200 miliardi di metri cubi dal 2019 indicando per la prima volta che la produzione non è più coperta dalla scoperta di nuovi giacimenti. La riduzione delle riserve russe sta ad indicare che anche le produzioni inizieranno a calare ed infatti nel 2020 si sono prodotti soltanto 638,5 miliardi di metri cubi di gas metano rispetto ai 679 miliardi del 2019. A queste condizioni, le riserve si esauriranno nei prossimi 59 anni

L’Europa ha riserve per 3200 miliardi di metri cubi rispetto ai 5400 miliardi che avevamo nel 2000 a causa del picco raggiunto 20 anni fa. La massima produzione di gas europeo è stata raggiunta nel 2004 con 337,4 miliardi di metri cubi rispetto agli attuali 218,6 miliardi che si riduce del 7-8% ogni anno. A queste condizioni potremo produrre gas naturale per ancora 15 anni.

La Cina dal 2000 sta cercando gas in tutto il Paese e ha trovato riserve per 8400 miliardi di metri cubi che l’ha portata in 20 anni a produrre annualmente 194 miliardi di metri cubi che può aumentare fino a 230-240 miliardi. A queste condizioni, le riserve si esauriranno nei prossimi 35 anni.

Dal lato dei consumi, la Russia consuma internamente 411 miliardi di metri cubi esportandone 227,5 miliardi mentre l’Europa consuma internamente 541,1 miliardi importandone 322,5 miliardi di cui 152,1 miliardi proprio dalla Russia. Il consumo europeo è calato progressivamente dal 2005 in cui si sono toccati i 627,8 miliardi per effetto dell’implementazione significativa dell’energia rinnovabile ma soltanto fino al 2010 quando si sono fortemente ridotti gli incentivi per sostenere la transizione energetica. Se l’Italia avesse mantenuto il trend del 2010 e 2011, in cui sono stati installati fino a 9000 MW di fotovoltaico all’anno, senza bloccare il conto energia con lo scellerato Decreto Romani del 2011, oggi consumeremmo 35 miliardi di metri cubi di gas naturale in meno e saremmo molto più autonomi visto che l’attuale dipendenza dalla Russia è di 28 miliardi di metri cubi.

La Cina ha cominciato a consumare gas in grande quantità nel 2000 e oggi necessita di 330,6 miliardi di metri cubi all’anno con un incremento medio annuale negli ultimi 5 anni di 40 miliardi di cui ne deve importare 132,6 miliardi. La Cina è un mercato in crescita esponenziale che nei prossimi anni importerà più gas di quanto oggi chiede l’Europa al mercato mondiale generando quindi una forte tensione internazionale che coinvolgerà direttamente la Russia.

Abbiamo un problema in quanto tra soli due anni la Cina chiederà una quantità di gas naturale pari a quello che ne può esportare la Russia per cui è evidente che non ci potrà essere metano per soddisfare tutti.

Vista così pare che questa guerra assomigli casualmente a un pretesto per rompere i rapporti tra cliente e fornitore affinché il fornitore possa sentirsi libero di vendere a qualcun altro.

Forse non è un caso che quando la Germania ha messo in stand-by il gasdotto Nord Stream 2 e Gazprom ha perso la sponsorizzazione al calcio europeo, il giorno dopo la Russia ha chiuso l’accordo per la realizzazione del gasdotto Power of Siberia 2 che dovrebbe portare a regime 50 miliardi di metri cubi di gas naturale alla Cina.

La Cina ha bisogno della quota di gas che l’Europa prende dalla Russia se vuole mantenere la sua capacità produttiva e di sviluppo industriale ma ha anche bisogno dell’Europa per sostenere la sua capacità produttiva.

L’Europa ha bisogno della Russia per l’energia ma anche bisogno della Cina se vuole effettuare la transizione ecologica perché il fallimento delle strategie industriali europee negli ultimi 20 anni hanno fatto si che la Cina sia diventata leader mondiale per la fornitura dei moduli fotovoltaici, delle pale eoliche e delle batterie.

La Germania ha fatto la formica e ha continuato imperterrita a finanziare la transizione energetica verso le rinnovabili e oggi può vantare 51 GW di fotovoltaico installato, 61 GW di eolico, 402 MWth di solare termico e 7600 KTEP di biogas mentre l’Italia dal 2011, come altri Paesi europei, ha fatto la cicala e ha “cantato” di transizione ecologica ma si è colpevolmente fermata a soli 20 GW di fotovoltaico installato, 10,5 GW di eolico, 125 MWth di solare termico e 1125 KTEP di biogas, cioè mediamente 4-5 volte in meno dei tedeschi.

In questo tavolo di gioco è la Cina che da le carte ed è quindi lei che può disinnescare il detonatore di questa guerra che è figlia di una crisi energetica pericolosissima.

La Cina però ascolta se vi è una contropartita in cambio a fare da artificiere.

A mio parere l’Europa deve fare il primo passo dando alla Cina quello di cui ha bisogno: mercato in cambio di energia (“market-to-energy”).

L’unica cosa che possiamo fare se vogliamo fermare questa guerra e renderci autonomi è:

  1. stipulare un accordo con la Cina per la fornitura di moduli fotovoltaici, pale eoliche e batterie al litio per i prossimi dieci anni (“MARKET”);
  2. chiedere immediatamente al Parlamento di varare un nuovo conto energia per incentivare l’installazione di rinnovabili fotovoltaiche ed eoliche con un fondo di 3,5 miliardi all’anno;
  3. fare un accordo con tutte le associazioni di categoria per garantire l’installazione di 10 GW di rinnovabili elettriche all’anno;
  4. fare un accordo con le più importanti case automobilistiche europee per avviare la più importante campagna di produzione di auto elettriche al fine di garantire tra dieci anni le batterie di seconda vita che ci servono per fare i grandi sistemi di accumulo;
  5. avviare una imponente riqualificazione delle case sostituendo caldaie con pompe di calore elioassistite;

Dobbiamo ridurre i consumi di gas russo di 3,5 miliardi di metri cubi in più ogni anno fino a raggiungere 28 miliardi di metri cubi all’anno che lasceremo alla Cina (“ENERGY”) e chiedere immediatamente a questo Paese di mettersi al tavolo con la Russia per negoziare la fine della guerra.

Più in generale, bisogna rendersi conto che la pace, oltre ad essere un imperativo morale, in un sistema economico globalizzato è una necessità imposta dal problema dei consumi di energia. Come sopra descritto, i combustibili fossili, oltre a causare cambiamento climatico e inquinamento, sono in via di rapido esaurimento e, pertanto, si andrà sempre più frequentemente verso guerre reali e/o economiche volte a garantire alle varie nazioni l’energia necessaria. Da tutto questo si evince che, se vogliamo un mondo più pacifico, bisogna sviluppare con urgenza l’uso delle energie rinnovabili, disponibili su tutto il globo.

Bisogna anche rendersi conto, però, che la transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili (in concreto, dall’energia come “calore” all’energia come “elettricità”) risolverà i problemi del cambiamento climatico e dell’inquinamento, ma non potrà garantire l’assenza di guerre reali e/o economiche per il possesso e l’uso dei materiali necessari allo sviluppo delle energie rinnovabili (ad esempio, litio per gli accumulatori di energia elettrica, neodimio per i magneti delle pale eoliche, ecc.). Quindi, da un lato sarà necessario abituarsi a consumare meno energia, dall’altro dovremo convincerci che ci sarà sempre più bisogno di cooperazione fra i popoli e di pace.

* Università di Bologna

L’immagine : Turbina eolica e sottostazione elettrica all’interno del parco eolico Alpha Ventus nel mare del Nord

wikimedia creative commons

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