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                        Sentinella quanto resta della notte?

Sentinella a che punto è la notte? Arcuri rivendica nuova accelerazione. In  realtà siamo lontanissimi. Giornalisti in stand by - FarodiRoma

di Francesco Domenico Capizzi*

“Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte né per mare né per terra: per esempio, la guerra…Un arcobaleno senza tempesta, questa sì che sarebbe una festa. Sarebbe una festa per tutta la terra fare la pace prima della guerra”. In poche semplici parole Gianni Rodari spiega ai bambini (Promemoria, Sc Oca blu 2003) l’esigenza assoluta di prevenire e rifiutare ogni atto che conduca ad azioni violente e alla guerra. Agli adulti scettici basterà la considerazione attribuita ad Albert Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta sì…con bastoni e pietre”.

Oggi, ma lo eravamo anche prima, ne siamo tutti consapevoli! La guerra non può essere cauta e limitata, condotta come strumento chirurgico nella quiete della sala operatoria, in nessun modo minimizzata, resa accettabile, umanizzata, giustificata e tollerata per l’immediato destruente riverbero, etico e morale, e per le conseguenze nefaste che ricadono inevitabilmente su tutti i popoli, nessuno escluso, in ogni aspetto della loro vita presente e futura.

Certo, le Leggi, in Italia l’art. 52 del C.P., ammettono la difesa personale, comunque sempre legata e proporzionata all’offesa, contro un pericolo imminente, così l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite riconosce ad uno Stato la facoltà di difendere la propria sovranità, anche sul piano militare, quando non risultasse attuabile una diversa equa soluzione conciliativa.  

Ma anche le guerre difensive e di liberazione incidono solchi e strascichi profondi, sterminati e indelebili come cicatrici nell’intimo delle popolazioni perché, per quanto a volte necessarie e giustificate, favoriscono lunghe e profonde regressioni culturali e socio-sanitarie, ondate di odii e divisioni difficilmente superabili, perfino abomini e relative distorsioni storiche.

Da aggiungere che nessuna delle innumerevoli acrobazie semantiche e delle patenti menzogne utilizzate – “difesa dal deviazionismo borghese…aiuto fraterno…custodia e difesa della civiltà cristiana…esportazione dei principi democratici… diritto all’autodifesa…azione preventiva…stabilizzazione umanitaria…guerra chirurgica…armi di distruzione di massa…guerra globale al terrorismo… azioni speciali… “ – non possono trasformare aggressive manovre armate in operazioni di liberazione, di pace e di vita. La guerra è vinta da chi più uccide e distrugge.

Spetta soltanto ad una Politica nazionale e internazionale fondata sul Bene Comune rianimare gli strumenti di dialogo e comprensione reciproca perché la gestione di un conflitto non sfoci in violenze e logiche di confronto fra blocchi di potenze militari.

Ormai la vita quotidiana di ognuno, e in tutte le parti del Mondo, nessuna esclusa, viene scandita da guerre pregresse, innumerevoli focolai di guerre, terrorismi, guerre neppure dichiarate sebbene combattute ed anche mai del tutto formalmente estinte come accade con  l’Iraq che risulta ancora in armi contro Israele  dal 1947, la medesima situazione si svolge con la Corea del Nord contro la Corea del Sud dal 1950, con la Cina contro l’India dal 1962, con la Siria contro Israele dal 1973, con la Georgia contro l’Ossezia del sud dal 2008, con la Russia contro la Cecenia a partire dal 1999 e contro l’Ucraina a partire dal 2014 e fino ad oggi senza neppure una dichiarazione di guerra, perché prevedibilmente sarebbe stata avversata dall’ONU. Più comodo e rassicurante derubricare a “operazioni speciali” e ad “azioni di denazificazione” e invadere i territori di uno Stato sovrano con la giustificazione che si tratti di cosa nostra, giungendo a sovvertire la Storia di quel Paese.

E’ dunque imperativo prosciugare le fonti nelle quali si abbeverano le origini di ogni guerra che, in verità, hanno nomi ben noti: volontà e bramosia di potere e d’espansione, di conquista e di dominio assoluto, di accaparramenti di materie pregiate, in definitiva ignorando, e fingendo di non sapere, che la pace non può trionfare senza giustizia sociale ed equità nazionali e sovranazionali.

“Sentinella quanto resta della notte? Sentinella quanto resta della notte? La sentinella risponde: viene il mattino, poi anche la notte, se volete domandare domandate, convertitevi, venite…” (Isaia 21, 11-12). Attesa, ripensamento, rinnovamento, vigilanza, discernimento, speranza per il domani, trepidazione, “nessun rimpianto per il giorno che precede” perché finalmente orientati in avanti “verso la Città dell’Uomo…” (Giuseppe Dossetti, Commemorazione di Giuseppe Lazzati, Milano 18 maggio 1994)

  • Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna
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1 commento su “                        Sentinella quanto resta della notte?”

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