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DA “INVISIBILI” A CITTADINI

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L’UTOPIA DEI MATTI

DA “INVISIBILI” A CITTADINI

“E’ più che mai importante riscoprire oggi le proprie radici e rilanciare quella che nel nostro recente Manifesto per la Salute Mentale abbiamo rinominato “Utopia Possibile”. Una Utopia che restituisca umanità alla sofferenza mentale realizzando un cambio radicale di culture, pratiche professionali, politiche, legislazioni, organizzazioni. Una Utopia nella quale la Salute Mentale diventi un Bene Comune, la “follia” parte della vita, la diversità ricchezza di tutti. Una Utopia che veda le “Persone in sofferenza” essere i protagonisti della propria vita e i Servizi svolgere ruoli di sussidiarietà professionale. Un’Utopia nella quale ci riconosciamo tutti “fragili” e “interdipendenti”, legati gli uni agli altri da legami indissolubili; dove non c’è bisogno di “includere” nessuno perché mai nessuno è stato “escluso”; dove insieme ci facciamo carico di liberare la sofferenza psichica dai circuiti della “cronicità psichiatrica” e le persone tutte dai sentimenti di paura, rabbia, rancore verso l’altro diverso da sé. Una Utopia nella quale, come dice Eugenio Borgna, ci ridefiniamo insieme come accogliente “comunità di destino”, senza dimenticare mai che «la vita di ciascuno di noi, quando sia ferita dal dolore, di armonia risuona e di follia; di grazia e di lacrime; di speranza e di angosce; di luce e di ombre; le une enigmaticamente sempre intrecciate alle altre».” (dalla postfazione di Ernesto Guerriero)

Questo libro dà voce a chi non ne ha. Storie che illuminano i lati più struggenti, fragili ed insieme forti di un altro pezzo di umanità fatto di persone “invisibili e inaffidabili” al punto da essere chiamate matti o folli o, peggio, malati mentali.

Persone capaci di diventare, insieme, un Popolo che riemerge dai margini della società e si incammina a diventare il Popolo dell’Utopia, capace di affermare i propri diritti e praticare la propria cittadinanza. Quelli che prima erano pupazzi destinati a perdersi, divengono uomini e donne che hanno tanto da dire e soprattutto da donare.

Un libro pieno di amore che fa commuovere e sorridere, che scava nella coscienza di ognuno di noi e ci fa vedere in modo più chiaro ed onesto quello che in fondo un po’ ci disturba. È un risveglio per tutti, perché dentro ad ognuno di noi, più o meno nascosto, sta quel “matto” che si aggira per le strade parlando da solo o gridando al vento, che vorrebbe  due mani accoglienti, un caffè caldo da bere insieme, che vorrebbe, in poche parole, essere “visto” veramente. In tutte queste pagine c’è anche  un po’ di  ognuno di noi.

L’autore Paolo Vanzini. Psichiatra, insieme a 40 “matti” del Servizio Psichiatrico di Borgo Roma a Verona fonda nei primi anni ‘90 l’Associazione Self Help San Giacomo e la Cooperativa Sociale Self Help, dando vita a quella che sarebbe diventata la Rete Self Help di Verona. Tra i massimi esperti di auto-aiuto, Vanzini ha contribuito in maniera determinante ad una nuova cultura che sposta il baricentro dell’attenzione dalla patologia alla persona, contrastando la cronicità e favorendo il passaggio da utenti-pazienti a cittadini.

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