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Farmaco utile contro l’Alzheimer

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Risultati di Lecanemab nella malattia di Alzheimer precoce

fonte: the new england journal of medicine DOTTNET

Lecanemab ha ridotto i marcatori di amiloide nella malattia di Alzheimer precoce e ha provocato un declino moderatamente inferiore delle misure cognitive e funzionali rispetto al placebo

L’accumulo di beta-amiloide aggregata solubile e insolubile (Aβ) può avviare o potenziare i processi patologici nella malattia di Alzheimer. Lecanemab, un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato che si lega con elevata affinità alle protofibrille solubili di Aβ, è in fase di sperimentazione in persone con malattia di Alzheimer in fase iniziale.

Abbiamo condotto uno studio di fase 3 multicentrico, in doppio cieco, della durata di 18 mesi, che ha coinvolto persone di età compresa tra 50 e 90 anni con malattia di Alzheimer in fase iniziale (deterioramento cognitivo lieve o demenza lieve dovuta alla malattia di Alzheimer) con evidenza di amiloide alla tomografia a emissione di positroni ( PET) o mediante esame del liquido cerebrospinale. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in un rapporto 1:1 a ricevere lecanemab per via endovenosa (10 mg per chilogrammo di peso corporeo ogni 2 settimane) o placebo. L’endpoint primario era la variazione rispetto al basale a 18 mesi nel punteggio del Clinical Dementia Rating–Sum of Boxes (CDR-SB; range, da 0 a 18, con punteggi più alti che indicano una maggiore compromissione). Gli endpoint secondari chiave erano la variazione del carico di amiloide sulla PET, il punteggio sulla sottoscala cognitiva a 14 voci della scala di valutazione della malattia di Alzheimer (ADAS-cog14; intervallo, da 0 a 90;

RISULTATI

Sono stati arruolati in totale 1795 partecipanti, di cui 898 assegnati a ricevere lecanemab e 897 a ricevere placebo. Il punteggio CDR-SB medio al basale era di circa 3,2 in entrambi i gruppi. La variazione media dei minimi quadrati aggiustata rispetto al basale a 18 mesi è stata di 1,21 con lecanemab e di 1,66 con placebo (differenza, -0,45; intervallo di confidenza al 95% [CI], da -0,67 a -0,23; P<0,001).In un sottostudio che ha coinvolto 698 partecipanti, si sono verificate maggiori riduzioni del carico di amiloide cerebrale con lecanemab rispetto al placebo (differenza, -59,1 centiloidi; IC 95%, da -62,6 a -55,6). Altre differenze medie tra i due gruppi nella variazione rispetto al basale a favore di lecanemab sono state le seguenti: per il punteggio ADAS-cog14, -1,44 (95% CI, da -2,27 a -0,61; P<0,001); per ADCOMS, -0,050 (IC 95%, da -0,074 a -0,027; P <0,001); e per il punteggio ADCS-MCI-ADL, 2,0 (95% CI, da 1,2 a 2,8; P<0,001). Lecanemab ha provocato reazioni correlate all’infusione nel 26,4% dei partecipanti e anomalie di imaging correlate all’amiloide con edema o versamenti nel 12,6%.

CONCLUSIONI

Lecanemab ha ridotto i marcatori di amiloide nella malattia di Alzheimer precoce e ha provocato un declino moderatamente inferiore delle misure cognitive e funzionali rispetto al placebo a 18 mesi, ma è stato associato a eventi avversi. Sono necessari studi più lunghi per determinare l’efficacia e la sicurezza del lecanemab nella malattia di Alzheimer precoce.

fonte: the new england journal of medicine

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