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Selezioni all’ingresso: “…vada, non fa per lei, Giuseppe Verdi!”.

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da “Il Giorno”

La selezione all’ingresso è ormai una pratica consolidata. Dalle discoteche degli anni 80 si è via via allargata, fino alle più importanti istituzioni formative pubbliche. Dalla scuola media fino all’università. Il fatto che in realtà si tratti istruzione pubblica e quindi per sua stessa definizione per tutti, beh, è solo un dettaglio. Che scompare di fronte alla scintillante gioventù che occupa i banchi delle scuole dopo la scrematura.

Ma la selezione all’ingresso è un processo in continua evoluzione. Così al Conservatorio di Milano hanno introdotto un ulteriore meccanismo: le lezioni private per prepararsi al meglio agli esami d’ammissione. A botte di 120 euro all’ora. Del resto, al Conservatorio cittadino con le selezioni all’ingresso sono sempre stati avanti. Nel 1832 si presentò per un posto uno strano ragazzoto campagnolo. Veniva da Roncole, sperduto borgo del Ducato di Parma. Alla commissione raccontò di avere una passione irresistibile per la musica: quando aveva 10 anni per suonare l’organo – in casa aveva solo una spinetta – si faceva 6 chilometri a piedi per usare quello della chiesa di San Michele Arcangelo di Busseto. Era una faticaccia, ma lui non se ne accorgeva neanche. Pensava alla musica tutto il tragitto. E quando si accomodava all’organo era solo gioia. Anche di chi ascoltava. Dopo il racconto passò alle prove teoriche e pratiche. Ci si mise d’impegno, del resto la musica era la sua vita. Ma niente. Lo bocciarono senza appello. La musica? Guardi, non fa per lei. Il ragazzotto si chiamava Giuseppe Verdi. 

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