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Rischi gravi da aumento del colesterolo

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Colesterolo: larga parte dei malati non si cura bene

AIFA, DOTTNET | 09/03/2023 16:44

Con 230.000 casi l’anno, provocano quasi il 36% di tutte le morti che avvengono in Italia. Sono le malattie cardiovascolari, temuto big killer nei confronti del quale, però, durante gli anni della minaccia pandemica si è abbassata la guardia, “con un aumento della mortalità per scompenso cardiaco di 3 volte, e per infarto di 2 volte”. A questo si aggiunge la scarsa informazione e gestione dei pericoli legati a uno degli indicatori più importanti di rischio cardiovascolare, il colesterolo alto, e al mancato raggiungimento del target raccomandato dalle nuove linee guida internazionali soprattutto per il valore LDL: “l’80% dei pazienti affetti da ipercolesterolemia non riesce a rientrare nei valori limite, nonostante l’assunzione di terapie ipolipemizzanti..

L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha infatti approvato la rimborsabilità del trattamento first-in-class (primo nel suo genere con questo meccanismo d’azione) di acido bempedoico e dell’associazione a dose fissa di acido bempedoico ed ezetimibe, per il trattamento di pazienti adulti i cui livelli di colesterolo LDL (C-LDL) nel sangue restano troppo elevati nonostante l’assunzione di trattamenti come le statine e altre terapie ipolipemizzanti. In Italia l’acido bempedoico e la sua associazione a dose fissa con ezetimibe sono prescrivibili in regime di rimborsabilità tramite una scheda di prescrizione.

Gli obiettivi

Secondo le ultime evidenze cliniche e le linee guida cliniche europee, più basso è il livello di C-LDL di una persona, minore è il suo rischio cardiovascolare. In particolare, sono stati rivisti gli obiettivi indicando un target di <55mg/dL nei pazienti a rischio molto alto e <70mg/dL per i pazienti a rischio alto (per la popolazione generale si parla di <116mg/dL e per i pazienti a rischio moderato di <100mg/lD). A oggi, però, più dell’80% dei pazienti non raggiunge il target nonostante l’assunzione di trattamenti come le statine e altre terapie ipolipemizzanti, con conseguente aumento del rischio di infarto o ictus, responsabili dell’85% dei decessi causati da malattia cardiovascolare aterosclerotica.

Negli studi clinici condotti su oltre 4.000 pazienti a rischio alto e molto alto di eventi cardiovascolari, l’acido bempedoico e la sua associazione a dose fissa con ezetimibe hanno dimostrato riduzioni significative del C-LDL con un buon profilo di tollerabilità. Grazie al suo specifico meccanismo d’azione, l’acido bempedoico non viene attivato nel muscolo scheletrico, riducendo così il potenziale di effetti indesiderati muscolo-correlati come le mialgie.

“L’accumulo di lipidi nella parete dei vasi sanguigni, soprattutto di quelli trasportati dalle LDL (le lipoproteine aterogene per eccellenza) causa un’infiammazione del vaso, un processo noto come aterosclerosi. L’aterosclerosi determina la formazione di placche, che complicandosi limitano il flusso di sangue al cuore o al cervello, con conseguenze che possono essere in alcuni casi fatali. L’evidenza è ormai chiara ed indiscutibile: il colesterolo delle LDL è una causa diretta e comprovata di eventi come infarti, ictus e, quindi anche e, di morte per malattie cardiovascolari su base ischemica. Di conseguenza, le ultime linee guida dell’ESC invitano a ridurre il più possibile il C-LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, nelle persone ad alto rischio. La disponibilità in Italia dell’acido bempedoico e dell’associazione fissa di acido bempedoico ed ezetimibe fornirà nuove importanti opzioni terapeutiche per aiutare i pazienti a raggiungere i loro obiettivi di colesterolo LDL.

L’ipercolesterolemia è una malattia silenziosa perché non ha sintomi evidenti, ma ormai le prove scientifiche hanno dimostrato che contribuisce in modo sostanziale a eventi come infarti e ictus, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie. Siamo sempre molto partecipi ogni volta che in Italia vengono messi a disposizione nuovi trattamenti che aiuteranno i troppi pazienti che risultato non aderenti ai trattamenti prescritti, spesso proprio a causa di effetti collaterali delle terapie, o che non riescono comunque a raggiungere i target ottimali di C-LDL. E contemporaneamente si rinsaldi sempre di più la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, affinché cresca in primis la consapevolezza del pubblico sui gravi rischi della ipercolesterolemia e si realizzi una più solida alleanza medico-paziente”.

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