Una bocca sana riduce la pressione alta
SIDP,SIIA, DOTTNET
Cura parodontite riduce di 11 punti ipertensione, da dentisti e internisti ‘Guida per diagnosi e screening incrociati’
Chi cura la bocca cura anche il cuore. La cura della parodontite riduce infatti di 11 punti la pressione alta ed è più efficace di una dieta povera di sale. A indicarlo è un report pubblicato dalla Società italiana di parodontologia e implantologia (SIdP), e dalla Società italiana di ipertensione arteriosa (Siia), presentato al congresso nazionale SIdP. La parodontite – spiegano gli esperti – si associa a un rischio più elevato di pressione alta, correlazione provata da tempo da un numero crescente di studi e ancora poco nota a medici e pazienti. Dunque la cura parodontale migliora il controllo dell’ipertensione in modo più efficace di una dieta iposodica che resta comunque fondamentale in aggiunta a una terapia farmacologica.
“L’ipertensione colpisce dal 30 al 45% della popolazione adulta, oltre 20 milioni di persone in Italia, ed è tra le cause principali di mortalità per infarto e ictus e allo stesso modo la parodontite riguarda oltra il 50% degli individui, più di 30 milioni nel nostro Paese e si associa ad un rischio più elevato di soffrire di pressione alta che, nei casi di parodontite grave, può addirittura raddoppiare. A questa interconnessione tra le due malattie, dimostrata da un numero sempre maggiore di studi, si aggiunge una nuova evidenza scientifica secondo cui la cura della parodontite contribuisce ad abbassare i livelli pressori di ben 11 punti, se si riduce del 30% il sanguinamento gengivale con una pulizia profonda delle tasche gengivali e una corretta igiene orale, professionale e domiciliare.
Lo studio riportato dal rapporto congiunto SIdP e Siia ha considerato 100 pazienti ipertesi con malattia della gengive: 50 sottoposti a igiene sopra e sottogengivale cioè a pulizia profonda delle tasche e igiene orale professionale, e gli altri 50 del gruppo di controllo sottoposti solo a una semplice pulizia superficiale. Trascorsi due mesi, nel gruppo test di igiene sopra e sotto gengivale, il trattamento paradontale ha determinato un beneficio di 11 punti in meno della pressione arteriosa, con un’efficacia maggiore del doppio della dieta iposodica.
Questa evidenza indica che la parodontite rende il tessuto endoteliale che riveste le arterie, meno elastico e quindi meno capace di adattarsi quando il cuore pompa, con un conseguente aumento della pressione arteriosa. Per questo aggiungere alla strategia farmacologica e alla dieta anti-ipertensiva la cura della malattie gengivale rende più efficace la terapia e migliora la gestione e il controllo della pressione alta.
Ipertensione e parodontite condividono molti fattori di rischio: fumo, obesità, diabete e sedentarietà. Inoltre, recenti evidenze sperimentali indicano che parodontite e ipertensione hanno una base genetica comune, in particolare in un vasto gruppo di geni importanti per il sistema immunitario a sostegno del fatto che dietro entrambe le patologie ci sia una condizione cronica infiammatoria. Per questo SIdP e Siia hanno unito le forze e messo a punto una guida pratica su corretti percorsi diagnostici e di cura e un decalogo informativo con raccomandazioni pratiche per diagnosi e screening incrociati. Con poche e semplici domande sulla pressione arteriosa, il dentista potrà identificare i pazienti con infiammazione gengivale con un rischio più alto di ipertensione per i quali è necessario un controllo della pressione invitandoli a rivolgersi allo specialista.
“D’altro canto è di fondamentale importanza anche per l’internista o il cardiologo inserire nella valutazione del paziente alcune domande sullo stato di salute orale che possono rappresentare una spia per un potenziale rischio di parodontite. Questa semplice valutazione può essere molto utile sia nell’intercettazione delle persone con un rischio di ipertensione più alto, sia nella diagnosi precoce di questa malattia in coloro che non sanno di averla.