AISF, fegato grasso, colpito il 25% della popolazione. Più a rischio obesi e diabetici

DOTTNET | 22/03/2023 12:57
Identificare il paziente a rischio è prioritario. Su questo hanno lavorato gli epatologi italiani, offrendo alla Medicina Generale e agli altri specialisti strumenti utili per riconoscere i rischi di malattia metabolica e per gestire al meglio i follow up La prevalenza di steatosi epatica, spesso nota come fegato grasso o con l’acronimo NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease, Steatosi epatica non alcolica) è in continuo aumento. Colpisce circa il 25% della popolazione in età adulta, arrivando a oltre il 50% tra i soggetti obesi o diabetici. Con la NAFLD aumentano anche i rischi di evoluzione in NASH (la steatoepatite non alcolica, Non Alcoholic Steato-Hepatitis) e di complicanze, fino a cirrosi scompensata e tumore del fegato. Le cause sono obesità, invecchiamento della popolazione, diffusione del diabete mellito di tipo 2, consumo di cibi processati.
La steatosi epatica rappresenta la causa di malattia cronica di fegato con la maggiore prevalenza nel mondo occidentale. La diffusione di obesità e diabete mellito di tipo 2 ha comportato una manifestazione clinica di interessamento epatico che si è espansa in maniera significativa. Diventa quindi prioritario identificare il paziente a rischio. Su questo hanno lavorato molto gli epatologi italiani, offrendo così alla Medicina Generale strumenti utili per diversi fini: serviranno a riconoscere chi tra i pazienti sia a rischio di malattia metabolica, favorendo una diagnosi precoce, mentre per i pazienti in follow up con diagnosi istologica o con cirrosi si potranno gestire meglio le complicanze. Questi studi sono anche uno spunto per incrementare la collaborazione con gli altri specialisti coinvolti sulle malattie metaboliche.