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Quanto il genere influenza la comparsa, la prognosi e la terapia di obesità, diabete e dislipidemia?

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Quanto il genere influenza la comparsa, la prognosi e la terapia di obesità, diabete e dislipidemia? Può esserci un linguaggio migliore per parlare con i pazienti e con la società delle malattie metaboliche? E quali nuovi approcci clinici e terapeutici si attendono nel prossimo futuro? Le malattie metaboliche stanno conoscendo un incremento impressionante. Le previsioni dell’OMS per il 2030 indicano il diabete di tipo 2 quale quarta causa di morte al mondo e in crescente associazione al dilagante fenomeno dell’obesità della popolazione.

Dall’ISTAT emergono dati allarmanti: in Italia, circa l’8% della popolazione italiana è colpita dal diabete di tipo 2, al netto dei casi non diagnosticati che potrebbero raddoppiare la cifra, il 36% è in sovrappeso e il 12% affetta da obesità. Tra gli immigrati, che vivono una situazione di forte stress sociale, diabete e obesità hanno una incidenza ancora maggiore. Sono le donne ad ammalarsi più degli uomini, con un consumo maggiore di farmaci ed un numero più elevato di reazioni avverse. Inoltre, attualmente, l’interesse per la salute della donna è quasi esclusivamente riservato agli aspetti legati alla riproduzione: è necessario quindi sensibilizzare i professionisti sanitari sulle manifestazioni cliniche, storia naturale, risposta alle terapie, legate alle differenze di genere in patologie, come appunto diabete e obesità, che si manifestano in modo diverso nel maschio e nella femmina e diversamente vanno trattate. “Le malattie metaboliche e in particolare diabete e obesità assumono spesso i tratti dello stigma a fronte di atteggiamenti che rasentano – soprattutto in casi di pazienti donne – il body shaming, è fondamentale per una maggiore accettazione e comprensione della malattia“.

L’argomento malattie metaboliche di genere sarà trattato, quindi, da diverse angolature proponendo una lettura olistica: dagli aspetti farmacologici e clinici fino alla gestione della quotidianità e delle specificità legate alle diverse fasi che contraddistinguono e differenziano la vita della donna e dell’uomo. Uomo e donna hanno infatti una biochimica diversa, una vita biologica diversa e un impatto con i farmaci totalmente diverso l’uno dall’altra; da qui l’esigenza, sia per la prevenzione che per la cura, di differenziare gli interventi per massimizzarne l’efficacia.

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