Sos dall’astronave Terra: usare fonti rinnovabili, da L’Avvenire
DI VINCENZO BALZANI *
Quando si guarda la Terra da lontano, come ci permettono di fare le foto scattate
da satelliti artificiali, ci si rende conto di quale sia la nostra condizione: siamo
passeggeri di una specie di astronave che viaggia nell’infinità dell’Universo. È
un’astronave del tutto speciale perché non potrà mai atterrare da nessuna parte,
non potrà mai fermarsi a una stazione di servizio per far rifornimento o scaricare
rifiuti. Se qualcosa non funziona, dobbiamo rimediare da soli, senza neppur
scendere. Gli scienziati da tempo ci avvertono che è in atto un pericoloso
cambiamento: aumenta la temperatura del globo (il 21 luglio è stata la giornata
più calda di sempre) e sta cambiando il clima, con conseguenze molto gravi. È
un effetto causato dall’uso dei combustibili fossili, la nostra principale fonte di
energia. Ogni secondo, e i secondi passano in fretta, nel mondo consumiamo
250 tonnellate di carbone, 1000 barili di petrolio e 105 mila metri cubi di gas,
producendo e immettendo nell’atmosfera, sempre ogni secondo, circa 1000
tonnellate di anidride carbonica (CO2): un gas che avvolge il globo come un
manto che permette ai raggi solari di scaldare la superficie del pianeta,
impedendo al calore di uscire nello spazio. Questo fenomeno, chiamato «effetto
serra» provoca un riscaldamento della Terra e pesanti cambiamenti climatici.
Gli scienziati dell’IPcc (International Pannel on Climate Change) ci dicono che c’è
solo un modo per arginare questa situazione, che diventa ogni giorno più grave:
smettere di usare i combustibili fossili e sviluppare le energie rinnovabili del
Sole, del vento e dell’acqua. La transizione dai combustibili fossili alle energie
rinnovabili, però, è fortemente ostacolata da interessi economici e politici. Il
segretario dell’Onu Guterres ha più volte ammonito che «il mondo è fuori rotta»
e gli scienziati hanno lanciato «un’ultima chiamata » per salvare il pianeta.
Chi si aspettava un Piano del Governo per l’energia e il clima capace di riportare
l’Italia nella rotta giusta e di rispondere all’ultima chiamata degli scienziati, anche
quest’anno è rimasto molto deluso. L’Italia, invece di adagiarsi sulle direttive e
sugli obiettivi europei, dovrebbe attuare programmi più ambiziosi, in linea con le
sue possibilità. Ha abbondanti energie rinnovabili e una forte industria
manifatturiera che permette di utilizzarle per ottenere, senza causare
inquinamento, elettricità, che è la fonte energetica più pregiata. Invece,
continuiamo a importare combustibili fossili che bruciamo per ottenere calore,
dimenticando l’inquinamento e i cambiamenti climatici di cui sono responsabili e
che colpiscono duramente il nostro territorio, proprio nella sua vocazione
turistica e culturale. Dovremmo aver capito che ormai abbiamo «bruciato» più di
quello che si doveva «bruciare » e anche che l’agricoltura deve essere utilizzata
solo per l’alimentazione e non per produrre biocombustibili.
La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è non solo
necessaria, ma inevitabile. Per il nostro Paese assecondarla o, ancor meglio,
anticiparla sarebbe una grande opportunità di crescita economica e di riduzione
dei costi causati dai cambiamenti climatici.
° docente emerito di Chimica Università di Bologna
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