La prevenzione comincia dal biberon
Traduzione di Federico Licastro già Professore di Immunologia e specializzato in Pediatria, Università di Bologna
Secondo uno studio, quasi due terzi degli alimenti per bambini venduti nei supermercati (USA) sono poco salutari
By Sandee LaMotte, CNN Published 6:00 AM EDT, Wed August 21, 202
Gli scaffali degli alimenti per bambini nei supermercati negli Stati Uniti è pieno di alimenti non nutrienti che contengono troppi zuccheri e sale e indicazioni di marketing fuorvianti, ha scoperto un nuovo studio. Secondo lo studio, pubblicato mercoledì sul numero rivista peer-reviewed Nutrients.
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Quasi nessuno degli alimenti soddisfaceva tutti gli standard dell’OMS per la pubblicità, quali su un’etichettatura chiara degli ingredienti e indicazioni sulla salute accurate.
I ricercatori hanno scoperto che di tutti i prodotti analizzati nello studio, il 70% non soddisfaceva le linee guida dell’OMS sul contenuto proteico e il 25% non rispettava le raccomandazioni sulle calorie. Un alimento su cinque per neonati o bambini piccoli conteneva livelli di sale superiori ai limiti suggeriti dall’organizzazione.
Un quarto dei prodotti conteneva dolcificanti aggiunti o nascosti, con il 44% degli alimenti per neonati e bambini piccoli che superavano le raccomandazioni dell’OMS per gli zuccheri totali Questi i risultati principale dello studio intrappreso dalla Dott.ssa Elizabeth Dunford, professoressa assistente di nutrizione presso l’Università della Carolina del Nord a Chapel.
“La ricerca mostra che il 50% dello zucchero consumato dagli alimenti per l’infanzia proviene da alimenti imbustati e abbiamo scoperto che questi sono tra le peggiori trasgressioni”, ha affermato Dunford, che è anche ricercatore presso il George Institute for Global Health di Sydney, e che ha creato FoodSwitch , un’app che contiene informazioni nutrizionali su migliaia di prodotti in tutto il mondo.
Lo studio ha rilevato che le vendite di buste per alimenti per bambini sono aumentate del 900% negli Stati Uniti negli ultimi 13 anni, rendendo le buste uno dei segmenti di mercato in più rapida crescita.
La crescente domanda è comprensibile, poiché la facilità e la praticità delle buste possono renderle irresistibili per genitori e operatori sanitari sovraccarichi di lavoro e stressati, ha affermato il dottor Mark Corkins, cattedra di eccellenza in gastroenterologia pediatrica St. Jude presso l’ospedale pediatrico Le Bonheur dell’Università di Tennessee Health Science Center di Memphis. Non è stato coinvolto nel nuovo studio.
“Queste buste sono molto preoccupanti”, ha detto Corkins, che è anche presidente del Comitato sulla nutrizione dell’American Academy of Pediatrics.
“I bambini devono imparare a masticare, quindi dovrebbero mangiare frutta normale, non frullati e cose zuccherate in un sacchetto”, ha detto. “Spesso, queste miscele non sono naturali e sono molto più dolci di un vero frutto, quindi al bambino viene insegnato ad apprezzare solo cose super dolci.”
Poi c’è la questione della struttura, che deve essere appresa in un’età critica, ha aggiunto Corkins.
“Diciamo ai genitori di aumentare gradualmente la consistenza degli alimenti durante l’introduzione ai cibi veri, tra 6 mesi e un anno”, ha detto Corkins. “Se non esponi i bambini a una varietà di consistenze con una maggiore masticazione durante quella finestra critica, possono sviluppare un’avversione per le consistenze e rifiuteranno qualsiasi cosa tranne i tipi di alimenti lisci e frullati.”
La CNN ha contattato diverse associazioni industriali che rappresentano vari produttori di alimenti per l’infanzia ma non ha ricevuto risposta prima della pubblicazione.
Mangiare cibo frullato in buste non insegna ai bambini come masticare o apprezzare diversi tipi di consistenze, dicono i pediatri.
Mancanza di linee guida per gli alimenti per neonati e bambini piccoli
Lo studio ha esaminato oltre 650 prodotti raccolti nel 2023 dai corridoi degli alimenti per bambini in 10 dei principali supermercati statunitensi. Non sono stati analizzati i latticini o altri alimenti refrigerati commercializzati per i bambini.
Nello studio non sono stati resi noti i nomi e le marche degli alimenti.
I ricercatori hanno applicato le raccomandazioni nutrizionali e promozionali per gli alimenti per neonati e bambini prodotti commercialmente formulate nel 2022 dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS. Le raccomandazioni dell’OMS sono un tentativo di affrontare il disordine globale nelle linee guida nutrizionali sugli alimenti per neonati e bambini piccoli, che sembra essere peggiore negli Stati Uniti rispetto ad altri paesi occidentali, dicono gli esperti.
Sulla scia della crisi del latte artificiale, un rapporto altamente critico raccomanda importanti cambiamenti in materia di sicurezza alimentare alla FDA
La Food and Drug Administration statunitense ha implementato regolamenti sul latte artificiale e sui livelli di arsenico negli alimenti per l’infanzia e formula raccomandazioni sulla sicurezza e la manipolazione degli alimenti.
“Esistono normative nei diversi paesi specifiche per gli alimenti per neonati e bambini piccoli? La risposta breve è no, ma in Europa, Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia, da dove provengo, esistono normative più ampie su come gli ingredienti possono essere elencati sulla confezione che influiscono anche sugli alimenti somministrati ai bambini”, ha affermato Dunford.
Ad esempio, se un alimento salato fosse composto per il 10% da spinaci, per l’8% da manzo e per il 2% da patate, lasciando la maggior parte del prodotto a mele o pere, che vengono spesso utilizzate come dolcificanti negli alimenti per bambini, il nome del prodotto in quei paesi sarebbe “Torta di pere, spinaci, manzo e patate”, ha detto.
I produttori di questi paesi sono inoltre tenuti a identificare chiaramente le percentuali sull’etichetta, come “spinaci (10%) manzo (8%) e patate (2%), lasciando ovvio quanta pera o mela è inclusa”, ha affermato Dunford. “Negli Stati Uniti, tuttavia, non esistono normative di questo tipo, quindi è più difficile capire cosa c’è nei prodotti che stai acquistando.”
Tali dolcificanti nascosti potrebbero essere una delle ragioni principali per cui solo il 31% delle buste non a base di frutta soddisfa le raccomandazioni dell’OMS sullo zucchero totale, ha affermato Dunford.
Quasi tutti – il 99,4% – dei 651 prodotti analizzati contenevano almeno un’indicazione di marketing vietata dalle raccomandazioni dell’OMS. I prodotti presentavano in media quattro o cinque affermazioni di questo tipo; alcuni ne avevano fino a 13, ha rilevato lo studio.
Le affermazioni più comuni includevano “non geneticamente modificato” o GM (70%); “biologico” (59%): “senza BPA (bisfenolo A)” (37%) e “senza coloranti o aromi artificiali” (25%) – l’OMS disapprova tali affermazioni di marketing perché potrebbero indurre i consumatori a ritenere che il prodotto è più nutriente di quello accanto sullo scaffale, il che può essere vero o meno, ha detto Dunford.
“Il motivo per cui lo chiamiamo Far West quando parliamo del reparto degli alimenti per l’infanzia è che i produttori possono scegliere quali elementi del loro prodotto vogliono evidenziare”, ha detto Dunford. “Di certo non mettono in risalto le cose brutte, giusto? Se il loro prodotto è ricco di zuccheri, sull’etichetta diranno semplicemente “senza coloranti o aromi aggiunti”.
Paesi come l’Australia, ha aggiunto, richiedono che gli ingredienti raggiungano un profilo nutrizionale minimo: se un alimento o una bevanda non soddisfa uno standard nutrizionale di base, il produttore non ha diritto a fornire alcuna indicazione sulla salute specifica su quell’ingrediente.
“Se quel prodotto non soddisfa il profilo nutrizionale minimo per il calcio, ad esempio, non possono aggiungere calcio aggiunto sulla loro etichetta”, ha detto Dunford.
I ricercatori hanno scoperto che circa il 62% dei prodotti nello studio conteneva indicazioni generali sulla salute e sulla nutrizione, mentre il 58% includeva indicazioni su ingredienti specifici.
“Snack e stuzzichini spesso si riferiscono a frutta o verdura nel nome del prodotto, nonostante siano principalmente costituiti da farina o altri amidi”, ha affermato la coautrice dello studio, la dott.ssa Daisy Coyle, ricercatrice e dietista presso il George Institute for Global Health.
“La mancanza di regolamentazione in questo settore lascia la porta spalancata all’industria alimentare per ingannare i genitori impegnati”, ha affermato Coyle in una nota.
Tali affermazioni creano un “alone di salute” attorno a questi prodotti alimentari per l’infanzia, dicono gli esperti. “Una delle maggiori preoccupazioni sugli alimenti per neonati e bambini piccoli sono le indicazioni sulla salute, spesso fittizie, riportate sui prodotti”, ha affermato Corkins. “Alcuni di essi sono palesi, altri sono impliciti e potrebbero fuorviare genitori e tutori. “Un genitore preoccupato e ben intenzionato leggerà affermazioni come sano e nutriente e non solo comprerà quei prodotti ma spenderà più soldi per loro a causa delle affermazioni”, ha detto.
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Ora vediamo quale è la situazione in Italia?
Il mercato alimentare italiano è soggetto alla regolamentazione nazionale e anche alle direttive europee che stabiliscono limiti e standard per cui il consumatore baby sembra meno in balia del mercato. Ma è proprio così?
A titolo di esempio riporto un articolo del Fatto Alimentare di 10 anni fa su un fenomeno di nicchia ma significativo. La situazione ad oggi non sembra molto migliorata, ma considerando che i bambini sono fra i principali consumatori di caramelle e snack dolci ci da l’idea di quanto ci sia anche qui da fare per difendere i bambini dalla malnutrizione.
Tutti i segreti dei prodotti venduti alle casse dei supermercati e i guadagni nascosti Roberto La Pira 26 Giugno 2014 |
Dopo avere invitato le catene dei supermercati a togliere dagli scaffali delle casse dolci e snack e promosso una petizione su Change.org abbiamo ricevuto diversi commenti e qualche risposta. Hanno aderito all’iniziativa il Movimento difesa del cittadino, Help Consumatori e l’Unione nazionale consumatori. Conad ci ha inviato una lettera in cui dice di non ritenere valida la proposta. Coop ha promesso una risposta in tempi brevi. NaturaSì ha detto che la policy aziendale non prevede dolci e snack alle casse e invierà una nota.
Il Movimento 5 Stelle ha trasformato la nostra proposta in interrogazione parlamentare, ma sul sito del partito è apparsa una nota senza citare la petizione e senza alcun riferimento al nostro sito. Se si tratta di una dimenticanza casuale o di una svista di redazione basta poco per correggere (la correzione è avvenuta il 26 giugno alle 18 dopo la pubblicazione di questo articolo). A parte ciò, le adesioni sono state numerose e siamo quasi arrivati a 13 mila firme.
La petizione per togliere i dolci dalle casse ha ricevuto l’adesione del Movimento difesa del cittadino, Help Consumatori e l’Unione nazionale consumatori Per dovere di cronaca precisiamo che non hanno risposto all’invito: Auchan, Carrefour, Il Gigante, Esselunga, Simply, Eurospin, Lidl, Pam, Iper, Billa, Crai, Unes, Selex, Sma, Gruppo Lombardini, MD Market, LD Market, Supersigma
I guadagni dei supermercati
Si tratta di una battaglia difficile perché quasi tutte le catene di supermercati hanno stipulato contratti con le grandi aziende produttrici di snack, dolci, caramelle, lamette, rasoi e altri prodotti. Nel testo si prevede la cessione dello spazio vicino alle casse in cambio di importi fino a 1.000 euro l’anno per ognuna delle 10-20 postazioni presenti nel punto vendita. Vuol dire che le aziende specializzate in questi prodotti versano decine di milioni ai supermercati per comprare lo spazio espositivo.
Il vantaggio economico per i supermercati è doppio, perché oltre all’affitto annuale di 1.000 euro ci sono i margini. I prodotti in vendita in quella posizione garantiscono margini di resa elevatissimi rispetto a quelli degli altri scaffali. Basta confrontate il prezzo delle caramelle nei sacchetti e quello delle caramelline in piccole confezioni per rendersi conto dell’enorme divario, poco giustificato visto che si tratta di prodotti costituiti per oltre il 90% di zucchero! Considerando un margine medio del 28% su tutti i prodotti venduti, quelli posizionati nelle avancasse rendono dal doppio al triplo e anche questo aspetto gioca un ruolo rilevante nelle decisioni.
Le strategie delle aziende
C’è di più: sono i produttori a stabilire quanti e quali tipi di caramelle e snack mettere e in alcuni casi forniscono anche le scaffalature. Il rifornimento avviene due tre volte alla settimana ed è affidato a dei signori che sistemano gli espositori come avviene per le macchinette che distribuiscono il cibo collocate negli uffici. Certo, al posto dei dolci si potrebbero mettere altri prodotti ma la resa non sarebbe così interessante perché i prezzi stratosferici degli snack e delle caramelle consentono margini notevoli. Qualcuno ha provato a disporre limoni. Come era prevedibile la vendita degli agrumi è triplicata, ma i margini risultavano 10 volte inferiori.
Al posto dei dolci si potrebbero mettere altri prodotti ma la resa non sarebbe così interessante perché i prezzi stratosferici degli snack e delle caramelle consentono margini notevoli
Sarebbe dignitoso che le grandi distribuzioni che si vantano del loro rispetto verso i clienti interrompano questo rapporto commerciale basato su un modello che approfitta dei minori e della loro ingenuità!