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Il SSN invecchia: medici italiani i più anziani d’Europa, urgenti ricambio generazionale e formazione

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Il SSN invecchia: medici italiani i più anziani d’Europa, urgenti ricambio generazionale e formazione

ISTAT, GERIATRIA REDAZIONE DOTTNET | 12/09/2024 16:02

L’età media elevata dei clinici italiani emerge proprio nel momento in cui si deve fronteggiare una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche

L’Italia è un Paese sempre più vecchio e la classe medica non fa eccezione, confermandosi la più anziana d’Europa. Questa è la fotografia scattata dall’ISTAT. Non solo dunque vi è una popolazione sempre più anziana, ma gli stessi medici sono prossimi al pensionamento, con il SSN che nell’arco di due o tre anni si appresta a vivere un ampio ricambio generazionale, dove è fondamentale un’adeguata formazione per le nuove leve, che vada oltre il percorso universitario.

ISTAT, I MEDICI ITALIANI SONO I PIÙ VECCHI D’EUROPA – Come rilevano i dati ISTAT, negli ultimi vent’anni i residenti over 65 sono aumentati di oltre 3 milioni, arrivando a 14 milioni 358 mila (+5,1% rispetto al 2004); oltre la metà, 7 milioni 439 mila, ha almeno 75 anni.

Allo stesso tempo, vi è anche l’invecchiamento del personale medico: i medici italiani sono i più anziani d’Europa. Secondo l’ISTAT, nel 2021 in Italia il 55% dei medici aveva almeno 55 anni, contro il 44,5% in Francia, il 44,1% in Germania e il 32,7% in Spagna. Inoltre, il numero di medici specialisti dipendenti del SSN è diminuito in valore assoluto, passando da circa 105mila unità nel 2012 a circa 102mila nel 2021. Tra i motivi della cessazione, nel 2021, il 20,9% è dovuto a collocamento a riposo per limiti di età e il 31,5% a dimissioni con diritto alla pensione.

L’età media elevata dei clinici italiani rappresenta un elemento di criticità del sistema sanitario, in quanto emerge con forza proprio in una fase in cui la classe medica deve fronteggiare una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione, con aumento delle malattie croniche e della multimorbilità. La cessazione di attività di molti medici per raggiunti limiti di età pone poi l’urgenza di un ricambio generazionale: già oggi ci troviamo in quella che graficamente si definisce la “gobba pensionistica”, con il picco che sarà raggiunto nel 2025 con 13.156 pensionamenti. Solo nel 2030 si tornerà ai livelli del 2020, con 7.471 pensionamenti annuali, con tendenza alla diminuzione negli anni successivi“.

Il ricambio generazionale impone anche una formazione adeguata per i nuovi specialisti. Negli ultimi decenni una errata programmazione ha causato il cosiddetto “imbuto formativo”: la quantità di borse di studio per le specializzazioni non era sufficiente per le persone appena laureate. Dopo la pandemia, invece, sono state messe a disposizione più borse di studio, generando un problema opposto: i laureati in medicina, sono cresciuti meno velocemente; così, nel 2023, oltre un quarto delle borse di studio non è stato assegnato per mancanza di candidati. Inoltre, le recenti normative impongono la definizione di una formazione specifica per i nuovi percorsi assistenziali. La Missione 6 del PNRR, infatti, prevede di incrementare l’assistenza domiciliare agli anziani; il DDL 33 e DM 77 definiscono un nuovo sistema di Cure Intermedie con Case e Ospedali di Comunità e nuove figure professionali quali l’infermiere di famiglia e Comunità. Figure e competenze nuove su cui l’università potrebbe non essere pronta.

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