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Aeroporti: una minaccia per la salute pubblica

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Aeroporti: una minaccia per la salute pubblica

di Federico Licastro, già professore di Immunologia dell’Università di Bologna

Voli, ambiente, Gas serra e particolato

L’aviazione commerciale globale produce il 2,4% delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2) nel 2018, quasi quanto ne producono intere nazioni quali il Giappone o la Germania.  In totale, si stima che l’inquinamento dovuto al traffico aereo causa un aumento del riscaldamento globale compreso fra il 5 e il 7%.

Benché il 70% delle emissioni siano di CO2, gli aerei emettono altri gas serra che hanno un impatto ancor più significativo sull’ambiente. Ad esempio, le scie di condensazione, formate da particelle di vapore acqueo, sono tra le più importanti  responsabili dell’aumento delle temperature globali. Un aereo di linea su una rotta lunga inquina come circa 600 auto Euro 0.   Tuttavia, l’inquinamento dei voli include anche le polveri sottili e si devono considerare anche gli ossidi di zolfo, il monossido di carbonio, gli idrocarburi non bruciati e il particolato (PM). Questi inquinanti sono rilasciati maggiormente durante la fase di decollo e nei pressi degli aeroporti contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria della zona limitrofa.

Ogni anno più di  600 milioni di tonnellate  di anidride carbonica  vengono rilasciati dagli aerei nella troposfera e nella bassa stratosfera, insieme a ossidi di azoto. Più è alta la concentrazione di sostanze tossiche, più le piogge sono acide e hanno un impatto negativo sull’ambiente.   Secondo una ricerca del quotidiano inglese Guardian, un volo andata e ritorno da Londra a New York rilascia nell’atmosfera 986 kg di anidride carbonica per ogni passeggero. Per un volo a breve raggio, Milano- Roma vengono rilasciati 129 kg di CO2 a persona.  Un altro fattore di notevole importanza riguarda l’inquinamento acustico che influenza pesantemente la qualità della vita delle persone che vivono o lavorano vicino agli aeroporti.

Aerei e salute

L’esposizione alle particelle di PM può correlarsi a malattie gravi e le particelle PM10 e 5  penetrano profondamente nei tessuti umani, raggiungendo anche il cervello e la placenta. Circa 52 milioni di europei vivono a meno di 20 chilometri dai maggiori aeroporti, e sono esposti ai PM che causano ipertensione, diabete e demenza. Ad esempio, l’analisi condotta attorno all’aeroporto di Amsterdam Schiphol in Olanda ha trovato correlazioni positive con 350.000 casi di ipertensione, 420.000 di diabete e 23.000 di demenza.

Nonostante l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciato ormai da più di quindici, anni non esistono ancora regolamentazioni sui livelli di sicurezza dei PM emessi dagli aerei.

L’Unione Europea ha proposto normative severe per limitare le emissioni dell’aviazione.

Il Pacchetto Clima ed Energia 2030 stabilisce obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni, inclusi quelli specifici per il settore aeronautico. Le leggi nazionali degli Stati membri dovrebbero promuovere ulteriormente l’adozione di tecnologie sostenibili e pratiche operative più verdi, ma ancora nessuna decisione vincolante è stata presa e il settore continua a inquinare liberamente e senza alcun tipo di controllo. Noi tutti quando facciamo il pieno di benzina o diesel paghiamo le accise, mentre il cherosene per trasposto aereo non è tassato. Il paradosso è grave; chi più inquina non paga!

Sono 1,6 milioni i cittadini italiani esposti alle particelle ultra fini derivanti dall’aviazione, ossia gli abitanti che vivono in un  raggio di 20 km dai due aeroporti più trafficati d’Italia: Roma Fiumicino e Milano Malpensa. L’esposizione ai PM,e in particolare alla componente più piccola del particolato  induce lo sviluppo a lungo termine di malattie gravi e croniche, quali malattie respiratorie, cardiovascolari, diabete e complicazioni durante la gravidanza. Manca in Italia una regolamentazione sulla concentrazione dei PM  prodotti dai voli aerei di linea e come già ricordato non esistono soglie di concentrazione fissate per legge di questi inquinanti nell’aria. L’aviazione è dunque una fonte significativa di inquinamento globale e di rischio per la salute pubblica. Ben vengano iniziative legislative che potrebbero aiutare nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica.  Occorre però che le decisioni vengano prese e soprattutto che si cerchi di sostenere forme diverse di trasporto, meno impattanti e più sostenibili quali il treno. 

Inquinamento aria e infanzia

Secondo “Policy Brief” pubblicato dall’Unicef. 5.480 bambini con meno di un anno in 23 Paesi e territori dell’Europa e dell’Asia centrale sono morti per cause legate all’inquinamento atmosferico nel 2021,  I decessi legati all’inquinamento atmosferico rappresentano 1 su 5 di tutti i decessi dei bambini sotto l’anno di età. “Breathless beginnings: policies to protect children from air pollution in Europe and Central Asia” rileva che nelle principali città dell’Europa e dell’Asia centrale l’inquinamento atmosferico supera regolarmente i livelli considerati sicuri dall’Oms, diventando il principale rischio ambientale per la salute dei bambini.  L’esposizione precoce e frequente all’inquinamento atmosferico – anche all’interno del grembo materno – porta alla riduzione e alla ristrutturazione dei polmoni e aumenta il rischio di polmonite, infezioni delle vie respiratorie superiori, otiti, asma, allergie ed eczemi. Respirare aria inquinata può anche causare infiammazioni al cervello, ostacolando la crescita e compromettendo lo sviluppo cognitivo.

Bologna cosa Fa?

Dalla pagina web dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna si legge:

“I movimenti aerei annuali sono stati 38.029, il traffico cargo è stato pari a 38.854 tonnellate. Nel 2022 con 8.485.290 passeggeri, è risultato essere il settimo aeroporto italiano per traffico passeggeri.   Nel 2023 sono stati complessivamente 9.970.284 i passeggeri registrati, in crescita del 17,4% rispetto al 2022, 78.658 i movimenti (+11,0%) e 50.994 le tonnellate di merce trasportata (-7,6%). Numeri che hanno permesso allo scalo bolognese di confermarsi al settimo posto in Italia per numero di passeggeri.

Analizzando le performance dei vettori, Ryanair si conferma la prima compagnia sullo scalo con il 53,3% del traffico totale, seguita da Wizz Air con il 9,7%, in crescita rispetto al 5,4% del 2019 e da Air France con il 2,9%. 

Tanti voli tanto inquinamento e i relativi disagi non sono certo mancati.

Ad esempio, si è assistito da alcuni anni a un sorgere di comitati civici di protesta contro l’inquinamento acustico soprattutto nelle ore notturne provocato dai frequenti voli notturni. Dopo anni di discussioni confronti e litigi, finalmente abbiamo assistito ad una meritevole presa di posizione dell’amministrazione comunale contro l’inquinamento acustico causato dai voli.  Infatti il sindaco ha fatto pressioni sulle istituzioni preposte al controllo del traffico aereo e l’ENAC ha emesso un’ordinanza che vieta i voli dopo le 23,00 e prima delle 6,00.

Certamente ciò ha contribuito a diminuire i disagi dei cittadini che vivono più vicino allo scalo aeroportuale e migliorare la qualità del sonno. 

Tuttavia, non si è ancora preso nessun provvedimento per gli inquinanti emessi dai motori degli aerei.

Il rumore è un disagio evidente a tutti, mentre gli inquinanti atmosferici non si vedono né fanno rumore, ma sul medio e lungo periodo sono responsabili di gravi malattie e tutta la popolazione di Bologna e provincia risulta esposta a questo flagello in gran parte superfluo ed evitabile.

Il Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna tramite l’ARPAe monitorano la qualità dell’aria e gli inquinanti atmosferici e di seguito riporto quanto contenuto nella pagina web.

Tuttavia non risultano monitorati l’aeroporto e le zone limitrofe né sono attive campagne di misurazioni specifiche per capire l’impatto dei voli sulla salute dei cittadini.

Nel Piano Inquinamento atmosferico e Piano integrato aria regionale aggiornato il 20 marzo 2024

non è previsto alla voce trasporti l’aeroporto, sia per i voli passeggeri che quelli cargo.  Sfortunatamente l’aeroporto e il suo enorme carico inquinante sfugge anche all’attenzione del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Bologna.  A cosa è dovuta questa serie di disattenzioni da parte di tutte le istituzioni che dovrebbero tutelare la salute pubblica?

Forse il conflitto di interessi pesa sulle mancate scelte.  Infatti, Il Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna fanno parte dell’azionariato della società che controlla l’aeroporto Guglielmo Marconi come riporto di seguito:  “ Aeroporto G. Marconi Spa , la Società è stata costituita in data 5 ottobre 1981 con atto a ministero notaio Augusto Turchi, rep. 11014/6363 ed il Comune di Bologna vi partecipa dal 1983. (Deliberazione consiliare O.d.G. n. 150, P.G. n. 41768/1982 del 03/11/1982)”   Il comune di Bologna possiede il 3,88 delle azione della società  Aeroporto G. Marconi Spa, la Città Metropolitana il 2,31 % e la Regione Emilia Romagna il 2,04% e azionisti sono anche le camere di commercio di Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Parma. 

Che fare?  E’ ora di coinvolgere i cittadini e le associazioni che si interessano di salute e ambiente per richiamare  le istituzioni pubbliche ai loro doveri di tutela della salute e aprire una seria discussione sul destino dell’aeroporto che col passare del tempo diverrà sempre meno compatibile con uno sviluppo a basso impatto ambientale del territorio bolognese. Il silenzio su questo argomento di salute pubblica non è tollerabile e sono urgenti provvedimenti che sollecitino l’accertamento dei livelli di inquinamento, la sua mitigazione e infine l’eliminazione dei danni ormai certi che la salute dei cittadini subisce da tempo. Continuare con un atteggiamento ambiguo sarebbe una grave omissione e una colpevole complicità con chi pensa solo al profitto.

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