Un milione in fuga dal Sud per le cure mediche
Emg Different per CasAmica, Sanità pubblica
Dallo studio emerge anche che il 41% degli italiani del Sud e delle isole si dichiara complessivamente poco soddisfatto del sistema sanitario regionale
Negli ultimi 3 anni 1 milione di Italiani residenti al Sud e nelle isole è stato costretto a spostarsi dalla propria regione per sottoporsi a cure mediche e quasi il 70% ha scelto il Lazio e Lombardia. E’ quanto emerge dal sondaggio ‘Studio sui migranti sanitari’ realizzato da Emg Different per CasAmica, organizzazione di volontariato che dal 1986 si occupa di accogliere nell strutture in Lazio e Lombardia i migranti della salute e le loro famiglie. Dallo studio emerge anche che il 41% degli italiani del Sud e delle isole si dichiara complessivamente poco soddisfatto del sistema sanitario regionale e che ben il 44% ritiene che negli anni il Ssr sia peggiorato. Gli aspetti più critici sono: le liste attesa per esami diagnostici e visite ospedaliere nel servizio pubblico (82%), i servizi ospedalieri in generale (65%) e i servizi ambulatori e specialistici (62%). L’analisi è stata realizzata su un campione rappresentativo di residenti in Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna, tra i 35 e i 65 anni.
In Italia il fenomeno è in costante crescita, si legge in una nota. Dalla fotografia scattata dallo ‘Studio sui migranti sanitari’ emerge in modo chiaro come nel nostro Paese esista una disparità di accesso alle cure tra chi abita al Nord e chi risiede al Sud e nelle isole. Un’ingiustizia che tocchiamo con mano ogni giorno con gli ospiti delle nostre case, spesso costretti ad affrontare più volte l’anno viaggi di centinaia di chilometri e lunghe permanenze lontano da casa con pesanti conseguenze sia emotive che economiche. Il fenomeno della migrazione sanitaria dal Meridione d’Italia “ha assunto ormai dimensioni rilevanti con i cittadini del Sud obbligati a spostarsi verso strutture ospedaliere di eccellenza del Centro-Nord o, comunque, verso nosocomi in grado di somministrare trattamenti idonei alle svariate patologie di cui soffre la popolazione. Costi alti per spostamenti e alloggi, nonché un senso di solitudine e abbandono, colpiscono i meridionali in modo assai serio: si è rafforzata quindi la necessità di intervenire sia per migliorare la qualità dei servizi al Sud e, contemporaneamente, di supportare i migranti sanitari con alloggi a prezzo calmierato e sostegni a livello psicologico”.
Dallo studio emerge che 14,3 milioni di cittadini, pari all’81% del campione, hanno avuto bisogno di cure mediche per sé o per i propri familiari. Tra questi, 1 milione si è rivolto a una regione diversa per ottenere una migliore offerta sanitaria (51%) e medici più preparati (39%) o, addirittura, per la concreta impossibilità di ricevere cure adeguate nella regione di provenienza (32%). Le principali destinazioni di coloro che hanno usufruito di cure in una regione diversa dalla propria sono Lazio (37%) e Lombardia (32%). Tutto questo ha un impatto economico notevole sulla vita dei malati e delle famiglie. Il 60% denuncia costi alti per gli spostamenti e gli alloggi e il 58% avrebbe avuto bisogno di prezzi calmierati.
I migranti della salute hanno espresso anche la necessità di un supporto psicologico per sé o per la propria famiglia (49%) e mezzi di trasporto per raggiungere l’ospedale (43%), servizi che CasAmica si impegna a potenziare anche attraverso la realizzazione della nuova struttura. Chi si è rivolto a un centro di cura fuori dalla propria regione vi si è recato in media almeno 3 volte (38%) e accompagnato da un familiare (75%), con una permanenza media del soggiorno di 8 giorni. Tra i cittadini che hanno scelto di curarsi nella propria regione di provenienza, invece, emerge che la decisione è stata legata a costi alti degli spostamenti (26%), lunghi tempi di spostamento (19%), costi elevati degli alloggi (15%) e impossibilità a lasciare famiglia (14%) e lavoro (12%), oltre che la conoscenza di un medico specialista (25%), il consiglio del medico di famiglia (22%) e la presenza di un centro specializzato sul territorio (20%).