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Giordano Bruno e la distruzione dell’antropocentrismo

Incontro online con Enrico Giannetto

Giovedì 17 febbraio 1600, legato nudo a un palo in piazza Campo de’ fiori, il filosofo degli infiniti mondi venne bruciato vivo. Antropocene.org lo ricorda, nel 422° anniversario, organizzando un incontro con Enrico Giannetto, fisico e storico della scienza.

L’incontro si terrà giovedì 17 febbraio alle ore 21:00  sulla piattaforma Zoom.
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Giordano Bruno (1548-1600) è stato il primo a proporre una teoria scientifica della relatività del moto, delle lunghezze spaziali e degli intervalli temporali nel periodo fra il 1584 e il 1588-1591. Ciò non è stato ancora riconosciuto essenzialmente per due ragioni: i) le sue idee teologiche ‘eretiche’ (rispetto a quelle ufficiali della Chiesa Cattolica Romana) furono punite con l’atto criminale del rogo e le sue opere subirono gli effetti della cosiddetta damnatio memoriae e quindi ad essere distrutte, non lette, non citate e dimenticate (alcuni dei suoi scritti non sono ancora stati tradotti dal latino in una lingua moderna); ii) la sua concezione della Natura non era meccanicistica, ma organicistica, e così, per la storiografia dominante che identifica la scienza con la prospettiva meccanicistica, Bruno non è considerato uno scienziato.
Bruno fu il primo ad accogliere entusiasticamente il sistema del mondo di Copernico, ma andò anche oltre Copernico: egli per primo eliminò tutte le sfere solide (anche l’ottava delle stelle fisse) nelle quali si consideravano incastonati i corpi celesti. Egli diede una base fisica al nuovo sistema astronomico: forgiò un’alternativa alla fisica di Aristotele creando una sintesi della teoria medioevale dell’impetus e dell’antico atomismo dinamico, per cui gli atomi non sono puramente materiali e inerti, ma pieni di potenza e di forma come nella visione originale di Democrito; tuttavia, al contrario, il vuoto non era affatto vuoto ma pieno di etere. L’atomismo e la sua teologia cristiana condussero Bruno alla concezione di un universo infinito, costituito da infinti mondi.
Enrico Giannetto

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