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Cognome figli: cosa cambia con la sentenza della Corte Costituzionale

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Le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre sono state definite illegittime. La nuova regola prevede che vengano assunti quelli di entrambi i genitori tranne nel caso in cui si decida di sceglierne solo uno, di comune accordo. Alcuni aspetti restano però da chiarire, motivo per cui si chiede di arrivare in fretta anche ad una legge sul tema.

Mercoledì 27 aprile la Corte Costituzionale ha definito illegittime le norme che attribuiscono al figlio di una coppia il cognome del padre in modo automatico, con quella che è stata definita un’altra sentenza “storica”, nonché una “svolta di civiltà”. In un comunicato si legge che i giudici hanno ritenuto “discriminatoria” e “lesiva dell’identità del figlio” la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre e che, “nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”.

Il caso

APPROFONDIMENTOCome si è arrivati alla sentenza della Consulta

La Corte aveva già espresso delle perplessità sull’automatismo riguardante il cognome e lo scorso gennaio lo aveva definito “retaggio di una condizione patriarcale della famiglia”. A questa sentenza si è però arrivati perché la Consulta è stata chiamata a farlo nell’ambito di un procedimento, partito nel 2020 a Lagonegro, in Basilicata. Quell’anno una coppia si era rivolta al tribunale perché voleva dare al figlio solo il cognome della madre, così che questo potesse condividere lo stesso cognome dei fratelli, ma la legge non lo consentiva. Gli altri ragazzi lo avevano infatti acquisito solo perché erano stati riconosciuti successivamente dal padre, mentre l’ultimo arrivato era nato nel matrimonio. Come ha ricostruito il loro legale, i primi tentativi della coppia sono stati vani, ma i coniugi non si sono arresti e hanno fatto appello contro la decisione di primo grado. Proprio durante il nuovo processo, la questione è stata rimessa alla Corte costituzionale. “È inutile nascondere la soddisfazione per questo risultato, è stato un percorso lungo e faticoso ma alla fine la nostra tesi è stata riconosciuta come valida”, ha detto il legale, commentando la sentenza. “La coppia ci ha sempre creduto”.

Cosa succede ora

La Corte ha stabilito anche cosa cambierà nella pratica. “La regola”, si legge nel comunicato, “diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. Questi cambiamenti riguarderanno i figli nati nel matrimonio, fuori e anche a quelli adottati. Alcuni aspetti restano però da definire e, come specifica il comunicato, sarà compito del legislatore (quindi del Parlamento) farlo. Tra le altre cose, bisognerà decidere come procedere se uno dei due genitori ha già il doppio cognome. Al momento, chi si trova in questa situazione può trasmetterne solo uno, a scelta: prassi che dovrebbe essere confermata, secondo quanto ha riferito al Messaggero l’avvocato Marco Meliti, presidente dell’Associazione Italiana di Diritto e Psicologia della Famiglia. In questo modo, ha spiegato, si scongiurerebbe “un’ulteriore crescita esponenziale dei cognomi nei rapporti futuri di filiazione”.

L’intervento della politica

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La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha detto che grazie a questa sentenza, è stato fatto “un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia”. Parole simili sono state espresse da altri politici, mentre altri si sono soffermati sulla necessità di intervenire sul tema con uno specifico provvedimento legislativo. Tra questi, la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti che in un’intervista all’Ansa ha parlato di urgenza e ha affermato che “in Commissione in Senato c’è già incardinato un provvedimento e c’è una sensibilità trasversale tra le diverse forze politiche”. Secondo Bonetti, “il meccanismo che in automatico fa attribuire il cognome paterno si fonda nella pretesa che sia sempre e comunque il maschile a prevalere” e ha detto che sostiene “dal governo” l’iter di questo cambiamento.

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