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“Tagliare un ramo troppo cresciuto la rattristava, perché una volta era stato vivo, e la vita le era cara”

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a cura di Paola Bottoni*

Ho ripreso tra le mani il libro di racconti di Virginia Woolf e ritorno nella vecchia casa di campagna avvolta dalla luce di un pomeriggio d’estate.

Nell’anticamera uno specchio appeso al muro riflette parte del giardino che si stende più in là.

“…Mezz’ora prima la padrona della casa, Isabella Tyson, era scesa per il sentiero erboso con il suo leggero vestito estivo, portando un cestino; ed era svanita, tagliata via dalla cornice dorata dello specchio.

Era andata probabilmente nel giardino più sotto a raccogliere fiori; o, come sembrava più naturale, a prendere qualcosa di leggero e fantastico, frondoso e pendulo, vitalba, o uno di quegli eleganti tralci di convolvolo che si avvinghiano attorno a tristi muri e fanno esplodere qua e là i loro fiori bianchi e viola.

Veniva fatto di associarla al fantastico e tremulo convolvolo piuttosto che al rigido aster, alla zinnia inamidata o alle sue rose ardenti, accese come lampade sui dritti sostegni dei rosai.

Il paragone mostrava quanto poco, dopo tutti quegli anni, si sapeva di lei; perché è impossibile per una donna in carne e ossa essere veramente, a cinquantacinque o sessant’anni, una ghirlanda o un viticcio.

Questi paragoni sono peggio che oziosi e superficiali – sono addirittura crudeli, perché proprio come il convolvolo vengono a mettersi tremando tra gli occhi e la verità.

Ci deve essere la verità; ci deve essere un muro…

Ora con un rapido movimento delle forbici tagliò il ramo di vitalba, e questo cadde a terra.

Mentre cadeva certo si fece un po’ di luce, certo si poté entrare un po’ più a fondo nel suo essere.

La sua mente era piena di tenerezza e di rimpianto…

Tagliare un ramo troppo cresciuto la rattristava, perché una volta era stato vivo, e la vita le era cara.

Sì, e nello stesso tempo la caduta del ramo le doveva aver rammentato che anche lei sarebbe morta, afferrando al volo questo pensiero, con il suo immediato buon senso, pensò che la vita l’aveva trattata bene; anche se doveva cadere, sarebbe stato per posarsi sulla terra e dissolversi dolcemente tra le radici delle violette.

Così si fermò a riflettere…”

Da ‘La signora nello specchio. Un riflesso’ da ‘Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose di Virginia Woolf’

Dipinto Beatrice Emma Parson

*bibliofila, Bologna

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