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Il turismo  potenziale fonte di danni irreversibili a Beni culturali?

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di Luigi Campanella*

È un problema vecchio quanto il mondo dei Beni Culturali:non porre limiti alla loro visibilità ed ostensione con ciò mettendone a rischio la stabilità e la vita stessa o al contrario limitare gli accessi proteggendo i Beni?Il tema si ripropone in questi giorni per Venezia,la nostra bellissima città,unica al mondo,e di cui l’UNESCO raccomanda l’inserimento nella lista dei patrimoni in pericolo.La raccomandazione si basa sul fatto che il turismo  sarebbe potenziale fonte di danni irreversibili ed ovviamente chiama in causa situazioni analoghe per altrettanti patrimoni come il Duomo di Milano,gli Uffizi di Firenze,il Colosseo di Roma.Tornando a Venezia c’è da dire che l’incompatibilità con il turismo è stata denunciata in tempi meno sospetti fra il 18mo e 19mo secolo addirittura e più di recente da parte di Tiziano Terzani,famoso cronista dei nostri tempi ed uno dei più illustri descrittori di viaggi ed opportunità culturali, con un paragone con Disneyland.La raccomandazione deve fare riflettere perchè la lista dei patrimoni in pericolo riguarda Beni collocati in aree geografiche di Paesi poveri o perturbati da guerre e contrasti sociali e suona come un richiamo alle nostre autorità responsabili come incapaci di provvedere alla messa in sicurezza di Venezia trovando attraverso politiche culturali equilibrate e tecnologie avanzate una giusta risposta alla domanda posta all’inizio.Le navi da crociera che entrano nel bacino di San Marco aveva spinto ad analoga richiesta già 2 anni fa,poi rientrata.Anche la raccomandazione reiterata trova opposizione da parte delle autorità veneziane che accusano l’UNESCO di essere capace solo di raccomandare senza mettere a disposizione fondi e risorse,come dimostra il recente restauro delle 7 sinagoghe del Ghetto Nuovo di Venezia,finanziato esclusivamente con 2,5 Ml messi a disposizione da Ministero dei Beni Culturali Italiano all’interno di una legge che prevede la creazione del Museo della Shoah a Roma ed il restyling della Sinagoga di Milano.Da parte dei veneziani si osserva che fermare il turismo per un Paese come il nostro vuol dire incidere negativamente su una componente del PIL valutabile fra ritorni diretti ed indiretti intorno al 20%.Circa poi le ragioni dei rischi che Venezia corre, da parte degli amministratori e politici veneziani,ma anche di altri,si osserva giustamente che i cambiamenti climatici non possono di certo essere collegati solo al turismo e che sviluppo urbano senza valutazione di impatto ambientale,gestione e smaltimento dei rifiuti,crescita incontrollata delle imbarcazioni a motore di certo giocano ruoli.non secondari.Gli strumenti di difesa possono e devono quindi essere altri con una serie di provvedimenti che regolano la fruizione della cittá,che razionalizzano la mobilità in laguna rendendola sostenibile e sociale,che impediscono l’ingresso in laguna delle navi da diporto,che regolano la messa a disposizione dei servizi,a partire dalla gestione dei rifiuti

*professore emerito nell’Università La sapienza di Roma

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