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Rischi cardiopatie +2-4 volte in diabetici

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Rischi malattie cuore da 2 a 4 volte di più per diabetici, linee guida per le cure

Action for Health in Diabetes, society of cardiology (Esc), DOTTNET |

Le nuove linee guida per il trattamento sono state appena pubblicate dall’European society of cardiology (Esc)

Le persone con diabete hanno un rischio da due a quattro volte maggiore rispetto agli altri di avere malattie cardiovascolari. E quando si ammalano le cure devono essere adeguate alla loro patologia. Le nuove linee guida (https://academic.oup.com/eurheartj/advance-article/doi/10.1093/eurheartj/ehad192/7238227?login=false) per il trattamento sono state appena pubblicate dall’European society of cardiology (Esc), in occasione del congresso della società scientifica, chiuso ad Amsterdam. Il documento valuta e riassume le evidenze scientifiche disponibili con l’obiettivo di supportare gli operatori sanitari nel proporre il miglior approccio diagnostico o terapeutico, considerando anche il fatto che, secondo le stime, il 25-40% di pazienti con malattie cardiovascolari ha un diabete non diagnosticato.

I pazienti con diabete corrono maggiori rischi di “malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus, nonché́ malattie delle arterie aortiche e periferiche. Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica che a sua volta peggiora la funzione cardiaca”, spiega Massimo Federici, docente di medicina interna e componente della Società italiana di diabetologia (Sid) che ha coordinato la task force insieme al collega tedesco Nikolaus Marx. “In tutti i casi poi, la prognosi è peggiore. Ad esempio, la morte per malattie cardiovascolari è del 50-90% più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca”.

“Il coordinamento di Linee guida ufficiali della Società europea di cardiologia (Esc) – ha dichiarato Angelo Avogaro, presidente della Sid – affidato ad un esperto italiano è di grande rilevanza per vari motivi. Il primo è ‘ad personam’: Federici è uno dei ricercatori più brillanti nell’ambito della malattia cardiovascolare nel paziente diabetico ed è italiano. Il secondo motivo è che Federici è soprattutto un esperto di diabetologia, una disciplina, questa, tenuta sempre più in considerazione dai cardiologi; terzo motivo è che questa designazione conferma il ruolo di primo piano della Società italiana di diabetologia nel campo della clinica e della ricerca scientifica. Le nuove Linee guida sono di fondamentale importanza strategica nel dialogo tra specialisti impegnati nel trattamento delle persone con diabete”.

Nuovo punteggio SCORE2-Diabetes: stima del rischio di malattie cardiovascolari a 10 anni – Gli esperti dell’ESC hanno sviluppato un algoritmo disponibile in una app, SCORE2-Diabetes che supera i limiti dei modelli precedenti. “Dato che avere il diabete ha un impatto importante sulla prognosi – spiega una nota – è della massima importanza valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete che non abbiano ancora evidenza clinica di malattia cardiovascolare al fine di individuare quelli a rischio più alto nei quali si deve immediatamente attivare la massima prevenzione correggendo stili di vita e implementando la terapia più adeguata”.

Quando si valuta il rischio cardiovascolare in individui con diabete di tipo 2, è importante considerare i diversi elementi della storia naturale di malattia: l’anamnesi medica e familiare con rilevazione dell’età al momento della diagnosi, i sintomi, i risultati degli esami (in particolare glicemia e colesterolo), i risultati di test di laboratorio e di altri test diagnostici oltre agli stili di vita come il fumo e l’attività fisica.

Le attuali Linee guida raccomandano l’uso del modello SCORE2-Diabetes che stima il rischio a 10 anni in individui con diabete di età compresa tra 40 e 69 anni che non abbiano ancora evidenza di malattia cardiovascolare (ASCVD) o renale (TOD), e per stimare il rischio individuale a 10 anni di eventi CVD fatali e non fatali (Infarto del miocardio, ictus).

“Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli antagonisti del recettore GLP-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia CV. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte” sottolinea il Professor Federici.

Screening in entrambi i gruppi di pazienti – Avere diabete e malattie cardiovascolari, soprattutto in giovane età, ha un impatto importante sulla prognosi, è quindi della massima importanza sottoporre a screening i pazienti con malattie cardiovascolari per il diabete e valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete e valutarli per malattie cardiovascolari e renali.

Danno renale – Il diabete ha un effetto diretto sul rene con un alto rischio di insufficienza: per questo le linee guida raccomandano lo screening annuale con misurazione della velocità di filtrazione glomerulare e livelli di albumina nelle urine. I pazienti con diabete e malattia renale cronica inoltre dovrebbero ricevere una terapia con inibitore SGLT2 e/o finerenone (in aggiunta alle cure standard) per ridurre i rischi.

Fibrillazione atriale – Nel diabete di tipo2 aumenta del 3% il rischio di sviluppare Fibrillazione Atriale, che a sua volta è correlata a ictus e morte precoce. Per la prima volta le Linee Guida raccomandano uno screening specifico e misurazioni regolari con ECG o pulsiossimetria in pazienti dai 65 anni e in quelli di età inferiore con ipertensione.

Stile di vita e diabete come strumento di riduzione del rischio – I cambiamenti dello stile di vita sono raccomandati come misura di base per prevenire e gestire il diabete, questi dovrebbero essere implementati mediante un approccio multifattoriale con una comunicazione centrata sul paziente adattata allo stato di salute e all’alfabetizzazione sanitaria del paziente stesso.

Nel T2DM, come riportato nello studio Action for Health in Diabetes, un intervento sullo stile di vita mediante consulenza nutrizionale, la variazione quali e quantitativa del pasto e l’esercizio fisico hanno indotto una perdita di peso media dell’8,6%, associata a una significativa riduzione di HbA1c e pressione arteriosa. La riduzione del peso è uno dei caposaldi del trattamento: in questo contesto le linee guida raccomandano esercizio fisico quotidiano e una dieta mediterranea ricca in fibre e acidi grassi insaturi.

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