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Orticaria: classificazione, sintomi e trattamento

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Orticaria: classificazione, sintomi e trattamento

Journal of Asthma and Allergy, DOTTNET | 07/09/2023 10:28

L’orticaria è una malattia estremamente frequente: circa il 25% della popolazione ha almeno un episodio di orticaria.

È una condizione caratterizzata dallo sviluppo di pomfi, angioedemi o entrambi. I pomfi sono lesioni pruriginose di dimensioni variabili; sono caratterizzati da un edema centrale più chiaro circondato da un alone più arrossato e possono essere più o meno eritematosi. Entro 24 ore si ha il ritorno della cute alla normalità. Gli angioedemi, invece, sono caratterizzati da gonfiore profondo e colore della cute normale e hanno una durata di 72 ore o più. Sono spesso accompagnati da dolore e per questo motivo, quando si trovano alle estremità, vengono confusi con dolori di tipo articolare.

L’orticaria acuta è la forma più comune di orticaria e dura solitamente meno rispetto alle 6 settimane previste per l’orticaria cronica; è anche la forma più frequente in età pediatrica. Quasi sempre il paziente è in grado di collegare l’orticaria acuta ad un evento, infatti il quadro clinico si sviluppa molto rapidamente. Le infezioni e i farmaci ne sono la causa principale, al contrario di quanto pensano i pazienti, che, erroneamente, individuano soprattutto gli alimenti come causa principale. In una percentuale di pazienti elevata, tuttavia, la causa non è individuabile.

L’aspetto dell’orticaria acuta può essere molto variabile: si può avere orticaria circinata, orticaria figurata, può esserci essudazione superficiale con formazione di vescicole e/o bolle e può essere presente una componente emorragica in caso di orticaria purpurica. È consigliabile, in caso di orticaria acuta, fare un’anamnesi molto accurata: da quanto tempo il paziente presenta orticaria, quali sono i fattori che provocano pomfi, la frequenza e la durata dei pomfi nella giornata, se è associato angioedema, se c’è prurito o altri sintomi soggettivi associati.

L’orticaria cronica rappresenta il 25% di tutte le orticarie ed è una patologia che può presentare lesioni continue o intermittenti, che durano per più di 6 settimane, spesso addirittura per anni. Le donne sono le più colpite e, in genere, nelle donne c’è una maggiore presenza di prurito. L’orticaria cronica può essere inducibile o spontanea: quella spontanea a sua volta può essere distinta in orticaria da causa ignota (idiopatica), orticaria da causa nota e orticaria autoimmune.

L’orticaria cronica può manifestarsi con pomfi, con pomfi e angioedema o con angioedema. In caso di pomfi, se sono presenti anche febbre, dolori articolari e malessere, è necessario escludere dalla diagnosi le malattie auto-infiammatorie. Bisogna, inoltre, sempre valutare se i sintomi sono inducibili, cioè se i pomfi o l’angioedema possono essere scatenati con il test di provocazione. Se non è possibile scatenare i sintomi, si tratterà di orticaria cronica spontanea. In caso contrario, se i sintomi compaiono in seguito a test di provocazione, allora si tratterà di orticaria inducibile. Se è presente solo angioedema si tratta di orticaria cronica, spontanea o inducibile, oppure di angioedema ereditario o acquisito.

In pazienti con orticaria cronica spontanea spesso sono presenti anche altre malattie associate o infezioni virali intercorrenti, che, insieme all’utilizzo di antinfiammatori non steroidei, esacerbano la patologia. È consigliabile per i pazienti con orticaria cronica sospendere l’uso dei farmaci che possono favorire i pomfi, così come evitare situazioni stressanti o consumo di alcol.

Per il trattamento dell’orticaria cronica spontanea le linee guida EAACI/GA2LEN/EDF/WAO per l’adulto, valide anche per il bambino e per l’adolescente, pubblicate sul Journal of Asthma and Allergy nel 2021, suggeriscono come primo step di trattare l’orticaria cronica spontanea con gli antistaminici di seconda generazione al dosaggio standard. Perchè gli antistaminici di seconda generazione? Perchè gli antistaminici di prima generazione hanno un rapporto rischio/beneficio non favorevole, in quanto penetrano maggiormente la barriera emato-encefalica e si legano ai recettori H1 nel sistema nervoso centrale, determinando sonnolenza e variazioni del ciclo REM.

Se i sintomi non migliorano, come secondo step le dosi possono essere aumentate ogni 2-4 settimane fino a 4 volte nei bambini di età inferiore ai 12 anni e negli adulti, mentre negli adolescenti si può aggiungere subito Omalizumab agli antistaminici (Omalizumab è un farmaco add-on, quindi non è un farmaco che si sostituisce all’antistaminico, ma va ad esso aggiunto). Se ancora non si riscontrano miglioramenti, come terzo step anche nell’adulto e nel bambino a partire dai 6 anni fino ai 12 anni d’età possiamo aggiungere Omalizumab. Per la somministrazione di Omalizumab non è necessario effettuare esami di alcun tipo, né di screening né di monitoraggio.

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