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Hänsel e Gretel, sassolini e scie chimiche

Articolo di Franco Nanni

Probabilmente sono molte le persone, soprattutto in zone urbane, che annoverano tra i conoscenti almeno un rappresentante di coloro che a vario titolo e con diverse angolature si dichiarano convinti di una o più teorie ritenute (dai detrattori) “pseudo-scienze” o “complottiste”; in altri casi accade di sentirne parlare in conversazioni casuali, e sicuramente sui social incrociamo (quasi) tutti qualche post proveniente da questa variegata area. Alcuni sostenitori propugnano con forza solo una delle varie teorie, peraltro abbastanza eterogenee, ma finiscono poi per interessarsi anche di altre limitrofe, creando una sorta di rete analogica di credenze. Ad esempio, sembra sia andata così con la teoria dei contenuti sospetti nei vaccini anti Covid, che si è cortocircuitata con quella della minaccia “onde 5G” creando una teoria derivata in cui le onde 5G sono ritenute in grado di attivare tossine o microchip contenute nei vaccini. Accade così, non di rado, che queste teorie vengono propugnate dai loro sostenitori quasi come un corpus omogeneo, o quanto meno raggruppate in insiemi sufficientemente coerenti da consolidarsi reciprocamente.

Non intendo qui tracciare un panorama esaustivo di questa rete di teorie (impresa assai ardua) ma per articolare meglio le mie argomentazioni occorre almeno riassumerne i tratti essenziali, che per di più lasciano emergere uno schema ricorrente nei molti materiali che ho nel tempo esaminato. 

L’idea che funge da struttura di sostegno a pressoché tutte le altre è che vi sia una sorta di congiura da parte di un ristrettissimo nucleo di grandi ricchi che, constatando (o, per alcuni, prendendo a pretesto) il livello di sovrappopolazione della terra, cercano subdolamente di sopprimere una parte della popolazione con mezzi che il complottismo ha l’ambizione di smascherare su un piano ritenuto “scientifico”. Questa congiura dei ricchi (in alcuni ambiti viene detta Deep State e presenta un grado maggiore di complessità e segretezza) viene variamente identificata con vari nomi del jet set mondiale; tra quelli più citati ci sono Bill e Melinda Gates ma anche George Soros. Alcune frange estreme accusano anche i membri del Deep State di praticare forme particolarmente perverse di pedofilia, ma le accuse più generalizzate e onnipresenti riguardano principalmente i presunti mezzi dello “sterminio”, di cui sono un esempio le già citate componenti tossiche contenute nei vaccini, connesse all’uso delle onde del 5G. Spesso si accusano anche i congiurati di aspirare ad un capillare controllo digitale delle menti, dei corpi e della salute umana. Tra le teorie più derise dai detrattori ci sono naturalmente le scie chimiche, ovvero presunte irrorazioni del cielo da parte della quasi totalità dei voli di linea con sostanze chimiche clima-alteranti che vengono accusate di provocare alternativamente siccità o piogge estreme. Come è noto ai più, anche molti aspetti della galassia anti-vaccinista rientrano nella nebulosa più vasta delle credenze “complottiste”. Nel corso di questo articolo, al solo fine di non appesantire il testo, userò “complottisti” (virgolettato o corsivo) al posto della più corretta definizione di “persone che a vario titolo e con diverse angolature si dichiarano convinte di una o più teorie ritenute (dai detrattori e da scienza e stampa mainstream) “pseudo-scienze” o “complottiste”. Spero nessuno possa sentirsi offeso da questa abbreviazione di comodo.

I canali di diffusione di queste teorie sono vari, oggi pressoché tutti telematici: canali Telegram, pagine sui social network, siti web, canali Youtube. I protagonisti principali appartengono a un insieme eterogeneo di ricercatori o (pseudo?)-scienziati (potremmo definirlo il braccio scientifico del complottismo) che si fanno portatori di proclamazioni enfatiche su qualche loro drammatica scoperta, come, ad esempio, grafite all’interno di alcuni vaccini anti-covid. Naturalmente anche la stessa pandemia da covid-19 è stata oggetto di numerosissime interpretazioni complottiste, perlopiù salite a suo tempo agli onori delle cronache e che non citerò qui per esteso.

Il braccio scientifico del complottismo annovera personaggi estremamente diversi tra loro: si va da un veterano dal passato mainstream come Luc Montagnier, deceduto nel 2022, via via fino a personaggi vicini alla millanteria, fermo restando che moltissimi hanno biografie complesse e spesso con alle spalle una formazione genuinamente scientifica e/o medica. Questo eterogeneo insieme di figure non si limita però a smascherare presunti tentativi di sterminio ma comprende anche una sorta di pars construens che si occupa di divulgare scoperte di cure efficacissime e estremamente economiche, oppure di fonti di energia inesauribile a costo zero delle quali sistematicamente si lamenta l’omertoso occultamento da parte della élite scientifico-plutocratica che difende i propri profitti e non vuole che vengano implementate tecnologie a basso costo o addirittura gratuite. (Un esempio in questo sito: https://www.nogeoingegneria.com/altro-mondo-ce/energia-illimitata-a-costo-zero-il-genio-italiano-e-la-rivoluzione-negata/)

Il braccio scientifico confina e in parte si sovrappone all’area delle scienze “non riconosciute”, che partono da spunti della scienza ufficiale e, per dirla in parole semplici, ci “ricamano” sopra; cito come esempio le volgarizzazioni popolari della fisica quantistica, i nodi di Hartmann, le “scoperte” di Hutchison, epigono di N. Tesla, che era scienziato geniale e autentico ancorché assai bizzarro, peraltro molto amato anche in ambito complottista. 

Per quanto forse più defilato e di nicchia, esiste anche un “braccio storico-giuridico” che svolge un’opera di pseudo-smascheramento di presunte falle nei sistemi giuridici ed economici, attraverso interpretazioni particolari di leggi e perfino di bolle papali di molti secoli fa, a cui si attribuisce la colpa di aver dato origine a varie forme di asservimento al potere economico e politico. (Uno dei movimenti più estremi è quello di “We is I am” (https://www.xn--noiiosono-23a.com/)

Credo ce ne sia abbastanza per far sentire nel giusto tutti coloro che etichettano i seguaci di una o di tante di queste teorie come ignoranti, sempliciotti e creduloni. Quello che mi spinge alle riflessioni che svilupperò in questo articolo è un semplice dato di fatto: mi capita non di rado di incontrare e di intrattenere conversazioni con persone “complottiste” e, al netto delle credenze di cui si dicono convinte, queste persone non corrispondono affatto allo stereotipo che tanto piace ai loro detrattori. Sono per lo più persone con una scolarità media o addirittura medio-alta o alta, svolgono adeguatamente lavori che richiedono competenze logiche, tecnologiche, organizzative e di relazione, e appaiono perfettamente in grado di curarsi delle loro famiglie, dell’educazione dei figli e magari di fare investimenti finanziari oculati. Insomma ciò che colpisce è la loro normalità e anche il loro elevato grado di adattamento alla vita attuale. Sono arrivato dunque a una conclusione sorprendente: le teorie e i clamori che pretendono di individuare nell’ignoranza o nelle fake news le cause del fenomeno non sono sufficientemente fondate e incontrano parecchi elementi che le contraddicono. Detto in breve: considerare i “complottisti” dei sempliciotti disinformati è un insulto all’intelligenza, non solo la loro, che peraltro agli insulti sono tristemente abituati, ma soprattutto alla nostra. C’è molto da capire nella diffusione di queste credenze, e qualunque spiegazione superficiale non dovrebbe indurre in tentazione la nostra pigrizia mentale. Intuisco inoltre che tutto quello che c’è da scoprire non riguarda soltanto chi queste credenze sostiene, ma tutti noi. Se da un lato è innegabile che la mancanza di informazioni validate e l’influsso pervasivo di internet e dei social network è un elemento facilitante della diffusione di queste credenze, non è però sostenibile che questo ne sia anche il nucleo motivazionale centrale. Ed è questo nucleo motivazionale che intendo cercare, dal momento che riesce talvolta ad essere addirittura più forte della simultanea presenza di una formazione scientifica anche di buon livello. 

Per arrivare a formulare una ipotesi credibile inizio cercando di estrarre da questo insieme di credenze articolate ed eterogenee una visione del mondo il più possibile comune: emerge l’immagine di un mondo fortemente stratificato (se non addirittura diviso in classi) dove si distingue soprattutto una classe dominante ferocemente dedita a difendere i propri privilegi a qualunque costo, occultando e ostacolando tutte le scoperte straordinarie che ne minerebbero i profitti, e in caso di scarsità di risorse arrivando allo sterminio di massa con chimica, onde elettromagnetiche ecc. Dall’altro lato della barricata un manipolo di eroici ricercatori (e relativi seguaci) che nonostante censure e vessazioni cercano di far trapelare la verità smascherando le trame ordite dai ricchi dominatori del mondo. Qui può valere da esempio Stefano Montanari, oggetto di un (quasi) culto della personalità, salito agli onori delle cronache soprattutto durante la pandemia. (Cfr https://www.freehealthacademy.com/ ).

Rileggere la sintetica visione “complottista” del mondo ha evocato in me due diverse connotazioni, di cui la prima risuona come una domanda ovvero: il mondo reale non è in definitiva poco dissimile da questa descrizione? Quanto si discosta in fondo l’assetto politico ed economico mondiale post-1989 dalla prima parte di questa descrizione? La forbice della diseguaglianza tra Paesi e all’interno di ciascun paese non ha fatto che accrescersi globalmente, e il potere economico non ha fatto che concentrarsi via via in un sempre minor numero di mani. Le lobby di grandi gruppi economici a Bruxelles si contano a migliaia e crescono ogni anno. I profitti astronomici delle multinazionali del farmaco conseguiti con la campagna vaccinale del covid e l’opacità di molti dei contratti stipulati con le amministrazioni degli Stati stanno a rappresentare un altro elemento descrittivo del mondo in cui viviamo. C’è indubbiamente una differenza sostanziale rispetto alle narrazioni complottiste: gran parte di questa amministrazione del privilegio, del profitto e del potere avviene alla luce del sole ed è sufficiente leggere normali fonti di informazione (purché non troppo legate alla propaganda mainstream) per rendersene conto. Tuttavia i segreti non mancano, come non mancano gli eroi che cercano di svelarli, ma non li troveremo in un video di nicchia su YouTube dai toni apocalittici, ma semmai nella incredibile vicenda giudiziaria di un Julian Assange e di altri come lui. Anche a livello scientifico non mancano casi di truffe sui dati di trial clinici smascherati da equipe mediche che ne hanno revisionato i Raw Data (dati grezzi, che colpevolmente non sempre vengono messi a disposizione della peer review). Un caso di scuola per tutti è lo studio Restoring study 329 visibile qui https://www.bmj.com/content/351/bmj.h4320 e qui https://study329.org/

Siamo anche perfettamente a conoscenza della lentezza con cui gli Stati si sono occupati di risorse energetiche rinnovabili e di come sia inutilmente da poco trascorso il cinquantenario dello storico testo “I limiti dello sviluppo” commissionato al MIT dal Club di Roma. Devo continuare? Si potrebbero scrivere centinaia, se non migliaia di pagine sul tema, anche se gran parte di questi fatti non sono avvenuti nell’ombra, ma alla luce del sole. Nel confronto tra mondo reale e narrazioni complottiste c’è indubbiamente un grande assente: non risulta proprio che scoperte meravigliose e risolutive abbiano avuto luogo né tanto meno che qualcuno abbia avuto bisogno di occultarle. Così come lo è stato per la truffa dello studio 329, anche per tante scoperte pseudo-scientifiche è bastata una normale peer review a smontarle. Nel frattempo però il riscaldamento globale con tutti i suoi drammatici fenomeni avanza incontrastato, facendoci percepire letteralmente sulla pelle che qualcosa sta accadendo.

Di fronte a questa visione del mondo vorrei sollecitare il lettore a mettere a fuoco le proprie sensazioni: come ci si sente, in balia di forze enormi, impersonali, di meccanismi ciechi che non fanno capo personalmente a nessun essere umano? In particolare, come ci si sente, ridotti come bambini impotenti in balia di poche macro-organizzazioni ricchissime, spesso impersonali, che cercano con ogni mezzo di massimizzare i loro interessi? La parola “impotenza” riesce a descrivere almeno un poco queste sensazioni? E ancora: è recente l’introduzione del termine “Eco ansia” o “ansia climatica” (si veda ad esempio qui:
https://www.humanitas.it/news/eco-ansia-o-ansia-climatica-cose-e-come-riconoscerla/).

Anche questo nuovo concetto può aiutarci a considerare con occhio attento il peso emotivo di una condizione umana che interessa tutti noi. Riprenderò questo discorso dopo aver introdotto la seconda connotazione. Prendendo in esame la narrazione originaria amata dai complottisti, avvertivo in filigrana la presenza di qualcosa di familiare, che mi ha portato fino alla fiaba di Hänsel e Gretel, un racconto della tradizione orale germanica noto fin dal Medioevo, che deve la sua celebrità alla vasta raccolta filologica dei fratelli Grimm. Che cosa mi ha sollecitato questa associazione?

I due bambini protagonisti vivono in una famiglia estremamente povera e la matrigna convince il padre a disfarsi della prole poiché, afferma, non c’è sufficiente cibo per sfamare tutti e quattro. I bambini però, tenuti svegli dalla fame, odono il confabulare degli adulti e scoprono lo spietato piano della matrigna (abbandonarli nel bosco); allora Hänsel, il fratellino, si premunisce di sassolini che disseminerà sul percorso per ritrovare la via di casa. La fiaba poi prosegue con varie vicissitudini che portano al lieto fine, costruendo in definitiva una grande apologia dell’intelligenza e dell’intraprendenza dei bambini, della loro capacità di ritagliarsi una via di fuga dall’abuso, dalla malvagità e dalle trascuratezze. La fiaba nel suo complesso risulta quindi essere una grande, luminosa elaborazione positiva dell’impotenza infantile e delle paure ad essa connesse.

In molti ambienti complottisti si attribuiscono a Gates e consorte pensieri del genere: “siamo troppi su questo pianeta, occorre una riduzione della popolazione tramite i vaccini”. Con l’alibi dell’elevata produzione di CO2 ed il riscaldamento globale si pensa che Gates voglia decimare la popolazione, ma la reale motivazione sarebbe il controllo sociale. Se la guardiamo da questa angolazione, ecco che la credenza nelle teorie di ambito complottista sembra fornire la rassicurante sensazione di essere bambini svegli che smascherano i piani malvagi della matrigna e le sopravvivono.

È giunto il momento di richiamare quanto detto in precedenza sulla sensazione ansiogena di impotenza e di mancanza di controllo sui propri destini che contraddistingue la nostra epoca, probabilmente assai più di altre. Ritengo sia questo il focus centrale che spinge persone non sprovvedute ad abbracciare credenze complottiste: una strategia di coping con emozioni altrimenti intollerabili, che regala non solo la salutare sensazione di maggiore padronanza sulla propria vita, ma anche il senso di appartenenza a una nicchia di risvegliati che conosce i segreti che vanno a comporre, comunque, la propria predestinazione alla fine. In questa notte dell’umanità giova sentirsi svegli e vigili, anche solo per conoscere le ragioni per le quali non vedremo l’alba. Questo ci riporta ad una delle svolte epocali dell’antropologia culturale: prima si riteneva che i selvaggi fossero stupidi e grossolani perché in periodi di grave siccità credevano di far cadere la pioggia danzando, dopo si è capito che i selvaggi avevano una strategia efficace e raffinata per elaborare l’impotenza e mantenere coesa la comunità. Del resto le scienze sociali da almeno un secolo, fino al recente lavoro di Z. Bauman sulla società liquida, ci confermano la diffusione e la varietà di queste strategie di coping per limitare l’inquietudine della precarietà, volte a recuperare sicurezza controllabile (possiamo danzare insieme) per allontanare la sensazione di una insicurezza incontrollabile (non possiamo far piovere). Le credenze complottiste hanno forse molto in comune con le danze della pioggia? In termini più clinici credo che la formulazione più ragionevole sia questa: la probabilità che una persona finisca con l’abbracciare credenze complottiste dipende da un campo di forze (come inteso nella Teoria del Campo di K. Lewin) dove la forza principale che spinge verso le credenze è costituita dal tentativo di controllare emozioni di insicurezza, ansia e impotenza, attivate da elementi sia ambientali che biografici; premono in direzione opposta una buona istruzione, una buona capacità di distinguere il vero dal verosimile e dall’improbabile, la disponibilità più o meno grande di una rete sociale, e tanti altri fattori legati a condizioni personali.

Da questa descrizione temo possa scaturire un malinteso che individua nei potenziali adepti delle pseudoscienze persone in qualche modo anormali, disturbate, in condizioni di psicopatologia o di deprivazione, ma questa è solo un’area piuttosto estrema che non rappresenta affatto la generalità del fenomeno. Immaginiamo, allora, una coppia di trentenni che intimamente desidera un figlio; sono persone istruite e informate, e si rendono conto delle grandi incognite che la vita futura di quel bambino porta con sé, aggravate dalla “normale” precarietà lavorativa dei due aspiranti genitori. Il desiderio di un figlio entra nel campo di forze e, cozzando con percezioni assolutamente realistiche e ben informate della realtà, attiva emozioni di insicurezza, assenza di controllo e impotenza. Concepiranno quel figlio? Quali strategie potranno spostare l’equilibrio di forze verso la rinuncia o viceversa verso il concepimento? E qualora quest’ultimo fosse l’esito, essi saranno comunque consapevoli delle variabili incontrollabili in balia delle quali si svilupperà l’esistenza del loro bambino, variabili su gran parte delle quali essi non hanno alcun controllo. Non dovrebbe apparire così strano che tentino di controllare qualcosa che sembri a portata di mano, ad esempio evitare le vaccinazioni, i cui rischi (magari modesti) si conoscono, mentre non si conosce e non si controlla la precaria esistenza che, con un’intelligenza e una istruzione  normali, è ragionevole ipotizzare per un nato nel 2025. Il paradosso è che una seconda coppia di trentenni di condizioni socio-culturali del tutto simili, partendo dalle stesse percezioni di insicurezza e ansia, potrebbe prendere la strada opposta, quella di sottoporre il proprio bambino a tutte, ma proprio tutte le vaccinazioni possibili. Sul piano del comportamento e delle conseguenze mediche si tratta di due scelte opposte ma, appunto, sul piano delle motivazioni emotive si tratta invece di due strategie perfettamente simili. Non occorre forse essere un poco folli e un poco eroi, per far iniziare una vita nel 2025? Se, con Brecht, “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, ancora più sventurata è quella dove occorre essere eroi anche per far cose normali. Tentare con ogni mezzo di controllare l’incontrollabile non è forse una delle costanti della condizione umana? Perché tanta avversione intollerante per coloro che tentano di farlo in un modo diverso dal mainstream? Trovo curioso che la stessa società che si premura di togliere da libri celebri parole come “grasso”, perché potrebbero risultare offensive, non si faccia alcuno scrupolo di deridere e apostrofare il malamente coloro che abbracciano teorie cosiddette pseudoscientifiche o complottiste. A meno che…

A meno che non ci domandiamo anche quale sia il nucleo motivazionale che spinge tanti a ridicolizzare e attaccare gli adepti delle teorie del complotto. Temo che si tratti di motivazioni terribilmente simili: la necessità di creare una sostenibilità emotiva alla propria condizione di impotenza! Bisogna infatti ricordare che anche coloro che si sentono dalla parte della scienza non sono, su un piano di realtà, meno impotenti di chiunque altro, e giova anche a loro sentirsi risvegliati e al corrente di qualche forma di verità scientifica, indubbiamente di maggior valore epistemologico, ma, in ultima analisi, altrettanto inadatta a recuperare un potere sul destino che non si detiene più. Sono persone evolute, amano ballare una danza della pioggia peer reviewed e evidence based, ma resta pur sempre un antico e insieme moderno ritrovato per sopportare l’impotenza e l’insicurezza.Se le cose stanno in questo modo, devo concludere questa riflessione senza certezze ma con alcune domande: i seguaci delle teorie complottiste sono davvero il nemico? Sono veramente loro i principali ostacoli che si frappongono tra noi e la salvezza della terra? O non siamo piuttosto compagni di sventura e di impotenza impegnati però in danze della pioggia fra loro fuori ritmo? Noi Hänsel, loro Gretel, non dovremmo forse buttare all’aria le coperte, alzarci e andare a cercare la matrigna?

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