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Va difeso il sistema della giustizia minorile italiana. È un modello che ci invidiano anche altri Paesi

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Va difeso il sistema della giustizia minorile italiana.
È un modello che ci invidiano anche altri paesi
Abbassare l’età di chi entra in carcere non è la soluzione. Così come non lo è mai la reazione repressiva. Chiunque ha a che fare coi ragazzi sa che le responsabilità vanno estese agli adulti e alla società. Punire un ragazzo non è mai la risposta, specie a quell’età.  Anche se autori di reato, si parla di ragazzi in un’età cruciale del loro sviluppo, che hanno bisogno di un percorso educativo e non punitivo, che quasi sempre arrivano da contesti sociali ed economici molto difficili. Pensare al carcere come soluzione dei problemi della criminalità significa invece ancora una volta scaricare sul sistema penale la responsabilità dei vuoti che lo Stato lascia in tutti gli altri ambiti. Un problema enorme quando si parla di adulti, drammatico quando se ne discute per i minori.  Se si vuole fare un buon servizio a questi ragazzi e alla società dove questi sono cresciuti e torneranno sarebbe utile, invece, pensare ad un sistema dei reati e delle pene differente da quello in vigore per gli adulti, a maggior ragione constatando che il vigente il codice Rocco non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore.
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