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Incel ovvero la lotta di classe senza classi e le moltitudini di solitudini

12 agosto 2021: Jake Davison, un ragazzo di 22 anni, uccide 5 persone e ne ferisce altre 2 in una sparatoria a Plymouth (UK) per poi suicidarsi. Nei suoi video caricati su YouTube si definiva un incel e lamentava di essere “brutto e vergine”. Undici mesi prima, in Italia, Antonio De Marco, un ragazzo italiano di 21 anni, uccide una coppia di fidanzati. Egli dichiarerà agli agenti di aver ucciso i due “perché troppo felici”, aggiungendo di non aver mai avuto una ragazza e attribuendo le cause della sua rabbia ai continui rifiuti subiti da parte di più ragazze. Anch’egli un incel: il neologismo sta per “celibe involontario”. Wikipedia (alla omonima voce) precisa anche che:

Oggi il termine incel è usato principalmente da uomini eterosessuali, che frequentano appositi forum online (principalmente anglofoni e italiani), i quali hanno difficoltà nelle relazioni con le donne e che incolpano di ciò la società e le donne stesse. Il fenomeno ha iniziato a diventare noto dal 2014, dopo il massacro di Isla Vista, e ha attirato ulteriore attenzione dopo l’attentato di Toronto del 23 aprile 2018

Almeno sei omicidi di massa sono stati commessi dal 2014 da uomini che si sono auto-identificati come incel o che avevano menzionato nomi e scritti legati ad incel nei loro manifesti o post su Internet. Coloro che si riconoscono in questa categoria fanno riferimento principalmente a due teorie tra loro collegate. La prima teoria, detta in breve LMS (Look, Money, Status), sostiene che i principali fattori del successo con le donne siano: la bellezza fisica, la ricchezza (disponibilità di denaro) e lo status, ovverosia la fama sociale di cui un determinato individuo può fregiarsi nell’ambiente in cui vive. La teoria RedPill è più complessa, e viene sintetizzata da Wikipedia in questo modo:

È una visione delle dinamiche sociali che si basa sul fatto che uomini e donne sono differenti dal punto di vista biologico e hanno differenti criteri di selezione sessuale. Ciò causerebbe, secondo gli aderenti all’ideologia RedPill, un’enorme sproporzione di opportunità che vede le seconde nettamente avvantaggiate in ambito relazionale rispetto ai primi. Il termine (che significa “pillola rossa”) proviene dal film Matrix, il cui protagonista, prendendo appunto una pillola rossa, scopre la verità sul mondo che lo circonda. […] I seguaci della teoria RedPill ritengono che l’espressione della propria sessualità e le possibilità di una vita sessuale ed affettiva siano fondamentali per il benessere psicofisico degli individui, per sostenere che gli incel, essendone privati per il loro basso valore LMS, costituiscano a tutti gli effetti una categoria oppressa, ostracizzata e non riconosciuta da parte della società.

Secondo la teoria RedPill la cosiddetta rivoluzione sessuale avrebbe incrementato la diseguaglianza sessuale a favore dei cosiddetti maschi alfa che grazie ad essa hanno più partner che mai, a scapito degli altri, che resterebbero completamente senza partner sessuali; una visione semplicistica (rappresentata dall’immagine in testa all’articolo) non priva di appeal e nemmeno del tutto scissa dalla realtà di un mondo sempre più diseguale in ogni aspetto… ma vedremo tra poco anche le sue incongruenze. Si tratta a dire il vero di una idea nemmeno nuova, espressa in anni lontani dallo scrittore e polemista francese M. Houellebeq dapprima in forma più cruda:

“In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta. […] Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società.” (M. Houellebecq, L’estensione del dominio della lotta)

Egli in seguito tornerà sull’argomento in forma più “politica”:

“Fa un certo effetto osservare come spesso tale liberazione sessuale venisse presentata sotto forma di ideale collettivo mentre in realtà si trattava di un nuovo stadio dell’ascesa storica dell’individualismo. Coppia e famiglia rappresentavano l’ultima isola di comunismo primitivo in seno alla società liberale. La liberazione sessuale ebbe come effetto la distruzione di queste comunità intermedie, le ultime a separare l’individuo dal mercato. Un processo di distruzione che continua oggigiorno.” (M. Houellebecq, Le particelle elementari)

La sua posizione (non riconducibile anche per motivi cronologici alla galassia incel, ma le cui visioni anticipatorie sono state già notate, ad esempio qui in un articolo non privo di ambiguità ma molto stimolante) al puro livello di analisi non manca di acutezza e troverebbe consenso anche in ambiti intellettuali attenti e progressisti. Purtroppo dalla teoria RedPill seguono invece quasi per gemmazione diverse posizioni antifemministe o misogine, violentemente contro il ‘68 e la liberazione sessuale, fino ad avvicinarsi a ideologie francamente reazionarie e/o suprematiste.

In Italia sono apparsi finora pochi articoli sul fenomeno; si distingue per il suo taglio psichiatrico il contributo di Matteo Pacini: Il fenomeno Incel: tipizzazione psichiatrica tra fobia sociale, paranoia, e dismorfofobia, mentre altri, su riviste e siti web eterogenei, più che altro puntano il dito contro gli aspetti ideologici della galassia incel: misoginia, maschilismo, antifemminismo. Temi interessanti, ma a mio parere periferici: le private sofferenze psichiche dei singoli, (il “prima”) e le estensioni ideologiche del “dopo”, lasciano fuori fenomeni invece centrali che riguardano da vicino la cultura digitale così come Byung-Chul Han la descrive:

Gli abitanti digitali della rete non si riuniscono: essi danno vita a un peculiare assembramento senza riunione […] Sono principalmente individui isolati, auto-segregati che siedono soli davanti al display. (Byung-Chul Han, Nello sciame)

Il filosofo ne descrive qui sostanzialmente la forma, ma anche i motivi di questo assembramento senza riunione hanno delle tipicità, e il fenomeno incel può insegnarci ancora qualcosa a proposito della socializzazione della rabbia. 

Proviamo a immaginare una storia tipica: un individuo, maschio, diciamo tra i venti e i venticinque, vergine, in difficoltà, senza partner e apparentemente senza speranza. Egli soffre, semplicemente, vivendo una condizione che probabilmente altri maschi di altre generazioni hanno attraversato per uno o più periodi della loro vita. Cosa accade però nell’epoca della comunicazione digitale? Il nostro uomo sofferente  inizia a setacciare il web e i social network, legge materiali e testimonianze, alla fine “ingoia una red pill”, e si illumina su una presunta “verità” a proposito della sua condizione. Da quel momento egli entra in uno stato cognitivo completamente diverso dal precedente: il suo malessere ha ora perso la sua dimensione privata, personale, radicata nel sé per diventare altro, poiché adesso c’è qualcosa e qualcuno nel mondo esterno da additare come cause e/o colpevoli del suo malessere. Egli è solo come prima e forse più di prima, gli sembra di partecipare a una lotta di classe senza che ci sia una classe, né tantomeno un “noi” che la costituisca, ed è dunque sostanzialmente pronto a diventare una monade armata contro il mondo, o meglio, contro quella parte di mondo da cui si sente oppresso.

Oggi la comunicazione digitale permette una velocità di espansione e di mutazione di temi di questo tipo impensabili soltanto 30/40 anni fa. Questa velocità va considerata come un fenomeno emergente, esattamente come il funzionamento di un organismo pluricellulare non può essere spiegato con il funzionamento di una singola cellula: allo stesso modo il funzionamento di un singolo uomo solo e sofferente non può spiegare il fenomeno incel nel suo insieme. Lo stesso vale per ogni altra categoria che si sviluppi secondo le stesse linee.

A prescindere dalla velocità con cui accade il fenomeno, osserviamone le tappe fondamentali: si parte da un disagio originariamente privato, che in seguito nel web trova camere di espansione che soffiano sul fuoco, specialmente del sentimento della rabbia inteso nel suo senso più puro, ovvero l’essere privati di risorse. Questo non accade solo con il disagio degli uomini senza donne, ma potenzialmente con ogni altra forma di disagio. Sul mero piano del fenomeno psicosociale non ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, ma il nuovo è costituito, come già sottolineato, dalla rapidità e dalla non territorialità e non fisicità con cui si può espandere e radicalizzare un disagio diffuso tra individui che nella realtà fisica potrebbero non incontrarsi mai. È in questo senso che si può dire che le dinamiche psicosociali amplificate dal web conducono a una pseudo-lotta di classe senza classi, senza oppressi e soprattutto confinata in moltitudini di solitudini.

Fenomeni come quello incel hanno bisogno anche di un tessuto di rappresentazioni su cui prosperare. Gli inquinanti della sociosfera di cui ho parlato in 2 articoli precedenti ci aiutano a capire come l’ideologia RedPill guardi al mondo con una lente deformante in modo unilaterale: l’incel si concentra sui privilegiati del sesso e si paragona ad essi, intossicato da diversi inquinanti, a partire da quello dell’eccellenza per arrivare all’enfasi della prestanza fisica. Se non ne fosse intossicato, una semplice passeggiata su una spiaggia molto frequentata e popolare dovrebbe convincerlo che intrattenere una relazione sentimentale sessuale con una donna non è affatto appannaggio di uomini belli, ricchi e dotati di un alto status! Tuttavia l’accesso a questa semplice esperienza è cognitivamente bloccato poiché l’attenzione è puntata su quella dinamica di mercato cui alludeva anzitempo Houellebecq.

In conclusione, i pericoli delle dinamiche di amplificazione che hanno luogo nel web stanno qui: esse pescano nel grande bacino del disagio individuale, un bacino oggi reso quasi inesauribile anche dalla forte presenza di inquinanti della sociosfera. Il flusso risucchiato da questo grande bacino è composto in origine di dolore umano, sofferenza, insoddisfazione e frustrazione, ma nel grande incubatore e fermentatore dei gruppi sociali ospitati sul web le componenti di rabbia, ricerca di un nemico e di un capro espiatorio, condito con la onnipresente salsa della teoria del complotto, divengono l’energia che mette il tutto sotto pressione e comporta il rischio significativo dei passaggi all’atto (criminosi) a cui di tanto in tanto assistiamo e assisteremo ancora, purtroppo. È concepibile e, se sì, realizzabile una qualche forma di prevenzione in questo ambito?

Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, Nottetempo 2015

Houellebecq, M.:

  • Le particelle elementari (Les Particules élémentaires, 1998), traduzione di Sergio Claudio Perroni, Collana Letteraria, Milano, Bompiani, 1999
  • Estensione del dominio della lotta (Extension du domaine de la lutte, 1994), traduzione di Sergio Claudio Perroni, Collana Letteraria, Milano, Bompiani, 2001
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