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Iniezione di cellule sostituisce il trapianto di cornea!

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Addio al trapianto di cornea: adesso basta un’iniezione di cellule. Come funziona e a chi è destinata

DOTTNET | 18/05/2022 21:53

Il nuovo metodo consiste nell’estrarre le cellule endoteliali dalla cornea di un donatore, nel coltivarle in laboratorio per farle crescere e, infine, nell’iniettarle nel paziente, dopo aver “grattato” via le cellule malate, con un intervento che richiede una decina di minuti

Ogni anno vengono eseguiti in Italia 5.000 trapianti di cornea. In quasi la metà dei casi, basterà un’iniezione di cellule al posto del più complesso intervento chirurgico. Questo nuovo approccio semplifica l’intervento, accelera il recupero e consente di trattare con una sola cornea da donatore un numero da 300 a 500 occhi. A illustrare la novità sarà il primo congresso nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso), che si terrà a Roma dal 19 al 21 maggio e presentato in Senato.  In circa il 40% dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto, il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere. In questi casi, intervenire con un trapianto di cellule sarà molto più semplice rispetto al trapianto standard. La tecnica è semplice: le cellule endoteliali corneali possono essere estratte dai donatori e fatte moltiplicare in coltura per poi essere iniettate nel ricevente dopo aver tolto quelle malate. La procedura dura pochi minuti, il recupero visivo è rapido e migliore. Si tratta di una scoperta rivoluzionaria, la più importante degli ultimi cento anni in campo oftalmologico già testata con successo su 300 pazienti in Giappone e San Salvador e ora in fase II di sperimentazione negli Usa, per arrivare poi al trial europeo di fase III che sarà coordinato dall’Italia nel 2023.

Il nuovo metodo consiste nell’estrarre le cellule endoteliali dalla cornea di un donatore, nel coltivarle in laboratorio per farle crescere e, infine, nell’iniettarle nel paziente, dopo aver “grattato” via le cellule malate, con un intervento che richiede una decina di minuti. Non è ancora chiaro se l’iniezione sarà unica o ne serviranno alcune. L’aspetto più importante, sottolineato dagli scienziati, è che da una cornea donata si potranno ricavare abbastanza cellule per curare dai 300 ai 500 pazienti (contro i 75 di oggi), mettendo fine, potenzialmente, alla cecità corneale nel mondo. I risultati di questi studi sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e su Ophthalmology. A oggi il 100% dei pazienti sottoposti alla terapia sta bene e non ha avuto problemi dopo il trattamento. Con la nuova tecnica sarà possibile trattare moltissimi pazienti in più rispetto a oggi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove trovare i tessuti corneali non è semplice.

Ma chi potrà ricevere questo trattamento di ultima generazione e ricevere solo il trapianto di cellule e non dell’intera cornea? In circa il 40% dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto, il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere. È il caso per esempio della distrofia endoteliale di Fuchs, una malattia ereditaria che compare nella terza età, ma anche prima, e la cheratopatia bollosa, piuttosto rara. Quando la patologia riguarda il solo strato endoteliale, intervenire con un trapianto di cellule sarà risolutivo e molto più semplice rispetto al trapianto standard: la procedura per l’iniezione nella camera oculare anteriore dura pochi minuti, poi il paziente viene mantenuto prono per tre ore, durante le quali le cellule endoteliali si riallineano autonomamente nel tessuto.

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