Innovazione, ma responsabile
DI VINCENZO BALZANI *
Abbiamo faticosamente attraversato un periodo di recessione. Economisti e
politici ci dicono che per uscirne dobbiamo consumare di più perché, se
crescono i consumi, cresceranno anche la produzione, l’occupazione e il PIL. Le
parole d’ordine sono sviluppo, crescita e innovazione. L’innovazione, parola oggi
così frequentemente usata (20.800.000 voci su Google), è considerata il motore
dello sviluppo e della crescita. All’innovazione si chiede, anzitutto, di fare
aumentare i consumi, cioè di creare prodotti nuovi, sempre più attraenti e
desiderabili per il consumatore. Non importa se si tratta di prodotti inutili,
perché con la pubblicità si possono sempre imporre sul mercato. Meglio se
vengono programmati per rompersi dopo breve tempo, così che si dovranno
gettare e non avremo scrupoli nel comprare il modello più recente. Non
dobbiamo neppure preoccuparci troppo di produrre rifiuti, perché troveremo
sempre un modo per farli scomparire dalla nostra vista: nascondendoli
sottoterra, bruciandoli perché se ne vadano, invisibili, in quella immensa
discarica comune che è l’atmosfera, oppure gettandoli nei mari che ricoprono tre
quarti della superficie del pianeta. Nel caso dei rifiuti elettronici, poi, potremo
continuare a “regalarli” ai paesi sottosviluppati dell’Asia o dell’Africa, dove ci
saranno sempre persone povere che tenteranno di ricavarne qualcosa, con gravi
rischi per la loro salute. Una simile ricetta, però, non solo è profondamente
sbagliata eticamente, ma è ecologicamente insostenibile. Un’innovazione volta
soltanto ad aumentare i consumi ci porterebbe al disastro collettivo nel giro di
qualche decina d’anni o forse prima. Pertanto, parlare genericamente di
innovazione senza qualificarla non ha senso.
Ovviamente, bisognerebbe smettere di innovare nel campo degli armamenti; ne
abbiamo già troppi, sofisticati e micidiali. Più in generale, bisogna guardarsi
bene da ogni innovazione basata su maggior consumo di risorse, maggior
produzione di rifiuti e aumento delle disuguaglianze. L’unica innovazione che
dobbiamo perseguire è quella che ha per obiettivo la sostenibilità nel suo
duplice aspetto: sostenibilità ecologica e sostenibilità sociale. Infatti, come
scrive papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, “ Non ci sono due crisi separate,
una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socioambientale.
Un’innovazione responsabile ha proprio il compito di contribuire a risolvere
queste crisi.
Le prime cose da innovare sono istruzione e cultura: bisogna far sapere a tutti i
cittadini, in particolare ai giovani, qual è la situazione reale delle risorse, dei rifiuti
e delle disuguaglianze nel mondo in cui viviamo.
Le imprese devono considerare che l’innovazione responsabile, cioè
l’innovazione nella direzione della sostenibilità ecologica e sociale, sarà sempre
più premiata, perché si va diffondendo fra la gente la consapevolezza che
bisogna porre rimedio alla crisi energetica e climatica e, più in generale, ai danni
causati dall’economia dell’usa e getta. Già oggi molti acquirenti, e il loro numero
aumenterà costantemente, sono disposti a pagare di più se hanno la certezza
che quello che comprano è stato prodotto seguendo i criteri dell’innovazione
responsabile.
- docente emerito di Chimica, Università di Bologna
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