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Salute Mentale

Una generazione bruciata dallo smartphone

Una breve rassegna di due studi molto ampi sugli effetti nocivi dell’abuso di smartphone. Più ore al giorno di utilizzo quotidiano dello schermo sono state associate a un minore benessere psicologico, tra cui minore curiosità, minore autocontrollo, maggiore distraibilità, maggiore difficoltà a fare amicizia, minore stabilità emotiva, maggiore difficoltà di cura e incapacità di completare le attività.

VINCERE

La nostra civiltà pare destinata a popolarsi di masse di individui malformati dentro, impauriti, carichi di odio e di impulsi di rivalsa, afflitti da un vasto senso di perdita e di depauperamento. Desiderosi, semplicemente, di agire la propria distruttività. Non odiano qualcuno, odiano tutto, perfino sé stessi. Anzi, all’odio di sé sono stati educati proprio dal loro mondo. Si odiano perché non sono eccellenti, non sono primi, si odiano perché sono dei perdenti. Ora, nella propaganda guerresca di questi mesi, vediamo dispiegarsi in tutta la sua potenza la retorica del vincere. Non si parla più di pace, si parla di vincere. Schiacciare l’avversario. Annientare.
Noi italiani stiamo abbarbicati alla nostra amata Costituzione, che merita peraltro tutto il nostro amore, ma non ci rendiamo conto che essa, per le nuove generazioni, parla una lingua che nemmeno in sogno esse possono comprendere. E non la comprendono più nemmeno troppi nostri politici. Conservatori, progressisti, destra, sinistra… categorie divenute ormai ciarpame rugginoso. Resta il preservare: custodire intatto, salvare da un male futuro. Un male futuro terribilmente vicino al presente.

Infelicità senza legami

Gli impulsi umani verso l’attaccamento, l’affettività e la cura, combattuti dentro di sé come pericolose debolezze, e sottaciuti in società come vergogna, sono divenuti nella nostra civiltà a neoliberismo maturo dei clandestini che solcano l’anima a bordo di barconi. Sullo stesso mare veleggiano splendidi panfili, beate fantasie di autosufficienza e viaggi, gente vestita di bianco con i capelli puliti al vento, e i piedi ben piantati sui boccaporti delle stive in cui nascondono l’angoscia di essere brutti, deformi e inadeguati.

Perché i sogni

di Gigliola Grassi Zucconi Quando ci svegliamo abbiamo l’impressione di aver sognato solo in quella manciata di minuti prima del risveglio.  I tanti studi fatti sul sonno dimostrano che in realtà abbiamo sognato per tutta la durata del nostro sonno. E dal momento che la specie umana ‘spende’ un terzo… Leggi tutto »Perché i sogni

LA PANDEMIA DEI NON VACCINATI

di Francesco Domenico Capizzi*Green-pass e no-vax sono divenuti una questione di natura politica? Certamente, e lo sono la pandemia in corso e le pandemie in genere, come larga parte delle malattie che conosciamo, riconducibili a scelte politiche e, di conseguenza, a simmetriche conseguenze socio-economico-organizzative e culturali su cui le comunità… Leggi tutto »LA PANDEMIA DEI NON VACCINATI

Per una lettura non banale del fenomeno No-vax

Serve una lettura attenta del fenomeno No-vax/noGreenPass, poiché non possiamo illuderci: questo fenomeno crescerà, e solo la sua corretta comprensione può contribuire a modificarne le caratteristiche e a temperarne i potenziali pericoli per la salute pubblica. Etichettarli come pericolosi ignoranti untori non fa che rinserrare e rendere più numerose le loro file. Questo fenomeno rappresenta un problema reale, duro, non banalizzabile, con radici ben piantate nei fondamenti stessi della nostra attuale civiltà neoliberista. Per quanto espresse in forma persecutoria, le sue ragioni sono le ragioni di ogni cittadino di questa nostra società, e comprenderle, anziché schiacciarle sotto un marchio di infamia, è l’unica strada a lungo termine percorribile.

E’ nata una nuova sindrome?

Francesco Domenico Capizzi *  Una nuova sindrome? La sindrome conseguente a Sars-2 Covid 19: una miscellanea di poliforme e molteplici situazioni associate, potenzialmente patogenetiche, che potrebbero persistere nel tempo, anche dopo la fine della pandemia: –  Durante il confinamento i tabagisti abituali sono passati dal 23% a circa il 22% della… Leggi tutto »E’ nata una nuova sindrome?

Gli inquinanti invisibili della mente – Parte I

Non è solo l’ambiente fisico ad essere inquinato: anche la società, i suoi messaggi e le sue rappresentazioni possono inquinare il loro mondo interno, psichico degli individui con conseguenze sul loro benessere e sulle loro scelte di vita e di salute. Ho definito “sociosfera” il complesso insieme di processi grazie ai quali un individuo forma dentro di sé una serie di modelli su cosa sia un essere umano, la società, il lavoro, le relazioni, il successo, l’amore, l’amicizia, il valore delle persone ecc., e sviluppa motivazioni specifiche verso questo o quell’aspetto. La sociosfera dunque orienta le nostre azioni, le nostre aspirazioni, le nostre scelte di piccolo e grande calibro. Ho poi proposto l’idea che la sociosfera, al pari dell’ambiente fisico, oggi registri un notevole livello di inquinamento, e mi sono messo alla ricerca di segni di questo fenomeno.

Gli inquinanti invisibili della mente – Parte II

Nella prima parte di questo articolo ho definito “sociosfera” il complesso insieme di processi grazie ai quali un individuo forma dentro di sé una serie di modelli su cosa sia un essere umano, la società, il lavoro, le relazioni, il successo, l’amore, l’amicizia, il valore delle persone ecc., e sviluppa motivazioni specifiche verso questo o quell’aspetto. La sociosfera dunque orienta le nostre azioni, le nostre aspirazioni, le nostre scelte di piccolo e grande calibro. Ho poi proposto l’idea che la sociosfera, al pari dell’ambiente fisico, oggi registri un notevole livello di inquinamento, e mi sono messo alla ricerca di segni di questo fenomeno. In questa seconda parte termino questa elencazione e propongo alcune conclusioni.

Beati i primi

La nostra cultura è stata imbevuta dal concetto di competitività in ogni sua sfaccettatura; ogni adulto lo respira ovunque, sul lavoro, sui giornali, sulle riviste del benessere, poi lo passa ai figli. Che cosa è tracimato, di tutto questo, nella percezione comune della scuola? E, dopo questo bagno di agonismo di mercato, cosa è diventata la scuola italiana? È ancora aderente al dettato costituzionale o è divenuta altro, un luogo ostile dove vige il principio “beati i primi”? Un luogo dove la pietà umana è sospesa, nel consenso generalizzato, e dove, per poterne ricevere in deroga, è necessario essere dichiarati “malati”? Qual è il conto che tutto questo ci presenterà in termini di salute mentale?

Particolare da: Happiness di Steve Cutts

La Bestia, la ricompensa e l’Apocalisse dell’Occidente

La Bestia del 21° secolo è… la “voglia”, l’ipertrofia del sistema della ricompensa. Una epidemia di individui, soprattutto giovani e giovanissimi, bloccati in una inerzia che impedisce loro di completare gli studi, di curare la salute, di fare esercizio fisico. Una massa di roditori ancorati alla ricompensa piccola e immediata, consumatori anestetizzati, con al vertice una élite di turbo-cervelli con studi e master di alto livello.

Il trionfo del principio di prestazione

Il comportamento di un bambino è sottoposto quasi 24 ore per 7 giorni a qualche forma di principio di prestazione o di disciplina. Il bambino “migliore” socializza facilmente, è veloce nel capire, nel fare i compiti, nell’igiene personale, sta seduto per tutto il tempo richiesto, non fa domande salvo quando deve farle… Insomma, perfetto sotto ogni aspetto. E soprattutto: migliore del 90% degli adulti che lo circondano. Può forse stupire che l’ansia da prestazione affligga un numero di bambini e adolescenti sempre maggiore?

La fretta, patologia del terzo millennio

La mamma sveglia il suo bambino e gli dice di far presto. Escono e corrono a scuola. La mamma guida veloce poi scendono e gli dice di camminare in fretta. Il bambino entra in classe e probabilmente gli verrà detto di sbrigarsi. In tutte queste attività sarà sempre misurato il tempo che impiega, gli verrà fatto notare di essere stato lento, di essere rimasto indietro. Il bambino potrebbe avere altri impegni, nuoto, calcio… Bisognerà fare in fretta ad andare, che l’allenatore non aspetta. E prima o dopo gli impegni c’è l’invasione dei compiti e dello studio. La sera dopo cena gli verrà mostrato l’orologio sulla parete: “è tardi, è ora di andare a letto”. Bisogna fare in fretta anche quello, bisogna dormire in fretta perché domani comincia un altro giorno da fare in fretta.
E nei giorni di vacanza? Orrore all’idea che il bambino possa vivere un poco di tempo liberato dalla pressione temporale. La masturbazione non è più un peccato, ciondolare sì.

La Grande Sperimentazione

Noi abbiamo passato diversi milioni di anni ad affinare la relazione precoce madre-bambino… e appena 15 anni a distruggerla. A partire dalla 2° guerra mondiale, con un’accelerazione verso il 1960, abbiamo cominciato la più grande sperimentazione sociale intrapresa nel mondo occidentale.
C’è voluto tempo per vedere i frutti maturi di questa rivoluzione: forme di attaccamento variamente disturbate, deprivazione da relazioni intime rispecchianti e rinforzanti, una vita troppo precocemente distaccata dall’ambiente caldo e rassicurante della diade madre-bambino. I risultati li vediamo ogni giorno nelle scuole, nelle case, e, purtroppo, talvolta sui giornali. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il peso globale dei disturbi mentali continua a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo.

Il problema è il bambino?

Sullo snodo tra lavoro e maternità vengono avanzate periodicamente varie proposte, ma mi pare che pressoché tutte si basino in definitiva su un unico assunto: il bambino e il legame con esso sono l’ostacolo, il problema, e da essi la madre va liberata il prima possibile, tramite nidi, micronidi, app, banche del tempo tra mamme, baby sitter e ogni altra risorsa idonea.
il bambino è biologicamente strutturato per ricevere cure e accudimento da chi lo ha partorito, quantomeno nei primi mesi e questa figura non è così intercambiabile nelle prime fasi della vita del neonato. La direzione delle politiche per la maternità dovrebbe dunque partire da un assunto diverso: il problema non è allontanare il bambino dalla madre ma dare supporto, rete sociale e aiuti alla madre per occuparsi bene in serenamente del suo bambino fin quando egli ne ha un bisogno assoluto e biologico.

Bambini d’oggi

Le classi si stanno gradualmente popolando di una tipologia di bambino che potremmo provvisoriamente denominare “disorganizzato” con una definizione volutamente vaga, e che, per evitare ulteriori etichettamenti, chiameremo semplicemente “D”. Si caratterizza soprattutto per avere non bisogni speciali, bensì bisogni normali ma disattesi: ad esempio, aveva bisogno di accudimento e presenza ma è stato inserito troppo precocemente in strutture educative, aveva bisogno di tempo per maturare e apprendere ma è stato sollecitato a produrre performance che non era ancora in grado di dare.

Salute mentale: quale prevenzione?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il peso globale dei disturbi mentali continua a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo. Ci sono alcune ragionevoli certezze su quali fattori predispongano allo sviluppo di psicopatologie, e una buona prevenzione primaria dovrebbe agire in modo incisivo su tutti questi fattori, che presentano però fortissime inerzialità e freni dovuti al modello socioeconomico di sviluppo.